Per sottolineare che la linea è quella tracciata da tempo, a sindacati e imprese Giulio Tremonti parla al passato: «Abbiamo fatto quanto possibile. Fare altro deficit sarebbe stato irresponsabile, avrebbe provocato aumenti dei tassi di interesse e peggiorato le condizioni dei cittadini». Come anticipato, la Finanziaria per il 2010, la prima dalla riforma della legge di bilancio, resta sostanzialmente quella decisa ad autunno dell’anno scorso: il consiglio dei ministri di oggi approverà un testo di soli tre articoli. Nelle tabelle ci saranno risorse per circa 4 miliardi di euro che serviranno a rifinanziare alcune spese obbligatorie e voci di bilancio: il fondo unico per l’Università dovrebbe ricevere circa 300 milioni di euro, la scuola 250 milioni, 200 Protezione civile e Infrastrutture.
Fatta salva la «vacanza contrattuale», 693 milioni per il 2010, il rinnovo del contratto dei dipendenti pubblici – si legge nella Finanziaria – dovrà attendere «la definizione del nuovo modello contrattuale». Sono comunque previsti 1,087 milioni per il 2011, 1,680 nel 2012. Né ci saranno nuove risorse per la spesa sanitaria delle Regioni, che per protesta hanno disertato l’incontro a Palazzo Chigi. Ai tanti che invocano denaro il ministro dell’Economia ha rimandato ad un «secondo tempo» a novembre. «Eventuali aggiustamenti sul 2010 sono da valutare sulla base di un atteso maggiore afflusso di entrate». Il riferimento è allo scudo fiscale per il rientro dei capitali esportati illecitamente all’estero: oggi il governo annuncerà che il gettito della sanatoria verrà conferito al «superfondo» di Palazzo Chigi e utilizzato anzitutto per le future esigenze, dai contratti alla sanità. Per ammansire i sindacati la manovra ripropone inoltre la formula concessa dalla Finanziaria del governo Prodi: «Le maggiori disponibilità di finanza pubblica che si realizzassero nel 2010 sono destinate alla riduzione della pressione fiscale alle famiglie a basso reddito». Per sostenere l’edilizia, la manovra conferma fino al 2012 il bonus per le ristrutturazioni.
Per far salire il gettito da «scudo» oggi il Senato approverà un emendamento del governo che ne allargherà le maglie. Chi aderirà sarà protetto da molti reati tributari e penali (con esclusione dei rinvii a giudizio) e avrà meno tempo per aderire: invece del 15 aprile 2010 il termine ultimo sarà probabilmente anticipato al 15 dicembre di quest’anno. Secondo i tecnici del governo l’allargamento della sanatoria è l’unico modo per garantire entrate per almeno tre miliardi di euro. Il leader Cgil Guglielmo Epifani è critico: «Lo scudo fiscale non mi piace, è una cosa da furbi».
La voce più critica sulla manovra questa volta è però quella delle Regioni. Un tema che, a pochi mesi dalle elezioni, preoccupa il premier. Quattro di loro sono pronte al ricorso alla Corte costituzionale contro la legge che indica i criteri per la scelta dei siti delle centrali nucleari. «Aspettiamo la convocazione del governo. Ci sono questioni sulle quali l’atteggiamento è inaccettabile», avverte il presidente della conferenza Vasco Errani. Visti i numeri, le Regioni non hanno speranza di ottenere molto: la Finanziaria oggi sarà accompagnata da stime meno drammatiche – ma ancora durissime – della Relazione previsionale e programmatica. Il calo del Prodotto interno lordo quest’anno sarà del 5% (due decimali in meno di luglio), il rapporto fra deficit e Pil scenderà da +5,3% a +5%. Il rientro del disavanzo nei parametri di Maastricht, al 2,2% del Pil, è rimandato al 2013.
La Stampa, 22 settembre 2009