«Nuovi moderati aumenti della disoccupazione» sono da attendersi per i prossimi mesi, scrive la Banca centrale europea. Il suo Bollettino mensile di settembre si riferisce alla media dell’area euro; in Italia, dove finora i disoccupati sono cresciuti meno che altrove, potrebbe essere colpita di più, aveva già avvertito la Confindustria ieri l’altro, con il rischio di licenziamenti fino a metà 2010.
A Francoforte si conferma l’analisi secondo cui l’economia europea si trova ora in una fase di «stabilizzazione», alla quale seguirà una ripresa «molto graduale» e «piuttosto discontinua, data la natura temporanea di alcuni dei fattori che la sostengono». Spiega uno dei membri del consiglio Bce, il lussemburghese Yves Mersch, che potrebbero emergere nuove perdite nelle banche, mentre certe misure di stimolo adottate dai governi a un certo punto si esauriranno.
Nel complesso le misure anticrisi dei governi, secondo la più recente valutazione del Fondo monetario internazionale, nell’area euro hanno ridotto di oltre un punto percentuale la perdita di prodotto lordo che si registrerà nel 2009; un relativo successo. L’Italia, secondo i dati dettagliati del secondo trimestre che l’Istat ha reso noti ieri, viaggia con un calo già acquisito del prodotto lordo di -5,1% dall’inizio dell’anno.
Il dato finale del prodotto lordo italiano nel 2009 potrà essere meno cattivo se ci sarà un recupero nella seconda metà dell’anno. Sulla base dei dati di Istat di ieri l’ufficio studi di Unicredit prevede che il terzo trimestre si collochi vicino allo zero; a meno che la produzione industriale di luglio, attesa per oggi, mostri un più netto recupero. Sarà circa +0,4%, prevede da parte sua l’ufficio studi di Intesa Sanpaolo.
Offrono alcune sorprese i dati Istat di ieri, nel confermare il calo dello 0,5% del prodotto italiano nel secondo trimestre (periodo in cui Francia e Germania sono tornate a una lievissima crescita). Continuano a calare le esportazioni, cosicché «l’Italia sembra essere la più colpita dai paesi della zona euro, con maggiori difficoltà a recuperare» sostiene l’economista di Deutsche Bank Gilles Moec.
Al contrario ha aiutato la spesa pubblica, con un insolito +1,3%. E’ un fattore in sé positivo ma che fa anche sospettare un deficit in crescita al di là degli obiettivi del governo. Nelle più recenti analisi del Fmi, del resto, l’effetto espansivo (dunque anti-crisi) del bilancio pubblico italiano appare abbastanza in linea con quello di Francia e Germania. Ma la ragione non sta nelle misure anti-crisi esplicitamente approvate dal governo, «alquanto modeste», forse un terzo di quelle francesi, e una piccola frazione delle tedesche; sta invece nel calo pesante delle entrate fiscali e in una accelerazione imprevista delle spese già in bilancio.
Nel suo Bollettino la Bce invita tutti i governi a predisporre per tempo misure per ritornare ai livelli normai di deficit pubblico quando la crisi sarà finita. Ma per ora le misure anticrisi non vanno ritirate, sostengono confinti perfino i «falchi» della Bce, come Mersch e il tedesco Axel Weber.
La Stampa 11.09.09
Pubblicato il 11 Settembre 2009