Mese: Luglio 2009

“Strappo delle regioni per Sud e sanità”, di Enrico Marro

Errani scrive al premier: non si affronta la crisi con decisioni unilaterali. Conti pubblici: Il presidente dei Governatori spiega la rottura delle relazioni con il governo. «Di momenti diffi­cili ne abbiamo avuti anche in passato, ma adesso la situazio­ne è critica». Il presidente della Conferenza delle Regioni, Va­sco Errani, parla della rottura delle relazioni con il governo, decisa all’unanimità, comprese le Regioni governate dal centro­destra, nella riunione di giove­dì scorso. Errani ha quindi mandato una lettera al presi­dente del Consiglio, Silvio Ber­lusconi, per spiegargli questa decisione e chiedergli un incon­tro. Che dovrebbe svolgersi do­po la riunione del G8. Che cosa ha fatto precipitare i rapporti? Il contenzioso si articola su numerosi punti, elencati nella lunga lettera al premier. Ma c’è anche un problema politico, di­ce Errani: «Le Regioni hanno sempre tenuto un atteggiamen­to di assoluta collaborazione col governo. Che invece va avanti a colpi di decisioni unila­terali ». Ma vediamo le principa­li critiche e richieste all’esecuti­vo. Le Regioni vogliono una de­roga al blocco del turn-over per le amministrazioni che non hanno sforato il Patto di …

Franceschini: “la crisi c’è ma dov’è il Governo?”

“E’ inaccettabile che il Governo neghi la crisi e continui a voltare la faccia dall’altra parte: questo e’ uno schiaffo alle famiglie ed alle imprese”. Così replica Dario Franceschini, a margine dell’appuntamento dell’associazione “Quarta fase” a Norcia, al presidente del Consiglio che solo questa mattina ha parlato di una crisi in cui “il peggio è già passato”. “È insopportabile questo modo di fronteggiare la crisi – dice Franceschini – e mentre famiglie e imprese chiedono misure urgenti, il governo continua nel suo atteggiamento di minimizzazione, continua ad intimidire i giornali che pubblicano i dati, e continuano ad attaccare gli organismi che li rendono noti. Anziche’ tenere questo atteggiamento il governo deve agire e anche accettare di confrontarsi con le nostre proposte”. “Di fronte a milioni di famiglie e imprese che chiedono misure urgenti, il presidente del Consiglio continua con questo atteggiamento che tende a minimizzare e negare il problema. Continua a intimidire editori e giornalisti, gli organismi internazionali. Di questo non se ne può più. Il governo ha il dovere di agire”, sottolinea Franceschini ricordando …

“L’Aquila già blindata, l’ira degli sfollati”, di Giuseppe Caporale

Tra scosse e nubifragi, nelle tende un giorno da incubo. “E ora hanno pure militarizzato la città, il G8 non ha dato un euro alla nostra economia. E qui le aziende chiudono una dopo l’altra”. L’AQUILA – «Il mostro è tornato… Hai sentito che botta?». Nella tendopoli di piazza D’Armi, un’ora dopo la nuova scossa che ha fatto ripiombare L’Aquila – o ciò che ne rimane – nella paura, almeno in apparenza è come se non fosse successo nulla. Qui, da tre mesi, millecinquecento terremotati combattono faticosamente per la normalità. Tra tende, polvere, caldo e pioggia. Ieri, poco dopo la scossa, sull’Aquila si è abbattuto un violento nubifragio che ha allagato le tendopoli. I cui abitanti tirano avanti come possono, combattono usando come arma i lavori quotidiani: fanno il bucato, cercano di tener pulita la tenda, trascorrono la giornata tra pali, viti e martelli. Come Enzo Spadoni, cinquantenne: «Stiamo montando un palco, perché sabato celebriamo il primo matrimonio dentro la tendopoli. Mi raccomando, venite a vedere…». Il “mostro” come, ormai da mesi, da queste parti …

“Male senza confini”, di Laura Lucchini

La mutilazione genitale femminile in Europa è molto più diffusa di quanto si immagini: dall’Austria alla Francia, crescono le pratiche clandestine e diminuiscono le denunce. In Germania sono oltre 24mila le donne-vittime. Terres des femmes lancia l’allarme: “almeno 4mila le bambine a rischio”.Circa 4000 ragazzine in Germania sono considerate dalle autorità e dalle ong competenti a rischio di infibulazione, una pratica a cui vengono sottoposte spesso nel corso di viaggi nei propri paesi d’origine. Nonostante ciò un tribunale ha emesso alcuni giorni fa una sentenza che permette a una famiglia etiope residente in Germania, di mandare la propria figlia in viaggio in Etiopia. Il caso ha diviso l’opinione pubblica e le organizzazioni dei diritti umani. «Abbiamo cercato di determinare se sussiste il rischio di mutilazione genitale per la ragazzina di 10 anni di Baden», ha spiegato il giudice Klaus Bohem- «il Tribunale è giunto alla conclusione che non c’è alcuna minaccia di lesioni a danno della minore». Con queste parole si sono chiusi martedì, mesi di processo in cui si scontravano l’associazione Task Force fgm …

“L’ossessione della sicurezza genera insicurezza”, di Michele Ainis

All’indomani del nuovo reato d’immigrazione clandestina, alla vigilia del prossimo reato d’intercettazione malandrina, resta in sospeso una domanda: quanti ancora vogliamo sbatterne in galera? Africani itineranti, giornalisti intraprendenti, e poi a seguire drogati impenitenti, automobilisti imprudenti, mendicanti e postulanti, perfino chi ha una casa da affittare, se putacaso sbaglia l’inquilino. Ma questa domanda se ne tira dietro una seconda: c’è in Italia un pozzo così largo e profondo da ospitare i rifiuti umani che gettiamo via dalla cucina? No, non c’è. C’è piuttosto un intero paese chiuso a chiave dentro il Belpaese. È grande quanto L’Aquila prima del terremoto, supera la popolazione di Teramo e Rovigo, ha il doppio d’abitanti rispetto a Enna, Aosta, Nuoro, Belluno, ma non dispone degli stessi chilometri quadrati. Vive in stanze dove si fanno i turni per dormire, talvolta in compagnia di qualche topo, talvolta sottoterra come a Favignana. È il paese dei galeotti: 63.460 residenti a giugno, 70 mila entro il prossimo dicembre, dato che le new entries sono mille al mese. Significa due volte e mezzo la popolazione …

“Da oggi siamo tutti un po’ meno liberi”, di Luigi Manconi

Oltre quarant’anni fa, l’Avanti! titolava: da oggi ognuno è più libero. Sia detto senza alcuna retorica: con l’approvazione del cosiddetto «pacchetto sicurezza» quell’annuncio (allora motivatamente ottimista) va rovesciato. È vero, nell’anno di grazia 2009 siamo tutti un po’ meno liberi. Le norme approvate vanno analizzate, ma già si può dire che la classificazione come reato dell’immigrazione irregolare e l’introduzione delle «ronde» costituiscono due lesioni profonde come non mai inferte al nostro ordinamento giuridico. E un significativo passo indietro nel sistema dei diritti e delle garanzie. Il risultato è di criminalizzare i migranti non per i loro comportamenti ma per il solo fatto di non essere nati in Italia, subordinando la regolarità del soggiorno al possesso di un permesso “a punti”, che la pubblica autorità potrà azzerare sulla base di criteri alquanto fumosi. Ma qui emerge una questione ancora più profonda: per la prima volta nel nostro sistema penale viene sanzionata la mera condizione di irregolarità. È reato, e aggravante nel caso si commettano altri reati, un semplice stato, una condizione, un dato esistenziale (migrante: come, …

Antonio, a casa dopo 20 anni di posto fisso. “Ho perso il futuro senza avere colpe”, di Roberto Mania

La nuova ondata di disoccupati non è più quella dei precari, ora tocca ai figli del baby boom. Stanno al nord, nelle fasce ancora industriali, nelle province del “voto calloso” alla Lega. Siamo solo all’inizio: la disoccupazione si muove in ritardo rispetto al Pil. Cinisello Balsamo (Milano) – «Mi chiamo Antonio, ho quarantadue anni, vivo a Cinisello Balsamo, sono disoccupato». Disoccupato, senza lavoro, senza più fabbrica. A casa, dopo vent’anni di contratto a tempo indeterminato, posto fisso e nessuna precarietà. La storia di Antonio Narciso da Bitonto, provincia di Bari, è la storia di una nuova generazione di lavoratori a rischio, né vecchi né giovani. Lavoratori garantiti fino al crollo della Lehman Brothers. Ora sono entrati nelle tabelle dei disoccupati dell’Istat e di Eurostat, e hanno cambiato prospettiva. La loro vicenda sta diventando complementare al racconto di Aldo Nove nel suo “Mi chiamo Roberta, ho 40 anni, guadagno 250 euro al mese”. Quello era il romanzo dei lavoratori flessibili, malpagati, senza futuro. Una generazione diventata matura nell’incertezza e che ora sta passando direttamente dalla precarietà …