Mese: Agosto 2009

“Un anno, 4 mesi e 21 giorni viaggio dalla morte all’Italia”, di Ezio Mauro

Il racconto di Titti e Hadengai due dei cinque sopravvissuti sul gommone maledetto. Italia? È una stanza bianca e blu, la numero 1703, pneumologia 1, primo piano dell’ospedale “Cervello”. Un tavolino con quattro sedie, due donne coi capelli bianchi negli altri due letti, dalla finestra aperta le case chiare del quartiere Cruillas, le montagne di Altofonte Monreale, il caldo d’agosto a Palermo. Sui due muri, in alto, la televisione e il crocifisso, una di fronte all’altro. È quel che vede Titti Tazrar da ieri mattina, quando apre gli occhi. Quando li chiude tutto balla ancora, ogni cosa gira intorno, il letto è una barca che si inclina e poi si piega sulle onde. Titti cerca la corda per reggersi, d’istinto, come ha fatto per 21 giorni e 21 notti, con la mano che da nera sembra diventata bianca per la desquamazione, una mano forata dalle flebo per ridare un po’ di vita a quel corpo divorato dalla mancanza d’acqua. La gente che ha saputo apre la porta e la guarda: è l’unica donna sopravvissuta – …

“L’orgoglio del lavoro”, di Susanna Camusso

I dipendenti della Lasme, che lavorano per la Fiat, scrivono alla Cgil per denunciare la loro solitudine di fronte all’annuncio della chiusura; i lavoratori della Cnh di Imola presidiano da due mesi lo stabilimento per scongiurare la chiusura decisa ancora dalla Fiat. Solitudine, delusione, paura, perdita della speranza sono parole troppo spesso ricorrenti davanti alle moltissime aziende, presidiate e non, dove la lotta per difendere il posto di lavoro diventa anche l’angosciante interrogativo sull’invisibilità del lavoro stesso. Un messaggio forte, innanzitutto al sindacato e alla sua responsabilità di solidarietà e unità. Gli operai spariti dalle cronache, dichiarati spesso ormai estinti, per tornare visibili, per dichiarare la loro esistenza – sono svariati milioni – devono domandarsi quali azioni clamorose compiere. Un dato amaro su cui riflettere: le forme classiche della lotta operaia non appaiono più sufficienti, non danno abbastanza speranza, sembrano non riempire quel vuoto creato dalla possibile perdita del lavoro, dalla paura di un futuro senza certezze e senza identità. Perché l’autunno orribile che si annuncia, quello delle conseguenze della crisi sull’occupazione, piomba su un …

“Più care, meno utili. Università italiane bocciate in Europa”, di Elisabetta Pagani

Per scegliere il miglior ateneo in cui studiare conviene aprire una bella cartina dell’Europa e prepararsi a comprare un biglietto aereo. Azzeccare il posto più indicato – in un confronto a cinque fra Francia, Gran Bretagna, Spagna, Italia e Germania – non è questione di fortuna: basta mettere sulla bilancia costi e benefici. E così si scopre che per vantare una laurea nel Paese più quotato del Vecchio Continente bisogna volare in Inghilterra. Per essere più «coccolati» dallo Stato, fra borse di studio (ne beneficia il 30% degli iscritti) e aiuti all’affitto (una quota ad ogni studente a prescindere dal reddito), l’opzione da scegliere è Francia. E per un ottimo rapporto qualità-prezzo la risposta è Germania: affitti bassi, rette contenute (in alcuni Länder è addirittura gratis), costo della vita sopportabile e più che incoraggianti possibilità di trovare lavoro subito dopo la laurea. Secondo tutte le classifiche è in Inghilterra che si contano gli atenei migliori. Ma soprattutto, per chi preferisse uno sguardo più concreto, è lì che si trova lavoro più velocemente dopo l’università (dettaglio …

“Rimbalza l’odio”, di Manuela Ghizzoni

La tragica vicenda dei migranti inghiottiti dal mare tra Malta e Lampedusa ha spinto molti visitatori del sito ad intervenire con commenti al post che riprendeva l’articolo domenicale di Scalfari su Repubblica (“Quei morti che gridano dal fondo del mare”) . Hanno scritto persone di centrodestra e centrosinistra. Qualcuno si dichiara “orgoglioso simpatizzante di Almirante”, ma non esita a manifestare la propria nausea nei confronti “di questo periodo moralmente buio” e parla significativamente di responsabilità per quella che è stata una vera e propria “strage”. Ho voluto intitolare così questo mio post parafrasando l’agghiacciante nome dato al gioco virtuale (?) promosso dal figlio di Umberto Bossi, perché, come ha lucidamente sottolineato il fondatore di Repubblica, il collante di questa maggioranza è sempre più l’odio e il richiamo ai peggiori istinti della società. La destra è alla ricerca continua di un capro espiatorio al quale imputare la sua inadeguatezza a governare. C’è la crisi? Viene negata, ma davanti alla crescente disoccupazione ci si può rifugiare dietro al paravento della presenza degli stranieri. Viviamo in una società …

“Scuola-parcheggio anziché tempo pieno, periferie a rischio”, di Adriana Comaschi

Il tempo pieno offerto quest’anno alle famiglie? «Un equivoco, su cui il ministro Gelmini ha barato». Le ore di mensa per chi ha chiesto il tempo scuola normale? Coperte a fatica e l’idea – già ventilata dalle famiglie dell’Ic 1 alla Barca – di pagare un educatore non passa, si teme che molti non potrebbero permetterselo. Le medie? Messe peggio delle elementari, «nessuno ne parla ma gli insegnamenti vengono spezzettati in modo mostruoso». BADANTAGGIO, NON TEMPO PIENO Cronache di un disastro annunciato nella periferia bolognese. L’istituto comprensivo 11 accoglie 860 bimbi del quartiere S.Donato, Pilastro compreso, dalle materne alla media, tre le elementari. In questo microcosmo da sempre cartina di tornasole della vitalità della scuola bolognese i tagli del governo si sono abbattuti in due tempi: via una cattedra in organico di diritto, via un’altra con quello di fatto. Risultato, la dirigente Maria Amigoni ha dovuto annunciare ai genitori che «io il tempo pieno non lo assicuro a nessuno, cercherò di salvaguardare le ultime classi ma non è detto. E comunque saranno tutte ore di …

“Il Pd e la sfida dei voti a Nord Est”, di Roberto D’Alimonte

Durante tutta la storia della Seconda Repubblica una sola volta la sinistra italiana ha avuto più voti della destra: nelle elezioni politiche del 2006 alla Camera (al Senato anche in quella occasione la destra prese di più), ma la coalizione dell’Unione con cui Prodi vinse per 24mila voti quelle elezioni non era solo sinistra. Era sinistra più pezzi di destra traghettati a sinistra nel 1995 (Dini) e nel 1998 (Mastella). Quando questi pezzi di destra sono tornati a destra (autunno del 2008) il governo Prodi è caduto e la sinistra è tornata a essere quello che è sempre stata nella storia del paese: una minoranza e per di più divisa. Con problemi di identità profonda, come ha riconosciuto ieri alla festa di Genova lo stesso segretario del Pd, Dario Franceschini. La sinistra italiana ha meno consensi della destra. Questa è la prima ragione della sua debolezza. Il suo maggior partito, il Pds poi Ds, non è mai andato oltre il 21,1% dei voti (1996). Le formazioni politiche confluite nell’attuale Pd, e cioè Pds, Ds, Popolari, …

«Diritto allo studio da tutelare». Intervista a Mariangela Bastico

«Lo Stato dovrebbe intervenire per tutelare il diritto allo studio. Da un lato servono provvedimenti e risorse aggiuntive per garantire almeno i libri di testo gratuiti agli studenti che non hanno superato l’età dell’obbligo scolastico, dall’altro lato servono provvedimenti che obblighino le università a rapportare le tasse ai servizi offerti e a esonerare dal pagamento gli studenti meritevoli che hanno un reddito basso». Questa è la ricetta della senatrice Mariangela Bastico, responsabile nazionale scuola del Partito Democratico, contro il caro studio. Quest’anno il set completo per la scuola arriverà a sfiorare i 900 euro a studente. Cosa ne pensa? «Questi rincari sono piombati sulle famiglie italiane nonostante il ministro Gelmini abbia fatto di tutto per limitare le libertà degli insegnanti di scegliere i libri di testo da usare. Si è addirittura parlato di libri scaricabili online. Lo scopo era quello di evitare spese troppo elevate, un obiettivo evidentemente mancato». Cosa non si è fatto per evitare questi rincari? «Innanzitutto, bisognava aiutare gli studenti che hanno l’obbligo di andare a scuola fino ai 16 anni d’età …