“Il paese della vista corta”, di Barbara Spinelli
La lezione forse più importante degli ultimi anni di crisi economica è l’inconsistenza, la vuotezza del tempo breve. Per chi gioca in borsa il tempo è un attimo. Così per il politico, quando si nutre di sondaggi al punto di fabbricarseli. Per il giornalista, l’imprenditore, il sindacalista, le generazioni future sono nulla, l’immediato è tutto anche se serve a preservare un potere ormai finto. Già nell’800 Jacob Burckhardt scriveva che l’indebitarsi dello Stato («La più grande, miserabile ridicolaggine del XIX secolo») era un «dissipare in anticipo il patrimonio delle future generazioni: una superbia senza cuore». Non rattrappisce solo il tempo, come la pelle di zigrino di Balzac. Il rattrappimento colpisce anche lo spazio. Tempo breve e spazio corto eclissano artificialmente le più vaste realtà che sono la nazione, l’Europa, il mondo. L’artificio sta ovunque sbriciolandosi perché ha prodotto danni enormi. Non la crisi è mentale, come dissero gli avversari di Obama e come ripete Berlusconi. È mentale l’illusorio ottimismo consumistico di cui la crisi è stata la nemesi. Citiamo l’Italia perché da noi questa genealogia …