Mese: Agosto 2009

“A sorpresa l’inno di Mameli, poi il voto”, di Michele Ainis*

Ventidue dicembre 1947. È pomeriggio. Dinanzi a Montecitorio, sotto la scalinata, va addensandosi una piccola folla trepidante. Gruppi di liceali, e uomini con la barba mal rasata, e donne strette in un paltò di panno scuro lungo fino ai piedi, come s’usava allora. Infine il campanone di Montecitorio suona a distesa nella piazza, mentre la facciata del vecchio palazzo s’accende di centinaia di luci come una luminaria. Luci e bagliori anche dentro l’aula, dove i fotografi fanno scattare le loro macchine al lampo di magnesio. Con 453 voti favorevoli e 62 contrari, è appena stata battezzata la Costituzione della nuova Repubblica italiana. Ecco, avrei voluto esserci, in quell’inverno romano. Anche se le cronache lo descrivono rigido, piovoso, spazzolato dalla tramontana. Anche se a quel tempo una tazzina di caffè era un lusso per pochi, e d’altronde tra il 1938 e il 1945 gli italiani avevano perso metà del proprio reddito. Anche se una casa su quattro era priva di cucina, una su due mancava dell’acqua corrente, tre su quattro non avevano neppure il bagno. Ma …

“Napolitano: “Aspetto risposte sull’Unità d’Italia dal governo”, di Federico Geremicca

Il Presidente della Repubblica si dice preoccupato dai ritardi: «Se ho scritto una lettera è per avere chiarimenti» Di certo avrebbe preferito trascorrere le sue brevissime vacanze leggendo altro – almeno sui quotidiani – piuttosto che lo stillicidio di polemiche distillate dall’estate leghista. I dialetti nelle scuole, i test agli insegnanti, le bandiere regionali affianco al tricolore, la zuffa intorno all’inno di Mameli… Nulla, insomma, che possa aver fatto particolarmente piacere a Giorgio Napolitano, nella sua doppia veste di simbolo e garante dell’unità nazionale e di meridionale e meridionalista convinto. Chi gli sta vicino o fa la spola tra i «palazzi» e la tenuta presidenziale di Castel Porziano giura che il Capo dello Stato si sia a ragion veduta astenuto dall’intervenire. «Non è questione che si possa affrontare con una battuta. Ci sto riflettendo… Del resto – dice il Presidente – il rovescio della medaglia in questione è la situazione del Mezzogiorno e lo stato di estremo disagio in cui versano le nostre regioni meridionali». Di questo parlerà certamente presto, magari anche prima della visita …

“Congresso Pd, parte la guerra dei sondaggi”, di Goffredo de Marchis

L’Ipsos ribalta i dati Ipr: Franceschini in vantaggio. E Bersani va da Cl La guerra dei sondaggi: Franceschini, dagli inizi di agosto, tiene nel cassetto una ricerca commissionata all’Ispos di Nando Pagnoncelli che ribalta i risultati del pronostico dell’Ipr. Altro che 20 punti di vantaggio per Bersani. Il segretario, a due mesi dalle primarie del 25 ottobre, è in testa di 10 punti e sfonda nei territori dello sfidante. La guerra delle parole: Franceschini ha atteso di vedere lo slogan dell’avversario (”un senso a questa storia”) e ha deciso di giocare di contropiede. Nel “titolo” della sua campagna ci sarà un riferimento al “futuro” in contrapposizione alla “storia” di Bersani (e di Vasco Rossi…). Nuovo contro vecchio, in poche parole. La guerra della simbologia: Franceschini sfida Massimo D’Alema, grande sponsor di Bersani, nella tana del lupo, a Gallipoli. In Salento, dopo il debutto alla festa democratica di Genova lunedì, farà una delle sue prime tappe dopo le vacanze mercoledì 26 invitato dall’ex fedelissimo dalemiano Flavio Fasano (l’ex ministro è stato anche suo testimone di nozze), …

“Le scuole aprono, le incognite restano”, di Paola Fabi

Alla vigilia dell’apertura dell’anno scolastico restano irrisolti molti nodi e i sindacati annunciano un autunno caldo Non sarà facile il prossimo anno scolastico. Lo hanno ben presente i presidi, alle prese con l’organizzazione delle classi e delle scuole stesse, e i sindacati che già annunciano un autunno caldo. I tagli, voluti dal ministro Tremonti e accettati dalla Gelmini, porteranno un vero putiferio negli istituti scolastici: meno docenti nelle aule, accorpamento di queste ultime a fronte di un aumento della popolazione studentesca, meno personale non docente, chiusura di plessi scolastici soprattutto di quelli situati in territori marginali. Una situazione difficile, come hanno evidenziato a più riprese anche le Regioni, e che rischia di mettere in discussione lo stesso diritto allo studio. L’ultimo capitolo è stato scritto ieri: i tagli al personale non docente sono ormai legge dello stato e i tagli del 17 per cento degli assistenti amministrativi, assistenti tecnici e collaboratori scolastici sono interamente confermati. Quindi, per tre anni consecutivi, a partire dal prossimo primo settembre, spariranno circa 14mila posti di personale Ata: in tutto …

“Il fisco mediatico di Tremonti”, di Stefano Fassina

Dall’arrivo del ministro Tremonti a via XX Settembre, l’Agenzia delle Entrate e la Guardia di Finanza hanno moltiplicato la loro presenza sui media per magnificare i risultati raggiunti nella lotta all’evasione fiscale. Le loro uscite mediatiche seguono sempre a ruota la diffusione di preoccupanti dati sulle entrate da parte della Banca d’Italia o del Dipartimento delle Finanze. È la via scelta dal ministro per coprire, con la complicità di media servili, gli inequivocabili segnali di allargamento dell’evasione fiscale. La propaganda di Tremonti gioca su un equivoco: fa coincidere la lotta all’evasione con i controlli. Ma, non è così. I controlli sono soltanto un pezzo della strategia da attuare. Nei sistemi fiscali moderni, tanto più in situazioni come l’Italia, segnate da elevata propensione morale ed economica all’evasione e sanzioni troppo spesso virtuali, è decisivo prevenire oltre che scoprire e possibilmente punire il reato. Ossia, è decisivo innalzare barriere all’evasione. Quelle barriere innalzate dal Governo Prodi ed eliminate con i primi decreti del Berlusconi IV (dalla tracciabilità dei compensi, all’elenco clienti fornitori). Oggi, l’offensiva mediatica di Tremonti …

Bastico: “Cie, sull’immigrazione solo slogan dal governo”

Criminalizzare tutti gli immigrati aumenta le tensioni sociali e non fo rniscesicurezza. Gli immigrati in Italia sono necessari, aiutano in particolare l’occupazione femminile. “Episodi come quello accaduto al Cie di Modena sono gravi , e per questo è doveroso trovare e punire i responsabili. Tuttavia questa protesta è l’ennesimo segnale che i provvedimenti del governo sulla sicurezza non solo producono tensioni e arroventano il clima sociale, ma si rivelano slogan completamente inefficaci se non sono seguiti da impegni veri in termini di risorse e finanziamenti, e da un nuovo modo di concepire politiche per l’immigrazione”. Con queste parole Mariangela Bastico – candidata alla segreteria regionale del Partito Democratico – commenta la rivolta al Centro di identificazione ed espulsione di Modena. “Il pacchetto sicurezza – continua Bastico – contiene solo promesse, perchè se a parole il governo sembra usare il pugno duro, nei fatti non risolve nulla, aumentando le tensioni sociali. Non si può criminalizzare l’intero fenomeno dell’immigrazione, ma si deve riconoscere quanto dimostrato dalla banca d’Italia nel Rapporto sulle economie regionali: e cioè che, al …

“L’italiano, una lingua democratica”, di Vittorio Messori

Il guaio dell’età che avanza — parlo per esperienza — è soprattutto la noia . Quella di chi subisce il ciclico ritorno degli stessi dibattiti, degli stessi temi, degli stessi equivoci. È naturale: ogni generazione deve ricominciare da capo. Ma, per il povero anziano, è pur sempre tedioso. Tra i «tormentoni» ricorrenti, ecco di nuovo, in queste settimane, la questione — rinfocolata periodicamente dalla Lega — del rapporto tra lingua nazionale e dialetti locali. Qui, i seguaci di Bossi hanno un grosso, irrisolvibile handicap rispetto a molti movimenti stranieri federalisti o separatisti. In effetti, non vale per l’Italia quanto – osservava Ernest Renan – è vero per altri grandi idiomi. Il francese imposto da Parigi a occitani, bretoni, normanni, còrsi, alsaziani, lorenesi. Il castigliano imposto da Madrid a catalani, baschi, valenciani, galiziani, aragonesi. L’inglese imposto da Londra a gallesi, scozzesi, irlandesi. Il russo imposto da Mosca a ucraini, bielorussi e altre etnie slave. Il mandarino di Pechino imposto a tutti i cinesi. Due sole, grandi lingue, divenute ufficiali per uno Stato, non sono state imposte …