economia

“Fas a secco. Ecco chi ha tradito il Sud”, di Raffaella Cascioli

Dall’Ici alla “monnezza”, dagli ammortizzatori sociali all’Anas, dalle coperture delle opere infrastrutturali del Nord all’emergenza terremoto e, da ultimo, al decreto anticrisi. Sono solo alcuni dei mille rivoli nei quali si è dissolto il cosiddetto Fas nazionale. Soldi in gran parte del Mezzogiorno. Finanziamenti per le aree sottoutilizzate.
Risorse impiegate per ben altre finalità.
Dei circa 64 miliardi di euro del Fondo disponibili per la programmazione settennale 2007- 2013, i 26-27 miliardi del Fas nazionale sono letteralmente andati in fumo nei primi quattordici mesi del governo Berlusconi. Usati come un bancomat per tamponare questa o quella emergenza, per tappare i buchi di bilancio, per rispondere alle più svariate esigenze innescate da una crisi economica senza precedenti. Sugli altri miliardi il governo non ha finora allungato la mano per il semplice motivo che non può visto che non sono nelle sue disponibilità bensì in quelle delle regioni.
Si può partire da qui per cercare di capire perché i malumori da tempo crescenti nel governo e nella sua maggioranza, a cominciare dall’Mpa di Lombardo e in seno al Pdl, si siano incanalati in qualcosa di più di una protesta tanto da richiedere l’intervento del premier nel fine settimana. Se l’asse Bossi-Tremonti ha finora scippato al Sud i finanziamenti, adesso Mpa e il fronte dei parlamentari di centrodestra chiedono fatti e non parole. Immediata la replica lombarda con Castelli: no al meridionalismo piagnone.
A fronte dell’ennesima manovra che non dà nulla al Sud ma anzi toglie altri due miliardi al Fas, quell’inquietudine che da tempo alberga in molte sedi istituzionali meridionali e tra molti parlamentari meridionali della maggioranza si è scatenata in una ridda di rivendicazioni: dal partito del Sud al ministero del Mezzogiorno e, ancora, alla riedizione di una nuova cassa per il Mezzogiorno. Malumori cresciuti nelle ultime settimane, alimentati dalla debolezza del premier e pronti ad esplodere per settembre quando è atteso un vero e proprio fuoco alle polveri in seno alla maggioranza.
Se, dunque, in autunno è atteso un precipitare della situazione anche in vista di un atteso rimpastino interno al governo, nel frattempo il Sud affronta la crisi a mani nude.
A mettere il dito nella piaga per il Pd sono i deputati meridionali Francesco Boccia e Sergio D’Antoni e l’eurodeputato nonché vicepresidente del parlamento europeo Gianni Pittella.
Unanime la denuncia dell’impossibilità di Berlusconi di sbloccare – come il premier ha fatto sapere – 18 miliardi di finanziamenti Fas per il Sud, per il semplice motivo che non già stati assegnati. Secondo Boccia «Berlusconi e il governo la devono smettere di fare propaganda e, invece di sparare promesse estive, si diano da fare per ripristinare subito i 24 miliardi dei fondi Fas scippati al Sud in 14 mesi dal ministro Tremonti». Ventiquattro miliardi che, per D’Antoni, salgono a 26 (contando i due del decreto anticrisi) e che sono stati sottratti al Sud. Sbloccare i fondi, come annunciato da Berlusconi in un prossimo piano per il Sud, rappresenta per D’Antoni «una presa in giro: quei soldi sono delle regioni e il governo non può toccarli per vincolo europeo: quindi non faranno nessuna cortesia». Tanto più che nel decreto anticrisi non solo non c’è nulla per il Sud, ma addirittura per la sesta volta sono stanziati i soldi (1,3 miliardi di euro) per la realizzazione del ponte sullo Stretto compatibilmente con le esigenze di bilancio.
Pittella invece chiede «con quali fondi Fas Berlusconi intenda finanziare il piano straordinario per il Sud visto che i 18 miliardi in questione sono stati assegnati a giugno per gli ammortizzatori sociali, per le infrastrutture strategiche, per la messa in sicurezza degli edifici scolastici e carcerari oltre che per il termovalorizzatore di Acerra e il G8.

Europa, 28 luglio 2009