Se vogliamo cambiare il Paese dobbiamo cominciare a cambiare noi stessi. Essere chiari, abbandonare l’ipocrisia, aver il coraggio di dire sì o no, senza frasi standard di circostanza. La gente tornerà ad ascoltarci e noi torneremo ad aver credibilità. Per il prossimo congresso fate la scelta liberi, secondo la vostra coscienza, ma non per la storia che abbiamo alle spalle ma per quella che vogliamo costruire”. Così Dario Franceschini ha concluso il suo applaudito intervento alla scuola di formazione di Cortona 2009.
L’incontro ha avuto la piacevole novità di seguire lo schema di domanda e risposta tra i delegati dei vari gruppi di lavoro della scuola e il segretario del Pd.
Il ruolo dell’opposizione. Dalla base arriva la conferma che c’è bisogno di un’opposizione migliore nei confronti di questo governo. Un’opposizione, che per il bene del Paese abbia la propria contro-proposta. In questi due anni, la voce del Pd è rimasta in ombra, in quella parte della comunicazione che preferisce chiudere i taccuini quando si va contro il governo. “Anche se sapevamo che sarebbero state respinte o ignorate – ha dichiarato Franceschini – abbiamo portato in Aula proposte sui precari, sulla solidarietà, sulle Pmi, sul Sud. Dobbiamo continuare a fare opposizione senza farci condizionare dalla solita accusa di anti berlusconismo. Eliminare l’idea che vincere le elezioni significa diventare il padrone dello Stato. Avere l’obiettivo di sapere che tra venti anni nessuno, riguardando indietro la storia politica del nostro Paese, possa fare la domanda: ma dove era l’opposizione?
Società che abbiamo in mente. La linea profonda sulla domanda che il modello capitalistico fosse vincente e definitivo è stata l’arma vincente della destra negli ultimi anni. Le forze conservatrici hanno cavalcato il pensiero che le regole del mondo civile fossero determinate dal mercato e che solo il mercato fosse fonte di benessere. Oggi la crisi e la globalizzazione hanno rotto questo schema lasciando alla politica una prateria sconfinata per creare nuovi modelli. “Nuovi modelli che non guardino solo alla soluzione del giorno dopo” ha ribadito Franceschini.
A differenza dell’India e degli Usa, dove le forze progressiste hanno vinto, l’Europa, che ha visto l’affermarsi dei conservatori e degli xenofobi, non era pronta al cambiamento. “La destra ha vinto in Europa cavalcando la paura per poi offrire la protezione. In Italia, Berlusconi nel 1994, offrì un falso cambiamento, oggi solo protezione. Noi non diamo un’alternativa se ci mettiamo sullo stesso campo e imitiamo la destra. Allora sarebbe meglio l’originale della copia. Sulla tutela e la protezione si perde. È sui i valori e sul futuro dell’Italia che si vince”.
“Oggi- ha continuato il segretario del Pd – si vive solo sulla politica del presente, del giorno dopo e non si guarda in avanti, in prospettiva. Servono scelte coraggiose con obiettivi certi”. La prima quella di uscire dallo schema di società fatta da telespettatori o ascoltatori. Persone passive. Non si può sempre rivolgersi solo al mercato per aver efficienza, non si può ragionare solo in termini di utili. Svegliamo la cittadinanza dal torpore portato dalla Tv. La seconda sfida è quella di smontare la visione di una società individuale. Io mi salvo se tu vai male. Nella difficoltà del momento ci si sostiene. Dobbiamo ricostruire il senso di una società collettiva.
La meritocrazia è la terza scelta. Il termine merito è stato lasciato colpevolmente in mano alla destra. “Dobbiamo investire nel capitale umano che ha fatto grande l’Italia nei secoli. Ripartire proprio dalla scuola e dalla ricerca ora massacrati dal governo Berlusconi”. Lavorare sul merito significa anche garantire le stesse opportunità a tutti. Uscire dall’ottica che vuole la vita delle donne sempre in salita. Significa infine eliminare il fenomeno che porta le nostri migliori menti a lavorare all’estero, perché chiuse dal sistema delle caste dove c’è sempre qualcuno che ti passa avanti. “Occore rompere questo sistema di ingiustizie e mortificazioni”.
Ambiente. La Green Economy vince nella competizione mondiale e tutela il patrimonio che rende unica l’Italia. “Dobbiamo fare scelte coraggiose a partire dal recupero di tutti gli edifici pubblici e garantire che le nuove imprese che investono sulla green economy siano detassate per i primi tre anni”.
Laicità e temi etici. Il Pd è un partito che unisce. I temi etici dividono perché sono temi nuovi che forse vengo affrontati con troppa saccenza. “Quando si è impreparati si costruiscono muri. Abbattere questi muri è un servizio per il Paese. Il Pd deve rispettare le diversità anche nel confronto più aspro ma alle fine prendere una posizione netta basata sul principio della laicità dello Stato. Tutti possono e devono avere diritto di parlare e dire la propria. Ma è impensabile che quelli che attaccano la Chiesa sui temi etici, il giorno dopo la osannano per la posizione sugli immigrati. Ma sia chiaro che quando si decide di lasciarsi morire, la scelta spetta alla persona, ai suoi parenti e ai medici. Non al Parlamento”. Il cambiamento richiede coraggio indipendentemente dalla paura di perdere consenso o qualche voto.
Immigrazione. Quando eravamo al governo abbiamo commesso l’errore di non far capire bene che il problema dell’immigrazione fosse una nostra priorità e abbiamo affrontato la criminalità connessa alla clandestinità con poca determinazione. Oggi dobbiamo opporci con grande rigore al fatto che i barconi di disperati vengano trasformati in spot elettorali. Guardare negli occhi la ragazza eritrea di 29 anni, sopravvissuta alla morte in mare, ancora disidratata e che parla a fatica vale, molto di più di 1000 editoriali sui giornali o comizi sull’immigrazione. “Ma sapere che l’indomani la stessa ragazza sia raggiunta da un avviso di garanzia per reato di clandestinità, non è politica è schifezza! Questo non è il nostro Paese”.
Il Pd. Le prossime primarie saranno una competizione vera. Si possono creare incertezze e paure ma “non dobbiamo essere spaventati. Basta dire che il 26 ottobre chi vince riceverà il sostegno reale di tutti. Avevo pensato di lasciare il testimone a nuove generazioni ma, poi, ho capito che non sarebbe stato questo il risultato delle primarie. Sono rimasto stomacato dalla battuta di Berlusconi secondo cui ero l’ottavo leader del centrosinistra e presto ci sarebbe stato il nono. Tutti i leader del centrosinistra hanno avuto molto più problemi con il fuoco amico che con gli avversari. Per questo ho deciso che stavolta non sarebbero stati in 4 o 5, chiusi in una stanza , a decidere il nuovo segretario ma gli elettori e gli iscritti al Pd”.
Non si torna indietro. Netta la presa di posizione di Franceschini su alcuni capi saldi per il Pd su cui non si può tornare indietro.
La scelta bipolare e di alternanza di governo. “Basta con la 32sima edizione di fare il grande centro anche perché poi così grande non è”.Il bipolarismo non è nato attorno a Berlusconi e va difeso a prescindere dalla presenza o meno di Berlusconi.
Sulle vecchie alleanze. Sono impensabili ancore delle coalizioni litigiose basate sul collante dell’anti Berlusconi. “Abbiamo già dato”.
Il Pd deve rimanere un partito aperto. I militanti e gli iscritti sono un patrimonio genetico di inestimabile valore ma il Pd non può avere paura di aprirsi e allargare il suo dibattito a tutti.
Il rispetto per le diversità all’interno del partito. Un grande partito non è mai identitario, deve rispettare le diversità. “A nessuno è stato chiesto di rinnegare nulla. Ci sarà alla fine la sfida della sintesi che è la parte migliore del nostro lavoro”.
Andrea Draghetti
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