Il Consiglio dei ministri ha approvato oggi una norma per tutelare gli insegnanti precari. La norma verrà inserita nel decreto legge Ronchi sulle questioni ambientali, così da iniziare immediatamente l’iter parlamentare. La disposizione riguarderà una platea di 12-13 mila docenti, che fino allo scorso anno hanno avuto supplenze annuali. Il ministro Mariastella Gelmini alla fine del Cdm ha spiegato alla stampa i termini dell’accordo.
Chi ha diritto all’indennità di disoccupazione potrà dunque avere una via preferenziale per rimanere all’interno della scuola attraverso supplenze brevi. I disoccupati potranno essere coinvolti in progetti educativi contro la dispersione scolastica, per il sostegno ai soggetti più deboli, o per l’orientamento. Sarà inoltre possibile siglare accordi con le regioni che potranno partecipare anche in maniera finanziaria all’attuazione di questi progetti. Il progetto sarà valido soltanto per quest’anno.
La decisione del governo è giunta dopo settimane di manifestazioni locali dei precari della scuola e l’inizio di una serie di proteste nazionali. I tagli previsti dal governo, infatti, coinvolgono 57 mila posti di lavoro in un solo anno e la mancata assegnazione delle supplenze per 26 mila precari (tra docenti e Ata). Contro questi tagli, i lavoratori hanno messo in campo azioni di protesta piuttosto variegate. Si va dai docenti e amministrativi che si sono mostrati in mutande, a chi si è incatenato davanti ai cancelli degli uffici scolastici, da coloro che si sono barricati sui tetti degli ex provveditorati o li hano occupati, fino a chi ha dato vita allo sciopero della fame o minacciato di gettarsi dalle finestre.
Oggi, però, il ministro Gelminicanta vittoria: “Abbiamo raggiunto un obiettivo importante che anche i sindacati attendevano con ansia”. “Il governo – afferma la titolare del dicastero di Viale Trastevere – ha mantenuto un impegno preciso nei confronti degli insegnanti precari. Abbiamo ottenuto un risultato davvero significativo e ci abbiamo molto lavorato. È il frutto dell’impegno di tutti e un punto di orgoglio per questo governo”. Riferendosi poi alla platea dei soggetti interessati, Gelmini ha ricordato che la Finanziaria prevedeva un taglio di 43.000 posti; 30.000 – ha precisato – si sono però liberati con i pensionamenti e dunque il numero effettivo si aggira tra i 12 e i 13 mila.
Anche la Cisl Scuola appare soddisfatta, considerando il decreto “un primo importante passo per tutelare concretamente, sul piano giuridico ed economico, migliaia di lavoratori precari, assicurando la continuitàdel loro rapporto con la scuola’. ‘E’ positivo – afferma Francesco Scrima – che siano state superate, anche grazie all’iniziativa forte e determinata dei sindacati, le resistenze che hanno ritardato l’emanazione di un provvedimento già da tempo oggetto di confronto tra amministrazione e organizzazioni sindacali”.
L’opposizione, però, non appare affatto della stessa idea. Il primo commento di Manuela Ghizzoni, capogruppo in commissione Cultura di Montecitorio dei Democratici è decisamente negativo: ‘E’ stupefacente la capacità del ministro Gelmini di incensarsi per l’approvazione del decreto cosiddetto ‘salva-precari’ che, per la verità, non salva nessuno. Se davvero il ministro vuole affrontare il problema del precariato nella scuola, venga subito in Parlamento a discutere la nostra mozione e a dirci quali sono le reali cifre del dramma creato all’intera scuola dai tagli del governo Berlusconi’. Per il Pd, infatti, ‘dal decreto di oggi non deriverà nessun concreto vantaggio per l’enorme platea di precari”.
Il problema per i democratici è chi resta fuori dal decreto odierno, che appare un palliativo momentaneo e uno specchietto per le allodole. “Il governo sta vendendo fumo: non prevede nuovi diritti e opportunità ma tenta goffamente di cancellare il problema nascondendolo sotto il tappeto, come si fa con la polvere. Infatti – conclude Ghizzoni – il ministro Gelmini sostiene che il prossimo anno ‘il problema non ci sara’, ma cosa pensa di dire ai 25.570 docenti e 15.167 dipendenti Ata di cui e’ previsto il taglio?’.
Si tratta degli stessi dubbi sollevati da Mimmo Pantaleo, segretario genrale Flc Cgil. “Dalle prime anticipazioni, non essendo ancora disponibile il testo” – afferma Pantaleo – è chiaro che il governo non ha accolto nessuna delle richieste sindacali e persevera in una proposta fumosa, insufficiente e iniqua”. Tra l’altro, sottolinea il sindacalista, “dalle parole del ministro, non risulta chiaro quali siano i destinatari di tale provvedimento ed in particolare è preoccupante il silenzio sul personale ata”. La Flc ribadisce di non accettare “soluzioni pasticciate e parziali”. “Abbiamo chiesto al governo – conclude il sindacalista – un piano straordinario con risorse aggiuntive, l’abolizione dei tagli e un piano certo di immissioni in ruolo per docenti e ata”. Anche per queto la Flc ha confermato la manifestazione di domani alle 10 davanti al ministero dell’Istruzione a Roma.
Rassegna.it. 10 settembre 2009
******
Segnaliamo sull’argomento questi articoli
“Scuola, il decreto «salva precari» lascia fuori 13mila lavoratori”, di Ma. Ier.
«Dalle parole del minsitro non risulta chiaro chi siano i destinatari del provvedimento. Preoccupante il silenzio sul personale Ata». È l’allarme di Mimmo Panteleo della Flc Cgil sul provvedimento adottato ieri.
Contratti di disponibilità. I docenti precari rimasti senza lavoro e stipendio non fermano le occupazioni e i presidi in tutt’Italia. Dopo le proteste sui tetti e il presidio anche notturno sotto l’Istruzione, il governo ha varato in consiglio dei ministri la norma che consente di tutelare gli insegnanti precari. Il provvedimento, che è inserito nel decreto legge Ronchi (che in realtà riguarda l’ambiente) interesserà però circa 12 mila docenti che fino allo scorso anno hanno avuto supplenze annuali. I precari diventati «invisibili» sono invece oltre 25mila. Ben 13mila persone quindi restano all’asciutto di tutto. In particolare tra gli aiuti ai precari non vengono menzionati gli Ata: bidelli e personale scolastico di segreteria. Ma il ministro Gelmini questo non lo dice, lo nasconde. Preferisce dire che la Finanziaria «prevedeva un taglio di 43.000 Posti. Di questi 30.000 si sono liberati attraverso i pensionamenti. Restano 12-13.000 insegnanti che hanno il diritto all’indennità di disoccupazione». Senza però diffondere il testo dell’intesa raggiunta a Palazzo Chigi.
LA VIA «PREFERENZIALE»
Con questo provvedimento questi insegnanti potranno avere, secondo la versione del ministro, una via preferenziale per rimanere all’interno della scuola, attraverso le supplenze brevi, e potranno essere coinvolti in progetti educativi: contro la dispersione scolastica, il sostegno ai soggetti più deboli, o per l’orientamento. Secondo il ministro Gelmini con questa norma, inserita in un decreto legge e quindi immediatamente efficace, «il governo ha mantenuto un impegno preciso e importante che anche i sindacati aspettavano con ansia». Ora si procederà con accordi con le Regioni, le quali hanno già preso posizione: «No ad accordi bilaterali tra singoli governatori e il ministero dell’Istruzione sui temi della scuola e i precari». Il riferimento è all’intesa raggiunta nei giorni scorsi con la Lombardia di Formigoni.
I sindacati che chiedono un piano per le immissioni in ruolo, si dicono soddisfatti a metà. Più agguerrita fra tutte è la Flc-Cgil. «Il governo non ha accolto nessuna delle richieste sindacali ha detto Mimmo Pantaleo La proposta dei contratti di disponibilità resta fumosa, insufficiente e iniqua. Dalle parole del minsitro non risulta chiaro chi siano i destinatari del provvedimento. Preoccupante il silenzio sul personale Ata».
Anche i Comitati inseganti precari ribadiscono la loro contrarietà ai contratti di disponibilità: «Non risolvono l’emergenza, sono solo un palliativo con un parziale mantenimento del reddito». I docenti in presidio sotto il ministero dell’Istruzione lo gridono forte nei megafoni: «Restano fuori dal provvedimento del governo i docenti che hanno avuto incarichi dai presidi e non con l’assegnazione annuale, e tutti coloro che hanno maturato un anno di servizio tra diverse scuole insegnando materie diverse».
L’Unità, 10 settembre 2009
***
Cobas in piazza il 23 ottobre
Il 23 ottobre i Cobas saranno in piazza a Roma contro i tagli del governo sulla scuola. «I provvedimenti del ministro Mariastella Gelmini sui precari «sono inspiegabili e inutili». perché «i costi pagati dall’Inps e dalla pubblica istruzione per indennità e supplenze sono sostanzialmente sovrapponibili al costo del rinnovo
del contratto annuale per gli oltre 19.000 docenti e 7.000 ATA». Lo dice l’ex ministro all’istruzione Giuseppe Fioroni, responsabile del dipartimento educazione del Pd. «La misura annunciata dal ministro è un’indegna presa in giro», tuona Mariangela Bastico, responsabile scuola del Pd. Mentre Manuela Ghizzoni (capogruppo Pd in commissione Cultura alla Camera) traduce così il provvedimento: «Non c’è incremento dell’indennità già prevista mentre ci preoccupa il tentativo di spezzare il fronte dei precari creando una fascia di serie A ed una di serie B. La prima, secondo criteri da chiarire, beneficerà della disoccupazione e della possibilità di insegnare attraverso le supplenze brevi di istituto, la seconda sarà costituita dai precari più giovani che fino ad oggi hanno vissuto proprio con le supplenze brevi: per loro Gelmini può promettere solo zero ore a zero euro».
L’Unità, 10 settembre 2009
***
“Scuola, la truffa continua”, di I. R.
Il consiglio dei Ministri ha approvato oggi una norma che – è convinzione del ministro Gelmini – consente di tutelare gli insegnanti precari. La norma verrà inserita nel decreto legge Ronchi (su questioni ambientali!) e interesserà una platea di 12-13 mila docenti che fino allo scorso anno hanno avuto supplenze annuali. “La Finanziaria” ha spiegato il ministro dell’Istruzione “prevedeva un taglio di 43.000 Posti. Di questi 30.000 si sono liberati attraverso i pensionamenti. Restano 12-13.000 insegnanti che hanno il diritto all’indennità di disoccupazione”.
Grazie alla norma “salva precari” questi insegnanti potranno avere, secondo quanto spiega il ministro, una via preferenziale per rimanere all’interno della scuola, attraverso le supplenze brevi, e potranno essere coinvolti in progetti educativi: contro la dispersione scolastica, il sostegno ai soggetti più deboli, o per l’orientamento.
Il sostegno ai precari avverrà grazie anche ad accordi con le Regioni che potranno finanziare progetti di rafforzamento dell’offerta formativa in cui inserire gli insegnanti disoccupati. L’attivazione e la cessazione dell’indennità di disoccupazione sarà gestita attraverso l’Inps. La norma varrà solo per l’anno scolastico 2009/2010 perché, spiega la Gelmini “per il prossimo anno non ci aspettiamo di avere questi problemi”. Superfluo a questo punto chiedersi cosa dirà il ministro ai 25.570 docenti e 15.167 dipendenti Ata di cui è previsto il taglio. Secondo la signora Gelmini con questa norma, inserita in un decreto legge e quindi immediatamente efficace, “il governo ha mantenuto un impegno preciso e importante che anche i sindacati aspettavano con ansia”.
Ma, come sempre, dietro alle parole occorre verificare i fatti concreti.
Il primo a fare “le pulci” al decreto è Domenico Cersosimo, vicepresidente della regione Calabria, che spiega: “Il decreto sui precari della scuola, almeno dalle notizie uscite oggi da Palazzo Chigi, non sembra avere una logica. Perché non c’è risparmio nella spesa pubblica in quanto il Governo cerca di trasferire il costo sulle Regioni e perché le persone che prima lavoravano a pieno tempo adesso si dovrebbero pagare per stare a braccia conserte per il 60% dell’orario”.
Quello economico non è l’unico giudizio negativo del vicepresidente della Calabria sulla riforma Gelmini e sulle misure di emergenza da adottare alla vigilia del nuovo anno scolastico.
“I tagli al personale -ha continuato Cersosimo- sono solo la cartina di tornasole del terremoto a cui viene sottoposto l’intero sistema scolastico, dal punto di vista strutturale e della didattica, con un impoverimento della qualità del sapere e della conoscenza, che a sua volta creerà un’Italia impreparata alle nuove sfide dello sviluppo globale”. E prosegue: davanti all’ennesima violazione della leale collaborazione istituzionale, avvenuta oggi con l’approvazione di un decreto mai discusso con le Regioni ma che vorrebbe impegnare le nostre risorse per mettere le toppe all’emergenza precari, è giustissima l’indicazione emersa nella riunione di oggi a Roma sulla scuola tra gli assessori regionali: l’avvio della riforma Gelmini deve essere l’occasione per i presidenti delle Regioni di chiedere al Governo di fare quel confronto che finora ha rifiutato. Per questo – ha sottolineato il vicepresidente della Calabria- occorre evitare di cadere nel tranello del ‘divide et impera’, cioè di essere ricattati dalla questione sociale, dal giusto bisogno di quei lavoratori della scuola che il Governo ha licenziato ed essere costretti a firmare accordi bilaterali Regione-Governo”.
“Si cadrebbe – aggiunge Cersosimo – in una spirale senza fine, dato che neppure oggi il Governo è riuscito a dare un dato certo e definitivo sul numero dei precari, tra supplenti annuali, temporanei e personale Ata. Quando la Gelmini dice che sono 13.000 ad avere diritto all’indennità a chi si riferisce? In tre anni – sottolinea – il tetto dei precari della scuola è stimato sopra alle 100.000 unità. Assicurare una quota di stipendio a tutti sarebbe una colossale operazione di assistenzialismo che manderebbe a fondo i bilanci regionali”.
E gli insegnanti precari nella scuola, riuniti nel C.I.P. (Comitati Insegnanti Precari), esprimono il loro netto rifiuto per i cosiddetti contratti di disponibilità perché sono “un palliativo che favorisce, solo per i prossimi 8 o 12 mesi, il parziale mantenimento del reddito di alcuni precari e non garantisce loro l’attesa assunzione a tempo indeterminato dopo vari decenni di precarizzazione”.
Il provvedimento, invece di essere un ammortizzatore sociale, diviene quindi un detonatore per ulteriori conflittualità derivanti da nuove penalizzazioni e iniquità.
Dal contratto di disponibilità, spiegano gli insegnanti precari, “verrebbero esclusi non solo coloro che hanno lavorato per l’intero anno scolastico ma con incarichi dei presidi, ma anche tutti quelli che hanno maturato un anno di servizio cumulando più periodi in diverse scuole o per vari insegnamenti”. Questi contratti, inoltre, “non intervengono sulla questione nodale dei tagli indiscriminati nella scuola pubblica”, tagli non solo occupazionali di docenti e personale tecnico ed amministrativo ma “anche di tempo scuola, di interi istituti, di classi con l’aumento abnorme del numero degli alunni”.
I C.I.P., inoltre, denunciano la mistificazione con la quale “si è millantata come soluzione una truffa del tutto insensata, onerosa e inutile”: l’ipotesi prospettata come “contratto di disponibilità” altro non è, infatti, che “una misura di sostegno al reddito, già in parte disponibile, a carico dell’INPS e nota come ‘disoccupazione ordinaria’ che, di norma, viene erogata ai docenti disoccupati per la durata di 8 mesi (o per 12 mesi a chi abbia già superato i 50 anni) e un ammontare di circa 860 euro al mese”, al quale dovrebbe aggiungersi il sostegno regionale.
Aprileonline, 10 settembre 2009