Una lezione morale. In “cattedra” il presidente della Repubblica. Ad ascoltarla gli studenti e i docenti, «il muro maestro della scuola», il mondo della scuola riuniti nel cortile d’onore del Quirinale per la tradizionale festa di inizio anno scolastico,con altri milioni davanti alla tv. Il presidente non ha esitato a lanciare un richiamo forte «all’impegno, al dovere, ai valori ideali e morali», un richiamo che può anche suonare «fastidioso e predicatorio »ma«vale non solo per voi, maper tutti, ed è rivolto in particolare a ciascuno di noi che rappresenta le istituzioni della Repubblica. È da noi che deve venire il buon esempio: avete il diritto di aspettarvi che l’esempio venga da noi, avete il diritto di chiedercelo». Parole su cui riflettere dette in conclusione di un discorso punteggiatoda convinti applausi, otto in pochi minuti. E da una grande commozione, a condividere quella non celata del presidente, quando ha ricordato i sei caduti di Kabul ed ha invitato a non esitare mai a «pronunciare la parola patria per paura di cadere nella retorica» che tale non è stato «provare, nei giorni scorsi dolore, rendere loro omaggio solenne e stringerci attorno alle loro famiglie così esemplari per forza d’animo e compostezza ». Una lezione morale, dunque. Fatta a coloro che rappresentano il futuro di un Paese che è figlio di «quel grande sogno di uno stato nazionale unitario» di cui a breve sarà festeggiato il centocinquantesimo anniversario in modo adeguato, come ha confermato il ministro Gelmini, a nome di un governo che è stato necessario stimolare ad un interesse che non aveva. E che arriva in un momento quanto mai oscuro in cui sarebbe bene che tutti ricordassero che «un paese si fa rispettare se è rispettabile e se rispetta gli altri». Agli studenti invitati ad un duro e rigoroso lavoro e al rispetto dei valori costituzionali, per cercare di contribuire a far sì che migliori un’istruzione che «non è ancora efficiente », ma che non lo diventerà puntando ad un modello di «istruzione d’elite, riservata a pochi», ai ragazzi sollecitati al rispetto della legalità, lo ha fatto anche il procuratore antimafia Piero Grasso, e ad impegnarsi ogni giorno, il Capo dello Stato ha voluto ricordare le parole dette da Barack Obama, il presidente statunitense a cui lo lega una grande stima ricambiata, in occasione dell’apertura dell’anno scolastico. «So che talvolta la televisione vi dà l’impressione di poter diventare ricchi e avere successo senza lavorare duramente, magari in un reality show. Ma il vero successo è duro da raggiungere e richiede sforzi tenaci anche se non tutto quel che dovete studiare vi piace e non tutti gli insegnati vi piacciono». Un saluto particolare Napolitano lo ha indirizzato ai ragazzi dell’Aquila, in prima fila a ricevere il sostegno dell’intero paese attraverso il presidente che lo rappresenta. Un saluto agli atleti che onorano l’Italia. L’invito a tutti a comportarsi con «senso del decoro» e senza offendere chi sembra diverso, e cioè «le minoranze religiose, gli stranieri immigrati, gli omosessuali, chi ha una pelle di altro colore». La sollecitazione ad avere «il piccolo coraggio di tutti i giorni» che vuol dire anche «difendere le compagne di scuola da molestie inammissibili ».
L’Unità, 25 settembre 2009