“Quei deputati che scopriranno l’inferno delle carceri”, di Adriano Sofri
L’Unione Europea ha fissato, attraverso un tormentato itinerario legislativo, gli spazi minimi che gli allevatori devono assicurare ai polli da carne e alle galline ovaiole. Può darsi che qualcuno ne sorrida: è umano. Se avesse visto le gabbie o i capannoni in cui i polli sono stipati in 20 e più in un metro quadro, e anchilosati, e avvelenati dall’ammoniaca delle loro deiezioni accumulate, ne avrebbe pena, e avrebbe pena di sé e delle uova e dell’arrosto che mangia. Grazie alla norma dell’Europa, sullo spazio di un foglio protocollo conducono la loro esistenza tre galline. Non è facile da figurarsi, dite? Infatti. Poco fa la Corte europea per i diritti di Strasburgo ha stabilito che anche gli animali umani in gabbia –nel caso, un detenuto rom bosniaco, Izet Sulejmanovic- debbano avere un proprio spazio minimo, senza di che chi li reclude è colpevole di trattamenti inumani e degradanti: lo Stato italiano è stato condannato a risarcire il detenuto con la cifra di mille euro. Simbolica, ma neanche tanto. La Corte europea ritiene che un essere …