Scuola nel caos. Sindacati in piazza il 10 e il 14. Monta la protesta contro i tagli previsti da Tremonti e Gelmini. Le tappe di una riforma pensata solo per portare 8 miliardi al Bilancio e ridare prestigio alle private. Lunedì a Bologna si festeggia la riapertura di una scuola materna di periferia tagliata dal governo e finanziata dal Comune. La Regione Lazio stanzia quasi 60 milioni in tre anni per realizzare 5mila nuovi posti nei nidi aziendali e comunali. Nelle sedi regionali di tutta Italia si tengono incontri al vertice per definire (im)possibili reinserimenti e ammortizzatori sociali per le migliaia di docenti, tecnici e amministrativi che da quest’anno – oltretutto in piena crisi economica – non hanno più un posto di lavoro, nè fisso nè precario. Si fa da sè, cercando di limitare i danni della «riforma Gelmini», che per la scuola pubblica prevede solo tagli, al personale e ai finanziamenti, «ammantati di giustificazioni di efficientismo, razionalizzazione e addirittura formative e pedagogiche», come dice Domenico Pantaleo, segretario della Flc Cgil, che si occupa di scuola. Più passano i giorni più la protesta sale. Un gruppo di precari di Roma, emuli dei colleghi di Benevento, è salito sul tetto dell’ufficio scolastico provinciale. Ovunque provveditorati occupati, cortei, insegnanti in catene e in mutande, mentre opposizione, sindacati, organizzazioni di docenti e di studenti si preparano ad una mobilitazione estesa e determinata. Sui siti rimbalza il «no Gelmini day», che prevede per oggi manifestazioni in decine di piazze. L’onda nata dopo i primi annunci del governo, era il giugno 2008, è pronta a ricomporsi, anche perché, se non ha travolto la «riforma», è riuscita nel corso di quest’anno almeno ad ostacolarla, rallentarne l’attuazione, e a produrre alcuni aggiustamenti di rotta. Quest’anno si parte «solo» con la scuola dell’obbligo, per le superiori se ne riparla nel 2010.
PRIMO: TAGLIARE
Nel 2008 Giulio Tremonti, appena riconfermato superministro all’Economia, convoca la collega all’Istruzione Mariastella Gelmini e le impone tagli per circa 8 miliardi in tre anni: tradotto, significa una riduzione di 87.400 docenti e 44.500 tra tecnici e amministrativi. Solo quest’anno, si tratta di 42mila docenti e 15mila non docenti, che a valanga travolgono i precari del settore, 18mila insegnanti senza più supplenze e 7mila del personale Ata senza lavoro. Del resto, il testo della prima «riforma» è chiaro: ritorno al maestro unico alle elementari, passando da un’offerta didattica di 40 ore ad una di 24 (anche se la protesta ha indotto Gelmini a ripiegare poi sul «maestro prevalente»), riduzione drastica dell’orario scolastico in tutte le scuole nonchè dei possibili indirizzi alle superiori, eliminazione di fatto delle compresenze degli insegnanti, uno degli elementi più innovativi del nostro sistema. Anche il sottotesto è evidente: impoverire la scuola pubblica per legittimare quella privata, che il governo Berlusconi intende foraggiare in misura sempre crescente. Da nord al sud scoppia la contestazione, che si allarga alle università, con il rettore della Statale di Milano, Enrico Decleva, che spiega: «Intollerabile il taglio di 470 milioni tolti all’università per coprire l’abolizione dell’Ici». Partono azioni giudiziarie, e la Corte dei Conti sentenzia sulla insindacabilità dell’autonomia scolastica. Gelmini è costretta a qualche passo indietro, ma il disastro che porta il suo nome resta tutto.
IL DANNO
Gelmini adesso straparla di premi di carriera ai migliori docenti e agli studenti meritevoli: non un di più in un sistema formativo solido e solidale per tutti, ma il criterio unico in un sistema che premia pochi e lascia indietro (o in mezzo a una strada) la maggior parte. Sindacati e Rete studentesca si stanno mobilitando, la Cgil ha già in calendario una serie di iniziative, le prime il 10 e il 14 per l’apertura dell’anno, e l’intenzione di mettere a punto una piattaforma comune con Cisl e Uil. «Sia chiaro, non stiamo parlando di una riforma, di una riorganizzazione seria – chiude Pantaleo – ma solo di come attuare dei tagli. Non c’è alcun investimento, e non vengono valorizzate nemmeno le esperienze didattiche più importanti, all’avanguardia in tutta Europa».
L’Unità 05.09.09
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“Non pensavamo di occupare ma ora vogliamo dare un segnale di resistenza”, di TEA MAISTO
Ancora una protesta sui tetti. Questa volta è successo all´Ufficio scolastico provinciale di Roma. L´occupazione è scattata ieri mattina quando alcuni esponenti del Coordinamento precari sono saliti all´ultimo piano di via Pianciani. I docenti hanno deciso di mantenere il presidio fino a lunedì pomeriggio quando davanti all´ex provveditorato si terrà un´assemblea. Neppure l´incontro con il dirigente dell´ufficio scolastico Giuseppe Minichiello è servito a fermare la mobilitazione. Solo in serata i precari hanno deciso di scendere ma resteranno giorno e notte all´interno dell´ex provveditorato. Alcuni insegnati indossavano una maglietta con la scritta «Precari: professionisti radiati, esasperati, cancellati, annullati, raggirati, ignorati». «Chiediamo che vengano ritirati i tagli alla scuola pubblica – spiegano i manifestanti – e i contratti che superino le 18 ore che sono illegittimi in base al nostro contratto, partecipare a un tavolo di trattative regionale sui “contratti di disponibilità” e avere dati certi sulle cattedre a disposizione».
«Inizialmente non avevamo intenzione di occupare – spiega Dina Notarangelo – ma ora vogliamo dare un segnale di resistenza. Sono arrivate anche telefonate di solidarietà da tutta Italia». Precaria da soli 2 anni, ma la sua storia è la dimostrazione di come è complicato entrare nel mondo della scuola e ancora di più riuscire a restarci. Dina Notarangelo è un´insegnante di lettere alle scuole medie. «Dopo la laurea era davvero difficile lavorare nella scuola pubblica – racconta Notarangelo – e così ho dovuto lavorare in un albergo e per la soprintendenza archeologica. Volevo iscrivermi alla scuola di specializzazione, ma c´era l´obbligo di frequenza. Così ho continuato a lavorare per mettere i soldi da parte e poi mi sono iscritta». A circa 10 anni dalla laurea, Dina inizia a insegnare. «Ero in una scuola paritaria – continua – non potevo perdere un mese di stipendio e iniziare a lavorare in una pubblica a ottobre. Ma il contratto non mi è stato rinnovato. Anche se il motivo non era quello ufficiale, credo sia stato per il fatto che convivessi». L´anno scorso Dina Notarangelo entra nella scuola pubblica. «Mi stanno arrivando le e-mail dei miei bambini. Vorrebbero che io tornassi e anche io voglio stare con loro. Ma non so che cosa mi capiterà. Oggi (ieri per chi legge) ero stata convocata in una scuola-polo, ma ho trovato un cartello in cui c´era scritto che le cattedre erano esaurite e che forse ci sarà una pubblicazione successiva delle disponibilità».
Tra i manifestanti c´è anche Emanuela Cioccari, 39 anni, insegnante di matematica alle superiori. E anche la sua è una storia di esasperazione e sopravvivenza. «Sono precaria da 12 anni – spiega Emanuela – ogni anno ho cambiato scuola. L´anno scorso ad esempio avevo una cattedra composta da 3 scuole. In pratica, dovevo andare da una parte all´altra. Ho una famiglia, 3 figli. Devo continuare a lavorare, non possiamo vivere del solo stipendio di mio marito. Quest´anno non ci sono state assunzioni a tempo indeterminato per la mia classe di concorso. Non ce la faccio più». Protesta anche un insegnante di sostegno, Francesco Locantore. «Sono precario da 3 anni e molto probabilmente non avrò una cattedra quest´anno. Dovrò aspettare la chiamata dalla graduatoria di istituto. Ma come si fa gestire l´integrazione di bambini con problemi con contratti di pochi mesi?».
La Repubblica-Roma 05.09.09
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Precari, il decreto non ferma la rivolta, di BIANCA DE FAZIO
«Non ci faremo mettere il bavaglio. Il governo ci concede un´elemosina annunciando una sorta di cassa integrazione per i precari (ma il decreto ancora non c´è), la Regione vuole integrare il reddito di chi è senza lavoro. Ma nessuno si preoccupa di stabilizzare chi da 10 anni e più insegna e nessuno tiene veramente a cuore la qualità dell´istruzione per i nostri alunni». Così il Coordinamento insegnanti precari di Napoli boccia il provvedimento in cantiere a Roma e promette che non abbandonerà la protesta. Ancora ieri mattina erano in tanti per l´ennesimo presidio alle porte della Direzione scolastica regionale. E non c´erano solo gli insegnanti che si riconoscono nel Coordinamento, ma anche i lavoratori della Flc Cgil. Più numerosi che nei giorni scorsi, grazie al supporto del sindacato. E tutti hanno manifestato per l´intera mattinata al Ponte della Maddalena.
Oggi si torna in strada, ma con una trasferta a Benevento. Per dar manforte alle insegnanti asserragliate nell´ex provveditorato di Benevento. Per rendere corale una protesta che oggi porta, in molte città d´Italia, all´organizzazione del «No Gelmini day». La città sannita è diventata simbolo della resistenza dei precari, oggi anche il segretario nazionale dell´Udc Lorenzo Cesa si recherà a far visita alla pattuglia degli insegnanti.
«E la prossima settimana continueremo i nostri sit-in, fino a quando non ci saranno spiragli veri» afferma Antonella Vaccaro, portavoce del Coordinameno. Intanto la prossima settimana, giovedì, sul problema del precariato scolastico si riunisce il Consiglio regionale. Una seduta straordinaria, monotematica, che terrà dietro alle audizioni in Commissione istruzione (martedì saranno ascoltati difatti i precari e il direttore scolastico Alberto Bottino) e all´istituzione della cabina di regia che, guidata dall´assessore Corrado Gabriele, dovrà mettere a punto l´intervento programmato dalla giunta. Un piano che prevede 20 milioni di euro per integrare il reddito dei precari disoccupati e si propone di monitorare la crisi.
La Repubblica-Napoli 05.05.09
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PER UN PUGNO DI EURO SI CREA UN GROSSO DANNO AI PRECARI
Fioroni parla della difficile situazione nel mondo della scuola
Il percorso intrapreso dal Governo sui precari della scuola è ‘dannoso, l’indennità di disoccupazione e le supplenze costano sostanzialmente quanto il rinnovo dei 27 mila contratti annuali che vengono meno sia nel personale docente che in per quello non docente’: lo ha detto il responsabile nazionale della scuola del Pd, l’on. Giuseppe Fioroni, in serata a Potenza, a margine di un incontro a sostegno della mozione Franceschini.
‘Il ministro Gelmini – ha aggiunto Fioroni – sa bene che l’anno prossimo ci saranno sicuramente oltre 28 mila pensionamenti e quindi questi precari, che sono i primi nelle graduatorie a esaurimento, potranno essere rimessi in ruolo. Per un pugno di euro, quindi, è folle creare sofferenza e sfascio della scuola pubblica’.
‘Evidentemente – ha proseguito – c’e’ qualcosa di diverso.
Il ministro dirà che io penso male, allora mi dimostri che è il contrario approvando il contratto per il 2009-2010, visto che e’ praticamente a costo zero. Non esiste in questo provvedimento – ha concluso Fioroni – nessun motivo logico, si risparmia pochissimo provocando però un danno alla scuola italiana’.
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Dopo le prime e variegate proteste per i tagli di 57 mila posti di lavoro Uil e Cgil aprono con manifestazioni e presidi. E i giovani della rete solidarizzano
Precari a casa e studenti arrabbiati
«E’ l’autunno caldo della scuola», di SALVO INTRAVAIA
Precari a casa e studenti arrabbiati E’ l’autunno caldo della scuola
La protesta dei precari a Roma
L’autunno caldo della scuola inizia un po’ prima: a fine estate. Dopo settimane di manifestazioni locali, iniziano le proteste nazionali. In questi giorni abbiamo assistito a proteste classiche e bizzarre, dure e soft contro il taglio di 57 mila posti di lavoro nella scuola in un solo anno. Docenti e Ata (amministrativi, tecnici e ausiliari) si sono presentati in mutande, si sono incatenati davanti ai cancelli degli Uffici scolastici provinciali, si sono barricati sui tetti degli ex provveditorati o li hanno occupati, hanno dato vita allo sciopero della fame e hanno minacciato di gettarsi dalle finestre degli edifici dove si dispensano le supplenze. Ma solo ai più fortunati, perché 26 mila precari (docenti e Ata) che nel 2008/2009 hanno lavorato dal primo settembre sono rimasti a secco.
Oggi, dopo l’ennesima nottata trascorsa all’addiaccio, una delegazione delle 7 insegnanti precarie di Benevento arrampicate sul tetto del Provveditorato, è scesa per partecipare a una manifestazione in città. E in tutta Italia, dal nord al sud, le adesioni si sono moltiplicate con i precari riuniti davanti alle prefetture da Arezzo a Cagliari, da Ferrara a Foggia, da Chieti a Siracusa a Milano.
Il ciclo di manifestazioni e sit-in sindacali vero e proprio sarà inaugurato dalla Uil Scuola, in piazza lunedì prossimo, 7 settembre, per una manifestazione nazionale che si svolgerà, in contemporanea, in tutte le città italiane, “nella quale – spiega il segretario generale Massimo Di Menna – verranno affrontate, dando voce direttamente ai lavoratori, tutte le tematiche connesse all’avvio dell’anno scolastico”. Tre giorni dopo, giovedì 10, sarà la volta della Flc Cgil con un presidio davanti al ministero dell’Istruzione in viale Trastevere. Tutti i componenti del consiglio direttivo nazionale del sindacato guidato da Mimmo Pantaleo e quelli delle strutture di comparto presenti, insieme al centro nazionale e ad una significativa presenza di lavoratori precari, hanno annunciato che si incateneranno ai cancelli del ministero dell’Istruzione.
All’iniziativa di protesta parteciperà anche la Rete degli studenti medi, che, attraverso il suo coordinatore nazionale Luca De Zolt, ha espresso “solidarietà e vicinanza ai lavoratori e alle lavoratrici precari che in questi giorni stanno portando avanti in modi diversi la loro opposizione al piano di licenziamento di massa messo in atto dal governo”. “Invece di denunciare i giornali e i giornalisti – continua De Zolt – il nostro premier dovrebbe preoccuparsi della denuncia per furto di futuro che arriverà anche quest’anno, puntuale, nei confronti di milioni di studenti e studentesse”.
Nel frattempo, lunedì 14 settembre, in diverse regioni italiane riprendono le lezioni. E alcuni sindacati, come la Gilda degli insegnanti, hanno fissato proprio in coincidenza della prima campanella la loro protesta . Lunedì 14 e martedì 15 settembre il sindacato coordinato da Rino Di Meglio effettuerà un presidio di protesta in piazza San Marco a Roma “per esprimere piena solidarietà ai precari”. “Pur giudicando positivi gli interventi di alcune Regioni – fa sapere la Gilda – riteniamo che la soluzione al problema del precariato sia ben lontana.
“Anche perché – spiegano dalla Gilda – i tagli decisi dal governo saranno spalmati su tre anni e quelli che colpiranno quest’anno la scuola rappresentano, quindi, solo il primo di tre pesantissimi round”. Per il mese di ottobre sono, inoltre, già previsti due scioperi: il primo, il 9 ottobre, è stato organizzato dall’Unicobas guidato da Stefano d’Errico; Cub, Cobas e SdL hanno proclamato per il 23, dello stesso mese, lo sciopero generale di tutte le categorie di lavoratori pubblici e privati. E la scuola è tra i motivi prioritari contenuti nella piattaforma di protesta.
da www.repubblica.it