Il giornale radio delle 13 di ieri ci informava che «un gruppo di giovani per ingannare l’attesa sono scesi dalle auto e si sono messi a giocare a pallone sull’asfalto rovente». Però poi, nelle edizioni successive, non ci hanno detto com’è finita la partita. Forse stanno ancora giocando, avranno organizzato un torneo in notturna con i fari delle auto. I giovani hanno capito per primi che «passante» non significa più «collegamento rapido che attraversa una determinata zona», ma «struttura in cemento e asfalto ideata per far passare il tempo». L’anno prossimo rimedieremo organizzando un torneo di calcetto fra le squadre del passante di Mestre, dell’ingresso a Savona nell’Autostrada dei Fiori, della tangenziale Nord di Milano, della Roncobilaccio-Barberino del Mugello. I veterani della Salerno-Reggio Calabria sono esclusi per manifesta superiorità.
Benedetti italiani! Non leggete i giornali? Non guardate la televisione? Cosa dobbiamo ancora fare per farvi entrare in testa che siamo in crisi, il mattone non tira più, ci sono i tagli allo spettacolo e perciò quest’anno niente vacanze e niente ferie? Vi avevamo spiegato in tutte le salse che gli esodi biblici per le vacanze sono roba del passato, e questo è il bel risultato. È mai possibile che dobbiate sempre smentire le proiezioni degli esperti? Quando abbiamo deciso di allestire una riserva di mille o duemila bottiglie d’acqua per dissetare quei pochi automobilisti benestanti che si fossero avventurati sul passante, molti di noi hanno obiettato che erano troppe, che ci sarebbero rimaste sul groppone, che avremmo finito per doverle bere noi. E voi, pur di farci dispetto, vi siete buttati tutti sul passante, ansiosi di collaudarlo, prima che lo chiudessero per i soliti lavori di ammodernamento. Tutti a lodarlo: è una novità, un gioiello dell’ingegneria moderna, una perla del Nord-Est, al Sud un passante così passante se lo sognano. Tutti a dire: con il passante di Mestre non ci saranno mai più ingorghi.
E adesso siamo qui, a invocare san Bertolaso, a chiedere la proclamazione dello stato di calamità naturale. No, non dobbiamo fare i piagnoni come certi concittadini che non nomino, dobbiamo rimboccarci le maniche e prendere dei provvedimenti per evitare che il disastro si ripeta. Che nessuno si azzardi a tirare fuori i vecchi proverbi, «Tra il dire e il fare è passante il mare». La prima misura consisterà nel controllare che ogni automobile che si avventura oltre le barriere d’ingresso sia dotata di tanti kit di sopravvivenza per quanti sono i passeggeri. Ciascuno deve avere una dotazione di cibo e acqua per almeno un mese. Crediamo di interpretare il pensiero del Governatore della regione, proponendo che, almeno nei giorni contrassegnati dal bollino rosso, sia data la precedenza ai veneti da almeno sette generazioni. In alternativa, per sveltire le pratiche, si può ricorrere a un rapido esame di conoscenza del dialetto. Dopo i veneti tocca ai turisti provenienti dal Nord Europa, loro sono sempre i benvenuti; poi i settentrionali delle altre etnie, celti, longobardi, liguri, taurini, salassi. Ultimi i meridionali, tanto loro sono abituati a pazientare. Come diceva il grande Eduardo, «A’ da passa’ ’o passante!».
La Stampa, 2 agosto 2009
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