Per primo si è mosso Veltroni. Del resto, nelle ultime settimane era tornato spesso sulla questione: “Muoviamoci e battiamo un colpo sul conflitto di interessi che si è aggravato e altera gravemente la democrazia italiana”, e su cui c’è stata la “colpevole assenza” del centrosinistra, che non ha fatto quello che doveva quando poteva, cioè quando governava. Ha consegnato così l’Italia all’impero mediatico del premier Berlusconi. E quindi, l’ex segretario Pd ha presentato in corner, prima delle ferie, una proposta di legge semplice (13 articoli) e chiara: chi si trova in situazioni di conflitto d’interesse è incompatibile con le cariche di governo. Co-firmata da Roberto Zaccaria che ne ha predisposto gli articoli. Ma soprattutto – ed è quello che Veltroni rimarca – “il valore politico di questa iniziativa è per me in primo luogo nel fatto che è sostenuta e sottoscritta unitariamente da autorevoli parlamentari di tutta l’opposizione”.
Hanno aderito il presidente dei deputati dipietristi, Massimo Donadi e Leoluca Orlando, per l’Udc Bruno Tabacci, il portavoce dell’associazione Articolo 21, Beppe Giulietti. Da febbraio, quando lasciò a sorpresa la segreteria dei Democratici, poche uscite politiche e lavorio sotterraneo: “Vedo il mio futuro non in posti di potere ma nell’impegno nelle battaglie in cui credo perché dalle passioni civili non ci si può dimettere mai”, ha detto dal palco della Festa democratica a Caracalla qualche giorno fa annunciando la legge sul conflitto d’interessi.
“Ho lavorato con Zaccaria – spiega ieri – a un testo di legge che affronti in modo definitivo il tema, cruciale in una democrazia, della separazione tra interessi pubblici e privati. La colpevole assenza di queste norme in questi anni ha finito con il privare il nostro paese di una regola tipica di tutte le democrazie liberali”. Rincara Giulietti: “Le nomine Rai decise a Palazzo Grazioli, le minacce ai cronisti di Repubblica e dell’Espresso sono una conseguenza di questa distorsione: Berlusconi usa il suo conflitto d’interessi come una clava”.
La proposta si muove attorno a pochi principi-chiave: chi ha un patrimonio di almeno 30 milioni di euro o controlla un’impresa che opera grazie a una licenza concessa dallo Stato non può avere una carica di presidente del Consiglio, ministro o sottosegretario. Deve optare. Spiega Zaccaria: “Nel momento in cui si ottiene una carica di governo si ha l’obbligo di presentare all’Autorità per la concorrenza una relazione sul proprio patrimonio e sulla propria eventuale attività imprenditoriale. L’Autorità entro trenta giorni, se ritiene ci sia incompatibilità chiede di scegliere”. Se la persona interessata non lo fa, decade automaticamente dalla carica di governo. Se dichiara di volere vendere, ha sei mesi di tempo per farlo. C’è infine un altro articolo importante, l’11, sulla parità d’accesso ai mezzi di comunicazione durante le campagne elettorali. “Proposta convincente”, secondo Tabacci. Nessuna illusione di vederla approvata, vista la maggioranza che ha Berlusconi in Parlamento, però “deve essere la priorità numero uno, quando il centrosinistra tornerà al governo”, ribadisce Zaccaria. E Donadi: “Il conflitto di interessi è la madre di tutte le degenerazioni della scena politica italiana”.
La Repubblica 02.08.09