I ragazzi leggono male e faticano poi con la matematica “Sono destinati a posti irregolari”. Lo studio tiene conto anche del tasso di abbandono scolastico, al 25,5% nel Mezzogiorno. Il buongoverno? Non cercatelo al Sud. Nelle regioni settentrionali, le pubbliche amministrazioni sono più capaci di incidere sulla realtà economica e sociale del proprio territorio. Emilia Romagna, Lombardia, Toscana e Piemonte sono davanti alle altre. Le “promosse” sono tutte al Centro-Nord e infatti registrano, con l’eccezione della Valle d’Aosta, risultati superiori alla media nazionale. L’altro lato della medaglia è la parte bassa della Penisola che finisce dietro la lavagna. Con Molise e Sardegna a chiudere la graduatoria. Un Mezzogiorno che, quindi, mostra «un apparato amministrativo di gran lunga meno efficiente».
A rilevarlo è un recente studio di Bankitalia, che considera le politiche nazionali e regionali nell’ultimo decennio. Gli autori della ricerca utilizzano un super-indice elaborato dal Formez. È stato costruito tenendo conto degli interventi di semplificazione, di quelli per il lavoro ma anche della capacità di rafforzare la competitività. Ai raggi X, infine, l’utilizzo delle risorse finanziarie da parte delle amministrazioni locali. L’analisi, che tiene conto dei servizi erogati dalle amministrazioni pubbliche sul territorio regionale, conferma un divario tra Nord e Sud.
Differenze riscontrabili anche se si scende nel dettaglio dell’istruzione, dei servizi pubblici locali e di quelli sociali. Lo studio della Banca d’Italia evidenzia che l’abbandono scolastico nel 2006 a fronte di una media nazionale del 20,6%, al Sud diventa il 25,5% rispetto al 16,8% del Centro-Nord (è misurato sui giovani da 18 a 24 anni con al massimo la licenza media).
Ma, in base ai dati proposti, non tutte le regioni meridionali sono uguali. Si va dal 14,7% dell’Abruzzo fino a superare il 28% per Sicilia e Sardegna. Da sottolineare che l’obiettivo nazionale è di scendere al 10% nel 2013. Il problema è, però, molto serio anche considerando le percentuali degli studenti con problemi di lettura e in matematica: nel Mezzogiorno lo scarto è molto ampio in entrambi i casi rispetto alla media italiana. Ed è un problema che va letto anche in prospettiva lavoro. Perché precedenti analisi – segnala lo studio – hanno rilevato che la distanza tra il Sud e il resto d’Italia nei livelli d’istruzione poi si trasforma in una quota maggiore di occupazione irregolare nel Meridione.
Non va meglio per i servizi all’infanzia e agli anziani. Secondo le cifre presentate, i Comuni con asili nido o micronidi al Sud sono poco più di uno su cinque (21,1%) mentre al Centro-Nord sono quasi uno su due (47,6%). Sicilia e Campania registrano valori più alti: rispettivamente il 33,1% e il 30,5%. Indietro Molise (2,2%) e Calabria (6,6%). Gli anziani con assistenza domiciliare sono l’1,6% nel Mezzogiorno, mentre le regioni centro-settentrionali sono già in linea con l’obiettivo nazionale al 2013 (3,5%). La realtà meridionale ha, però, più facce: il Molise arriva al 6,1%, la Sicilia allo 0,8%.
Come dimenticare l’emergenza rifiuti in Campania e a Palermo? Non a caso, secondo i valori presi in considerazione da Bankitalia riferiti al 2005, le regioni del Sud nel complesso hanno una quantità pro capite molto più alta di rifiuti travasati in discarica (senza alcun trattamento) rispetto al Centro-Nord. Lo stesso vale per la raccolta differenziata. Nel Mezzogiorno riguarda solo l’8,7% dei rifiuti, lontano dalla media nazionale del 24,3%.
La Repubblica 10.08.09