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“Silvio record in tv, servilismo standard”, di Stefano Balassone

Nella calura di Ferragosto un tempo la Rai mimetizzava gli ordini di servizio della lottizzazione.
Oggi vengono pubblicati da Agcom, e riportati sul Sole 24 Ore di ieri, i dati sull’uso del tempo dei telegiornali, elaborati da Isimm.
A farla breve, al governo Prodi i tg assegnavano il 6,6 per cento del tempo dedicato alla politica. Il governo Berlusconi ottiene invece il 27,8 per cento, quattro volte e mezzo di più. La differenza è un po’ maggiore su Mediaset, un po’ minore su Rai.
L’esplosione del tempo dedicato al governo Berlusconi dura ininterrotta da mesi e non accenna a ridimensionarsi.
Molti diranno che non ci volevano l’Agcom e l’Isimm per rivelare un fenomeno che è agevolmente percepibile da chiunque guardi la televisione. Però le sensazioni sono una cosa e le cifre, nude e crude, fanno comunque impressione e inducono a pensieri foschi.
Forse per rasserenarci, Agcom e Isimm si sono assunte la responsabilità di un commento a dir poco originale: la bulimia televisiva non sarebbe di Berlusconi&C. nei confronti della televisione, ma sarebbe invece della televisione nei confronti di qualsiasi cosa faccia, dica o pensi la squadra al governo, e il caposquadra in particolare.
Tutto perché «il Pdl mostra una maggiore capacità di fare notizia, di produrre eventi in grado di attrarre l’attenzione dei mass media».
Peccato che di ciò non venga fornita l’unica controprova possibile, attraverso la rilevazione dei comportamenti tenuti da TgLa7 e Sky24 oltre che, e non è poca cosa, dalla stampa quotidiana.
Anche costoro, vorremmo sapere, dedicano al governo Berlusconi un tempo quattro volte e mezzo maggiore di quanto ne dedicassero al governo Prodi?
Restiamo in attesa di saperlo, sperando che l’Isimm possa illuminarci, anche al fine di fare ammenda dei nostri stessi pregiudizi: quelli che ci inducono a ritenere che i dati offerti alla nostra attenzione, più che rivelare una dote del Pdl, ovvero la sua capacità di fare notizia, siano un segno dell’avvitamento clientelare delle aziende del cosiddetto duopolio televisivo.
Forse è proprio vero che le ultime nomine in Rai hanno tardato fin troppo a venire, tenendo i direttori vecchi in una condizione di permanente ricatto.
Vedremo, nell’indagine che verrà certamente pubblicata a Ferragosto del prossimo anno, se la schiena dei nuovi direttori non è affetta dalla gobba servile dei predecessori.

da Europaquotidiano.it

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