“La lega e l’Italia delle regioni”, di Paola Bonora
Caro direttore, da vent’anni le urla roche di Bossi costruiscono l’immaginario geografico e la mappa costituzionale dell’Italia. Performano la sua intelaiatura territoriale. Ora spostano il gioco direttamente sui simboli. Un dispositivo semiotico dall’intento sfacciatamente separatista per marcare differenze, frantumare la faticata unità, giustificare le gabbie, gli sbarramenti culturali, le xenofobie. Icone inventate, sconosciute, pure finzioni. Sulle identità regionali, qui sta il paradosso. Tutta la geografia delle regioni è inventata. Eppure esiste dall’atto costituente. Le regioni costituzionali potrebbero infatti rientrare a pieno diritto tra i falsi storici. Non sono mai esistite prima del 1948. Quelle che noi chiamiamo regioni, e sulla cui istituzione in organi di governo periferico i costituenti hanno discusso lungamente, erano in realtà i “compartimenti statistici” che vennero ritagliati per l’organizzazione del primo censimento del Regno. Ribattezzati con noncuranza “regioni” a inizio Novecento senza che ne fossero mutati fisionomia e significato. Partizioni disegnate per la raccolta dei dati ma prive di altre implicazioni, se non per qualche vago e impreciso riferimento a denominazioni tramandate (come tante altre toponomastiche locali che pure non hanno …