Le donne devono essere il 50% nei luoghi di rappresentanza, nel lavoro e nella politica. II Pd diventi il partito dei poteri deboli. 0gni evento politico si condensa in un unico dettaglio chiarificatore, capace di raccontarne l’essenziale, anche a distanza di tempo, anche in paesi lontani. Per Tangentopoli, per dire, fu il lancio delle monetine contro Craxi.
Per Farfallopoli, o come altro vogliamo chiamare questa stagione di festini a Palazzo Grazioli, sarà la denuncia di Berlusconi contro l’Unità.
Ne è convinta la senatrice democratica Mariangela Bastico: «Questa vicenda è l’emblema dell’attuale momento storico. Da un lato c’è il presidente del Consiglio, maschilista e uomo di potere, che ritiene che tutto si possa comprare, soprattutto le donne; dall’altro lato c’è un giornale diretto da una donna e su cui scrivono tante donne, che continua ad informare sugli abusi del potere con grande nitidezza. Insopportabile, dunque.
E la punizione deve essere esemplare».
Tutto purché le donne non escano dal silenzio.
«Le donne non sono in silenzio. Piuttosto, c’è sempre qualcuno che tenta di mettere loro il silenziatore. Le donne sono nei luoghi di lavoro, nelle scuole e nelle istituzioni, ma non nei posti di potere. Quindi sono meno visibili.
La loro capacità di trasformazione deve sempre scontrarsi contro la resistenza opposta da una società bloccata che cerca di azzittire le voci fuori dal coro».
Eppure, ribellarsi fa bene.
«Le donne che oggi si oppongono all’omologazione del pensiero dominante dimostrano un grande coraggio, rischiano in proprio, quasi fossero delle eroine. Ma il punto è proprio questo: io rivendico il diritto delle donne a esserci senza rischiare in proprio, a farsi sentire senza essere particolarmente coraggiose, a fare politica senza essere straordinariamente intelligenti. Solo alle donne è richiesto di misurarsi con l’eccezionalità».
Agli uomini non succede. Possono esporsi anche nella più perfetta normalità.
«Le donne, invece, sono costrette ad un lungo lavorio di ascolto e radicamento per raggiungere risultati concreti.
Verso la fine degli anni Ottanta ero assessore a Modena e presentai una delibera sul sostegno alle donne vittime di violenza domestica: la reazione di negazione fu fortissima e, per la prima volta nella storia della città, la giunta di sinistra rischiò di essere messa in minoranza. Ci vollero mesi d’impegno per farla approvare.
Prima del centro d’assistenza doveva passare la consapevolezza sociale e politica che la violenza domestica esiste».
La sfida, dunque, è innanzitutto culturale.
«L’affermazione delle donne passa attraverso l’affermazione di un nuovo modo di pensare e di agire, meno specialistico e più relazionale, basato sull’ascolto e sull’integrazione di competenze diverse. Le donne rappresentano la rete, il cambio di paradigma necessario per cambiare la società e la politica, i servizi sociali e l’organizzazione del lavoro. Di fronte al problema di un anziano non autosufficiente, ad esempio, non basta un intervento sanitario specifico, serve anche prevedere assistenza domiciliare, centri d’incontro per sconfiggere la solitudine, aiuti psicologici per ricostruire l’autonomia della persona».
Che cosa impedisce questa affermazione?
«Quello che penalizza le donne non è la mancanza di volontà o di iniziativa, è la loro solitudine. Da sole non possono proporre nuovi schemi, da sole non riescono a far sentire la loro voce oltre le battute scontate dei colleghi maschi. Le donne devono tornare ad unirsi, essere in tante per uscire dal silenzio e cambiare questa società bloccata».
Sta parlando delle quote? «Sono contraria al sistema delle quote. L’obiettivo deve essere quello di una democrazia paritaria al 50%, la presenza delle donne deve raggiungere la metà nei luoghi di rappresentanza, sia in politica sia nel lavoro. L’Italia dovrebbe seguire la strada inaugurata dalla Svezia, che per legge ha imposto la parità di genere anche nei consigli d’amministrazione delle società».
Qual è il ruolo del Pd in questa battaglia? Molti hanno lamentato in questi mesi un’opposizione debole.
«Il Pd deve ancora rafforzarsi sul tema delle donne e il congresso può costituire un tassello importante di questo percorso. Il Pd deve diventato il partito dei poteri deboli, a cominciare da quello femminile. E’ questa la scelta politica che deve fare».
L’Unità Bologna 07.09.09
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