Per Berlusconi non ci sono valori, tutto si compra e tutto si vende». Ecco cosa «svela», per Anna Finocchiaro, quella frase del premier sui rapporti tra governo e Chiesa, quel dire che si «consolideranno nei prossimi mesi anche su questioni molto importanti come il testamento biologico». «Equivale ad ammettere – nota la capogruppo Pd al Senato – che nella sua testa sono e saranno regolati da una logica di scambio e da un atteggiamento tattico e strumentale».
Ne è stupita?
«Gli sproloqui a cui ricorre per coprire il suo evidente declino non mi stupiscono, ma quella frase rivela che per quest’uomo niente è veramente rilevante. Tutto si compra e tutto si vende. La sola cosa che gli interessa è se stesso e il proprio potere. Di quelli che vengono definiti dalla Chiesa valori non negoziabili, Berlusconi fa commercio, perché gli sono del tutto indifferenti».
Stando però così le cose, è un’utopia il dialogo tra maggioranza e opposizione, o no?
«È chiaro che se abbiamo di fronte un soggetto per il quale niente è un valore su cui costruire politiche, identità dell’Italia, soluzioni condivise, il dialogo non è possibile. Può esserci quando ci si confronta su un sistema valoriale, prospettive di riforma, non se le questioni vengono agite in chiave di ricatto, a mo’ di bastone e carota posti sul tavolo della politica».
Nel Pdl però non sembra si viva questa situazione con malessere, né il declino di Berlusconi appare così evidente.
«Le assicuro, perché ho già vissuto l’esperienza durante l’approvazione del testamento biologico al Senato, che nel Pdl malessere c’è. E Berlusconi è sicuramente più debole ora. Mi auguro che si comincino a levare le voci critiche nel Pdl, al di là di quella del presidente della Camera».
Finito nel mirino di Feltri e Bossi.
«Fini lo si giudica sulla distanza, non su un editoriale di Feltri o una battuta di Bossi. Oggi è minoranza nel Pdl, ma sta dando voce a un’opinione di destra liberale e moderna che può essere interessante».
E l’opposizione, in tutto questo?
«Potrebbe fare molte cose. Parlare a quella parte di mondo cattolico che non vota per noi e dire che pur con l’impostazione che abbiamo sempre avuto, noi tratteremo questi argomenti come meritano, e cioè con serietà. O dare un contributo per definire un’agenda che per Berlusconi pare non esistere, cioè quella di un Paese che si avvia a perdere un milione di posti di lavoro da qui alla fine dell’anno. E noi potremmo definire, mi auguro con questo congresso, un’identità del Pd meno sfocata. Potremmo tentare di dare fiato e parola all’Italia, che altrimenti sembra ridursi a Berlusconi che parla e Franceschini e Bersani che rispondono, mentre il nostro Paese è ben altro».
Cosa intende dire?
«Oggi l’Italia è muta, non ci sono luoghi in cui possa emergere un racconto di ciò che vive realmente. Un partito deve essere anche un’occasione per far parlare l’Italia, per offrire luoghi di discussione, ascolto, orientamento. Tutte cose che finora non siamo riusciti ad essere fino in fondo».
Le ragioni principali, secondo lei?
«Un po’ perché non sapevamo neanche noi cosa siamo, un po’ perché andiamo da un’elezione a un’altra, il che non aiuta, e un po’ perché andiamo da un segretario all’altro. E anche questo non aiuta. Ma dobbiamo sapere che l’afasia del Paese è molto preoccupante, perché dall’altra parte c’è un premier che rappresenta in maniera grottesca il suo conflitto di interessi e per il quale le sedi di decisione, a cominciare dal Parlamento, sono il luogo in cui si misura un uso eversivo della maggioranza piuttosto che il cuore della democrazia».
Franceschini dice che il Berlusconi contro la stampa ricorda molto da vicino il fascismo.
«È un personaggio che non ha il senso del limite, e non capisce che anche in ragione del proprio ruolo dovrebbe averne. La democrazia, la Costituzione, l’equilibrio tra i poteri, per lui non hanno nessun senso. Quindi è un individuo particolarmente pericoloso, rischioso per la democrazia».
Ghedini fa sapere che Berlusconi è pronto ad andare in aula a spiegare che non è impotente. Che ne pensa?
«Questa faccenda della potenza fisica, non solo sessuale, è un classico delle dittature, dell’accentramento di potere. Mi viene in mente Mao Tse-tung che a 80 anni attraversa a nuoto il Fiume Giallo. E dall’altra parte penso a una grande democrazia come quella americana e al fatto che nessuno si chiedeva se Franklin Delano Roosevelt, che era in carrozzella, fosse potente o impotente. Questa discussione è grottesca, avvilente. Anche perché comunque stiamo parlando di una persona anziana. Quindi è anche di cattivo gusto».
L’Unità, 8 settembre 2009