La libertà di informazione e le battaglie per difenderla dagli attacchi sempre più feroci da parte di Berlusconi sono stato l’oggetto di un’appassionato incontro a tre che si è tenuto questa sera alla Festa Democratica di Genova.
Intervistati da Andrea Vianello, Paolo Gentiloni, responsabile dell’Area Comunicazione del Pd e Ezio Mauro, direttore de la Repubblica hanno discusso dell’emergenza democratica che sta colpendo l’informazione italiana sotto scacco del potere mediatico del premier.
Liberta di Informazione. L’allarme è evidente e viene lanciato da Ezio Mauro. “Non ho mai parlato di regime ma è chiaro che la nostra democrazia sta degradando. Stando ai fatti un leader politico che chiede di non fare pubblicità su un giornale perché lo critica è un chiaro segnale. Oltretutto un politico che è anche un editore. Poi definisce delinquenti i giornalisti, lui che, con le frequentazioni che ha e degli amici più cari, di delinquenti se ne intende. Quindi querela la Repubblica per 10 domande a cui non ha mai risposto se non raccontando bugie. Ha minacciato querele al giornali europei che pubblicano le stesse domande e di nuovo a la Repubblica perché riporta quanto fatto all’estero. Berlusconi sta creando un muro contro la libertà di informazione”.
Dello stesso parere anche Gentiloni che ha voluto ribadire come questo processo va avanti fin da quando Berlusconi è diventato il proprietario della Tv commerciale ma che negli utlimi tempi hanno avuto un accelerazione nell’alleanza tra Rai e Mediaset per una piattaforma unica del digitale terrestre – contro la rivale Sky di Murdock – e l’attacco contro Rai 3. Nel frattempo gli investimenti diminuiscono nel mondo dei media. Negli ultimi 6 mesi la stampa ha avuto un ribasso del 25%, la Rai del 23%. Un tendenza diversa per Mediaset che ha ottenuto un -13% ma ha aumentato la pubblicità da 60 al 63%. Questo spiega l’avversione e la paura di Berlusconi alla proposta dello stesso Gentiloni fatta durante il governo Prodi di fissare un limite antitrust pari al 45%.
“Sì c’è un emergenza per la libertà di informazione – ha dichiarato l’esponente democratico – aggravata dalle ultime posizioni del premier. Per questo il Pd ha promosso una grande manifestazione nazionale tra il 18 e il 20 settembre: una mobilitazione perché la libertà di informazione non è uno tra i tanti temi. È un tema fondamentale”
Una guerra senza quartiere? Per Gentiloni “negli ultimi 3 mesi, il premier non ha pensato ad una prova di forza. Loro pensano ad altro: hanno protetto Berlusconi con il lodo Alfano, provveduto ad un’estrema semplificazione del quadro politico puntando su elementi mediatici di facile impatto come i rifiuti a Napoli e il terremoto a L’Aquila. Il detonatore della crisi improvvisa è stato l’articolo di Concita Sannino (la cronista che riportò la presenza di Berlusconi alla festa dei 18 anni di Noemi Letizia ndr). Con la crisi della sua leadership, Berlusconi farà di tutto per tenersi a galla. Penso ad un autunno accompagnato da tentativi non indolore come dossier e killeraggi vari. Una strategia debole ma non meno pericolosa”.
Le 10 domande. Mauro rispondendo alla domanda sulla provocazione lanciata sul Corriere della Sera da Felice Confalonieri “chi la fa la aspetti” ha voluto ricordare come lo scandalo legato alle frequentazioni del premier è stata un escalation giornalistica. “Siamo capitati dentro una piccola notizia come era quella della Sannino. Poi le prime dichiarazione di Veronica Lario che diceva che suo marito frequenta minori e l’intervista rilasciata a la Repubblica in cui parlava di ciarpame attorno a Berlusconi. Beh in tutto il mondo una notizia del genere avrebbe occupato le prime pagine dei giornali per settimane. In Italia solo la Repubblica ha pubblicato la notizia”.
“La location e i personaggi – ha continuato Mauro – li ha scelti Berlusconi così come la sceneggiatura. Confalonieri si dovrebbe informare. La figlia del premier ha ricordato che il padre deve rispondere anche dei comportamenti privati perché hanno rilevanza politica. Del resto Berlusconi aveva già rotto il divario tra pubblico e privato mandando il suo album di foto private a tutti gli italiani in campagna elettorale”.
“Il venerdì prima di pubblicare le 10 domande – ha dichiarato Mauro ricordando i fatti che hanno portato la Repubblica alla stesura delle domande mai risposte dal premier – abbiamo chiamato Gianni Letta per concordare delle domande da fare in un’intervista a Berlusconi. L’unica condizione era quella attendere fino a martedì alle ore 17.00 come tempo massimo per le risposte. Abbiamo dunque pubblicato le domande perché non ci fu nessuna risposta da parte di Letta o dello staff del premier. Dopo la pubblicazione, delle risposte del capo di governo ci sono state ma erano tutte bugie che sono state smascherate. Qual è la ragione per le bugie? Le 10 domande rimangono proprio per queste bugie!”.
“Anche se non condivido il termine, non è una campagna politica ma una campagna giornalistica. In Italia, solo L’Unità pubblicherà le 10 domande. Io non faccio commenti sugli altri giornali. Ma a differenza dei colleghi stranieri non abbiamo ricevuto nessuna solidarietà. Neanche una telefonata”.
La difesa del Pd. Gentiloni ha respinto con forza la critica troppo superficiale che la Repubblica faccia più opposizione dei democratici. “Il Pd – ha dichiarato il responsabile della Comunicazione – ha difeso il diritto de la Repubblica di fare le sue domande e difeso il giornale per il fatto di essere querelato. Non è una questione di andare a rimorchio di un giornale. Il Pd difende la Repubblica così come difenderebbe qualunque giornale che viene attaccato per il fatto di fare il proprio mestiere”.
“Senza la battaglia per la libertà di informazione – ha evidenziato Gentiloni – per il Pd sarà difficile fare altre battaglie per le nostre idee. Perché si tratta di una battaglia generale e non di una sola parte”.
“È giusto che un giornale sappia difendersi da solo – ha risposto Mauro – ma bisogna ammettere che il Pd ha avuto delle debolezze in questi periodi. Il fatto che Veltroni non abbia mai nominato il nome del suo avversario in campagna elettorale, il fatto che Franceschini abbia voluto mettere il dito tra moglie e marito nella vicenda Berlusconi-Lario-Noemi e il fatto che Bersani dichiari che non c’è bisogno del anti-berlusconismo sono dati significativi. C’è, allora bisogno di fare del berlusconismo? Non facciamo della faciloneria né dell’anti-politica”.
“Alle primarie – ha dichiarato il direttore – voterò il candidato che nel preambolo preliminare del suo programma pone al centro la questione del diritto di ottenere la verità da Berlusconi e la questione della libertà di informazione. L’emergenza adesso si ripropone con l’attacco al direttore dell’Avvenire, monsignor Boffo, un vero abuso di potere. la Repubblica pubblicherà le prove che nella documentazione giudiziaria non esiste nulla delle accuse lanciate da Il Giornale. È solo una velina, un dossier per distruggere. E c’è chi fabbrica false notizie per conto proprio o su commissione. Boffo, se si salva, sarà perché la Chiesa si è sentita offesa. Lo scontro tra due potenze salverà Boffo. Ma chi non ha una potenza dietro come può difendersi dalle calunnie e dalle bugie. Nixon, che fu il più accanito avversario della stampa, non arriva neanche a un decimo di quanto fa Berlusconi contro i suoi critici. Il paragone si può fare solo con Vladimir Putin che, non a caso è grande amico di Berlusconi”.
“La replica mi è difficile” ha risposto Gentiloni. “Liberiamoci dal equivoco che l’anti-berlusconismo sia il solo minimo comune denominatore del centrosinistra. Il Pd deve proporsi ed è un’alternativa generale per il Paese. Il Pd non può essere solo A-Berlusconi perché non basta dire solo No a Berlusconi. Ma deve essere altrettanto chiaro che l’anti-berlusconismo ha le sue ragioni di esistere ed una strategia fondamentale per tornare a governare”.
L’opinione pubblica. Gentiloni si è auto-definito troppo ottimista e idealista per non credere che l’opinione non possa essere condizionata in maniera negativa dagli scandali sessuali di Berlusconi. “Parte degli elettori del centrodestra davanti ai comportamenti di Berlusconi potranno erigere un’ulteriore difesa. Qualche italiano potrà dire che lo scandalo sessuale non è davvero un male ma crea un consenso. Beh lasciatemi tenere il mio idealismo e ottimismo di credere che gli italiani non siano così e che non considerino lo scandalo come questioni marginali”.
Dello stesso parere anche Ezio Mauro. “Il numero dei lettori de la Repubblica è aumentato. Ma non per la morbosità del gossip ma per andare a fondo nella menzogna del potere. Con le elezioni europee che non diedero il 45% al Pdl ma il 35%, noi pubblicammo ‘si è aperta una crepa’ nell’immagine di porcellana di Berlusconi. Ora la crepa si è allargata soprattutto nei rapporti con la Chiesa. Ma se il Censis afferma che l’82% degli italiani si fa un’idea definitiva su chi votare solo attraverso la Tv, allora oggi quel 82% non sa nulla dello scandalo. Meno dei cittadini all’estero. Le Tv ne hanno parlato solo dopo le reazioni di Berlusconi. Gli italiani hanno avuto la replica a fatti che non hanno mai conosciuto”.
Rai3. Per Mauro “il congresso, il Pd lo dovrebbe fare in Viale Mazzini ma non per difendere spazi e lottizzazioni. Berlusconi ha confiscato l’agorà di dove si forma il consenso politico. Aspettare il congresso per decidere dei nomi dei direttori della terza rete a seconda della nuance di differenza di colore del nuovo segretario è sbagliato. Basterebbero 5 minuti per risolvere il problema.
Immediata la replica di Gentiloni che ha ribadito che “il Pd ha la consapevolezza del tentativo di Berlusconi di sostituire il direttore di Rai3 come premessa per cambiare alcuni programmi che il premier non gradisce. Contemporaneamente esiste il tentativo di voler mettere zizzania come se fosse una decisione in base ai dissensi interni al Pd. Ci metto la mia faccia: la conferma della dirigenza di Rai 3 è la posizione ufficiale di tutto il Pd senza aspettare il congresso”.
Sconfitta per il giornale se Berlusconi cadesse per uno scandalo sessuale? Per Ezio Mauro non sarebbe così. “la Repubblica viene dalla scuola dell’Espresso e da una cultura di una minoranza del paese. Non si è sconfitti se vivi in una minaoranza. Noi vogliamo fare circolare le buone idee e pensiamo che Berlusconi e il suo populismo non possa guidare una democrazia industriale come l’Italia. La politica scioglie i nodi dei problemi per i cittadini. Il populismo li taglia come una spada. Il populismo non può governare ma può nella sua semplicità contaminare anche l’Europa. Anche i nostri vicini se ne stanno accorgendo. È una visione orwelliana di ricostruzione della verità molto pericolosa. Lo scandalo sessuale è l’inizio di una battaglia di libertà, di agibilità dei nostri diritti. Una battaglia di democrazia”.
“Se Berlusconi cadesse per uno scandalo sessuale? Io mi accontenterei lo stesso!” ha risposto con una battuta Gentiloni. “Condivido quanto detto da Mauro che non è una questione di gossip. La personalizzazione della leadership politica è stata creata dallo stesso Berlusconi e poi portata alla sua estremizzazione. L’aumento dei capelli, la bandana in testa, il suo corpo al centro della vita degli italiani sono degli esempi non marginali. Ma se nei 15 anni di berlusconismo all’inizio si parlava dello stile “Milano da bere” e dell’affermarsi delle Tv private, oggi non è così. Sta riproponendo l’idea di Dio, Patria e Famiglia. Una certa idea di Dio, Patria e Famiglia che significare tornare a rinchiudersi nel provincialismo. La leadership personale, che è il collante del Pdl, un partito che non c’è è l’ideologia della leadership possono resistere? Io penso di no. La crisi iniziata è irreversibile e per questo temo colpi di coda.
Un unica domanda. Per Mauro la querela di Berlusconi contro il suo giornale non ha riportato alla ribalta le 10 domande. “Berlusconi – ha detto il direttore – ha una sua logica. La battaglia politica si fa solo sui giornali. La Tv serve per regolamentare il buon senso, i giornali per la battaglia. Ora gli farei una sola domanda che riassuma tutte le altre: quale ragione nascosta ma costringente la obbliga a dire bugie ai propri cittadini? Avrebbe potuto spazzare via tutti i dubbi ma non lo ha fatto.”
“Berlusconi – ha risposto Gentiloni – farebbe bene a rispondere alle domande dei giornali. Il Pd porrà domande al governo sul perché negli ultimi 3-4 mesi non si stia occupando della situazione economica del paese che non ha visto nessun vero intervento di stimolo. Berlusconi è troppo preso dai suoi scandali. Siamo difronte ad una questione di rendiconto nei confronti dell’opinione pubblica per gli impegni presi. Il premier ha dichiarato che avrebbe passato il mese d’agosto a L’Aquila, avrebbe ospitato nelle sue ville i terremotati. È successo? Come è andato il salvataggio di Alitalia? Il Pd deve chiedere il rispetto degli impegni presi. Il suo ruolo è quello di chiedere conto”.
da www.partitodemocratico.it
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