Mese: Agosto 2009

“Redditi, il 14,5% degli italiani sotto la soglia di «povertà locale»”, di Marco Tedeschi

Il 14,5 per cento degli italiani, cioè 1,4 milioni di persone, dichiara redditi inferiori alla soglia di povertà della città o del paese in cui vive. Emerge da una ricerca del Centro Studio Sintesi di Venezia, che evidenzia come disporre di un reddito in linea con la media nazionale non metta di fatto i cittadini al riparo dal rischio povertà. Perchè – rileva la ricerca – «molto dipende dal costo della vita della città in cui si vive e si lavora». L’indice del rischio di povertà locale – spiega il centro Studi Sintesi di Venezia – esprime la percentuale di contribuenti che dichiarano un reddito inferiore a una determinata soglia critica che è variabile da Comune a Comune, in quanto dipende da diversi fattori: come ad esempio i differenti livelli di spesa per consumi delle famiglie, dalla dimensione media familiare e dal numero medio di percettori di reddito per ciascun nucleo familiare Avere un reddito di 11mila euro a Milano non ha lo stesso valore, neanche sul potere d’acquisto, che ha a Cagliari. Dall’analisi viene …

“La Rai rifiuta il trailer di Videocracy ‘E’ un film che critica il governo'”, di Maria Pia Fusco

Nelle televisioni italiane è vietato parlare di tv, vietato dire che c’è una connessione tra il capo del governo e quello che si vede sul piccolo schermo. La Rai ha rifiutato il trailer di Videocracy il film di Erik Gandini che ricostruisce i trent’anni di crescita dei canali Mediaset e del nostro sistema televisivo. “Come sempre abbiamo mandato i trailer all’AnicaAgis che gestisce gli spazi che la Rai dedica alla promozione del cinema. La risposta è stata che la Rai non avrebbe mai trasmesso i nostri spot perché secondo loro, parrà surreale, si tratta di un messaggio politico, non di un film”, dice Domenico Procacci della Fandango che distribuisce il film. Netto rifiuto anche da parte di Mediaset, in questo caso con una comunicazione verbale da Publitalia. “Ci hanno detto che secondo loro film e trailer sono un attacco al sistema tv commerciale, quindi non ritenevano opportuno mandarlo in onda proprio sulle reti Mediaset”. A lasciare perplessi i distributori di Fandango e il regista sono infatti proprio le motivazioni della Rai. Con una lettera in …

Franceschini: «Premier non vuole critiche». Marino: «Pd via da Rai»

«Il Presidente del Consiglio vuole mettere il bavaglio a Raitre: non sopporta l’idea che alla ripresa autunnale ci siano giornalisti che fanno vero giornalismo d’inchiesta e comici che magari scherzano sulle sue vicende. Questo non riesce a sopportarlo e, quindi, vuole mettere il bavaglio alla Rai». Questo afferma il segretario nazionale del Pd, Dario Franceschini. Il candidato segretario del Pd, Ignazio Marino, rilancia invece tra i sostenitori della propria mozione congressuale la propria idea: «L’Usigrai è d’accordo con me. Il Consiglio di amministrazione della Rai deve fare le nomine subito, si rilanci un piano editoriale, mentre il Partito democratico faccia un passo indietro e non partecipi a questo orribile gioco solo per avere la possibilità di poter nominare un direttore ed un vice direttore». L’Unità, 27 agosto 2009

“Un leader in mezzo al guado”, di Federico Geremicca

Alla fine del lungo faccia a faccia con Franco Marini, molti dei presenti al dibattito avevano forse più chiaro il motivo per il quale Gianfranco Fini – a differenza di molti ministri del governo in carica – non ha rifiutato l’invito rivoltogli dagli organizzatori della Festa democratica di Genova. Il presidente della Camera ha probabilmente deciso di intervenire e parlare non solo per rispetto del ruolo istituzionale che ricopre e che lo vuole super partes, ma perché aveva più di un «sassolino» da togliersi dalle scarpe. Fini lo ha chiarito fin dalle prime battute del suo intervento, ed è stato conseguente. E così, non c’è stato tema affrontato sul quale non abbia espresso posizioni del tutto dissonanti rispetto a quelle messe in campo dal Pdl – e soprattutto dalla Lega – in questo torrido mese di agosto. Dall’immigrazione alle «gabbie salariali», dal testamento biologico («Farò il possibile per correggere il testo») fino alla legge sull’omofobia, è spesso parso ascoltare uno dei leader dell’opposizione, piuttosto che uno dei cofondatori del Pdl. Il popolo democratico ha molto …

“L’Europa mangia troppo. Una sola Terra non basta più”, di Andrea Tarquini

BERLINO – Una Terra sola non basta più a sfamare tutti i suoi abitanti. Se nel futuro prossimo tutti mangeranno tanto cibo e tante pietanze pregiate, a cominciare da carne e pesce, come gli europei, allora ci vorranno tre Terre, sarà necessaria una produzione alimentare tripla di quella possibile nel nostro caro, vecchio e sovraffollato “pianeta blu”, per nutrire i suoi abitanti. E siccome i pianeti non si possono clonare, l’unica soluzione è mangiare meno per sfamare tutti, una riedizione amara e allarmata del «lavorare meno, lavorare tutti» sessantottino e post. Lo dicono gli ultimi rapporti della Fao, l’organizzazione delle Nazioni Unite per agricoltura e alimentazione, cui la Sueddeutsche Zeitung ha dedicato una delle sue frequenti pagine intere sulle grandi emergenze. Lo spettro della fame, vecchio quanto l’umanità, risorge sempre imprevisto a sfidarla con volti nuovi. Le cifre parlano chiaro, fanno paura. Solo l’11 per cento della superficie della Terra è utilizzabile per la produzione agroalimentare. Cioè, un’area grande poco più di cinque volte l’Italia, per sfamare tutto il mondo. E di qui al 2050 …

“Il nuovo discrimine”, di Luigi Manconi

La morte dei 73 eritrei ha evidenziato crudelmente una questione non nuova, ma che faticava a manifestarsi. Il tema dell’immigrazione costituisce una frattura profonda per le società contemporanee. Dunque, questa vicenda sembra poter rappresentare un punto di svolta. Sia chiaro: contrariamente a quanto si sente ripetere, l’immigrazione non è questione di solidarietà- i buoni sentimenti contrapposti al truce cattivismo della Lega -, bensì di economia e demografia, diritti e doveri, politiche pubbliche e strategie di inclusione, welfare universalistico e integrazione. Insomma, non è un problema di «generosità verso gli ultimi», bensì un fattore essenziale dei moderni sistemi di cittadinanza e un test cruciale per la qualità delle democrazie contemporanee. Certo, è buona cosa che la Chiesa cattolica si sia mossa, e con tanta forza, in questa circostanza, ma è un errore pensare che la tutela dei diritti irrinunciabili della persona debba avere, di necessità, un’ispirazione religiosa. Quella tutela è, deve essere, fondamento di ogni politica democratica degna di questo nome. Dall’intransigente difesa di quei diritti discende la natura stessa dei regimi democratici: essa non può …

“Immigrati, risorsa che va governata”, di Mario Draghi

Nell’azione di ricostruzione non partiamo da zero. Possiamo anzi muovere da alcune posizioni di vantaggio. Molte imprese sono state capaci di avviare un processo di ammodernamento tecnologico e organizzativo, anche migrando dal comparto originario per entrare in segmenti connotati da più elevata intensità tecnologica dei prodotti, come hanno mostrato le indagini della Banca d’Italia. Il ritardo di competitività che si è accumulato dalla metà degli Anni Novanta è ancora ampio, ma il quadro che emerge è dinamico. Ciò indica che non pochi imprenditori sanno ancora far bene il loro mestiere. […] Disponiamo poi di una altra risorsa, potenzialmente di grande rilevanza per la nostra economia, la disponibilità di lavoro straniero; ma potremo utilizzarla solo se saranno governati i gravi problemi che essa pone sotto il profilo della integrazione sociale e culturale. Fino agli Anni Ottanta il saldo migratorio dell’Italia è stato negativo; negli ultimi venti anni il numero di stranieri residenti è progressivamente salito fino a 3,4 milioni all’inizio del 2008 (il 6 per cento della popolazione). Tenendo conto delle persone presenti ma non iscritte …