Il Pd chiama Berlusconi in Parlamento sulle escort. Perché semplicemente spieghi. Dal momento che la questione è piuttosto seria: i comportamenti del Cavaliere e capo del governo violano alcuni articoli della Costituzione, a cominciare dall’articolo 54, nel quale si stabilisce che i cittadini a cui sono affidate funzioni pubbliche hanno “il dovere di adempierle con disciplina e onore”.
E poiché “gli italiani e le italiane hanno appreso da servizi fotografici, interviste e dichiarazioni mai smentite” degli incontri e delle feste “con giovani donne anche minorenni che ricevevano in cambio denaro e promesse di promozione professionali” o di seggi nelle istituzioni e tutto questo si chiama “sistema di scambio tra relazioni sessuali, denaro, potere che ha il suo epicentro nel presidente del Consiglio”, sarebbe il caso che lo stesso premier offra chiarimenti. Non generici, non con battute tipo “non sono un santo”, ma perché c’è un atto parlamentare che lo chiede e la faccenda politico-istituzionale non può passare sotto silenzio.
L’opposizione quindi si è decisa: un gruppo di deputati democratici ha presentato ieri un’interpellanza perché in fretta la cosa venga discussa. Le prime firmatarie sono donne, deputate trenta-quarantenni, e poi le ex ministre Livia Turco, Barbara Pollastrini, la capogruppo in commissione antimafia Laura Garavini, Sandra Zampa, portavoce di Prodi, Sabina Rossa, Rosa Calipari, quindi Roberto Zaccaria, Marco Calgaro, Mimmo Lucà. Le democratiche più giovani – Daniela Sbrollini, ex consigliera provinciale a Vicenza; Silvia Velo, ex sindaco a Campiglia; Susanna Cenni; Alessandra Siragusa; Paola Concia – avvertono subito che non c’è nessuna intenzione bacchettona o moralistica. Le veline, le letterine, le meteorine, le ragazze-immagine, le escort sono stessa generazione, o quasi. Ciascuno sta al mondo a modo suo.
Però le donne dell’Italia di Berlusconi “non devono, non possono rassegnarsi all’idea che faranno carriera con un provino al Grande Fratello o uscendo due, tre volte con un potente”. Da far vergognare, i maschi e potenti. Mortificante per la libertà delle donne. Nella riunione in cui le deputate Pd – “L’iniziativa è partita al femminile, è un atto di coraggio e coscienza”, precisa Turco – ognuna ha detto la sua. “È un’emergenza etica”. “Il silenzio sarebbe complice”, per Sbrollini.
“È una vicenda complicata da gestire politicamente, ma non possiamo chiederci sempre se è utile un atto parlamentare. È giusto, e basta”, taglia corto Velo. Non c’è il timore che finisca come al Senato, dove la mozione sull’etica dei comportamenti di chi ha incarichi istituzionali presentata da Zanda e Carofiglio è stata bloccata. Qui non c’è voto. C’è una richiesta che obbliga Berlusconi a dare una risposta. Meglio prima che poi. Possibilmente senza demandare ad altri, anche per non mostrare di avere paura. “Se la rappresentanza politica diventa oggetto di scambio è la Costituzione che viene violata”, sintetizza Turco.
La Repubblica 31.07.09
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