Quest’estate, per la prima volta, ho avuto la possibilità di tenere tra le mani e poi leggere un giornale di tanti anni fa, per l’esattezza del 1944. ‘Patrioti’ si chiamava quel foglio, modesto per foliazione e scarso di collaboratori o firme illustri; in pratica tutto era fatto dal direttore e da pochi sconosciuti giovani, magari con qualche difficoltà di grammatica e sintassi, che raccontavano le proprie esperienze. Chi aveva voluto, ideato e poi realizzato quel foglio era un ragazzo di 23 anni, redattore di ‘Carlino Sera’ e si chiamava Enzo Biagi: la sua redazione era composta più o meno da coetanei e le riunioni le tenevano nei boschi dell’Appennino, lungo l’argine dei torrenti o al riparo di un casolare, non avevano stipendio, spesso poco da mangiare ma l’orgoglio di chi capiva di fare qualcosa per il suo Paese. ‘Patrioti’, infatti, era il giornale della Brigata Giustizia e Libertà e i ragazzi che volevano informare gli italiani di quello che stava succedendo, dell’andamento della guerra di Liberazione dal nazifascismo, erano partigiani. Qualcuno di loro non è tornato, qualcuno, più fortunato, ha poi vissuto la trafila di un sanatorio o della corsia di un ospedale: tutti, però, indistintamente hanno portato per tutta la vita l’orgoglio di aver consegnato ai loro figli un mondo diverso, migliore, un mondo dove le idee e le opinioni potevano circolare liberamente. Ecco perché mi sembra non solo importante, ma doveroso, dopo le intimidazioni, gli attacchi e le querele del Presidente del Consiglio a tanti colleghi, essere sabato 19 settembre in piazza del Popolo: sento di doverlo, oltre a mio padre e a tutti coloro che nel 1944 scelsero di stare dalla parte della libertà, anche a mia figlia perché vorrei, come diceva Giosué Borsi, che vivesse in un mondo ‘più giusto e più buono’.
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09.09.09
Pubblicato il 9 Settembre 2009