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Il 25 ottobre lasciamoci invadere. Come si svolgerà il “congresso”, di Salvatore Vassallo

Dalla Newsletter dell’On Salvatore Vassallo, presidente della Commissione dello Statuto del PD, Professore di Scienza politica all’ Università di Bologna
Chi non sopporta le primarie dice che il processo congressuale disegnato dallo statuto è interminabile, che lo Statuto del PD è complicato, macchinoso, da cambiare se non da cancellare. Non che non siano necessari aggiustamenti. Ma tanti, proprio tanti, lo dicono senza averlo nemmeno letto, lo Statuto, e per un’unica ragione. A controprova, mi capita spesso di fare questo esperimento, con dirigenti nazionali o locali di partito. Chiedo innanzitutto se i congressi dei Ds o della Margherita richiedevano meno tempo dei due mesi e mezzo (al netto di agosto) che impiegheremo a iniziare e chiudere la procedura congressuale 2009. Non ho mai ricevuto, come è ovvio, una risposta diversa. I congressi dei vecchi parititi duravano di più. Procedendo nel test, chiedo allora di indicare tre degli aspetti che secondo loro vanno cambiati. Fino ad oggi non sono riuscito a ottenere nessuna risposta precisa. In un terzo dei casi mi vengono indicate come modifiche assolutamente necessarie cose che nello statuto sono già esattamente come si dice dovrebbero essere. In un altro terzo ottengo risposte generiche. In un altro terzo si ricade nella vera questione: se a determinare la scelta del segretario e gli equilibri interni deve essere il voto dei soli iscritti o anche di tutte le persone che dichiarano d’essere elettori del PD e sono disposte a versare un contributo minimo; se sia giusto che il gruppo dirigente del Pd si faccia giudicare dall’intera platea dei suoi elettori oppure se i cittadini che votano alle primarie siano degli “invasori”. Proprio così, invasori, li ha chiamati D’Alema domenica scorsa alla festa dell’Unità a Roma: ” le primarie per l’elezione del segretario sono una regola assurda, figlia di una concezione che ha portato la società civile a invadere, occupare il partito ” (ANSA, Roma 5 luglio). Bersani aveva già espresso un’opinione simile e ora a catena i dirigenti territoriali che lo sostengono hanno perso ogni residua reticenza.

La contrarietà verso le primarie di D’alema ( Sole24Ore ) e della dorsale organizzativa pro-Bersani non mi stupisce. Purtroppo, anche osservatori normalmente acuti ed equanimi hanno preso a praticare, senza andare troppo per il sottile, lo sport nazionale di sparare a zero sul PD e (quindi) sulle sue regole interne, a prescindere, e danno credito all’idea che il meccanismo congressuale sia contorto o insensato. Cerco di dire in breve perché secondo me non è vero.

In base allo statuto le (cosiddette) primarie, che si terranno il 25 ottobre 2009 per eleggere gli organismi nazionali e regionali, saranno precedute da una consultazione tra i soli iscritti . Nel mese di settembre i circoli si riuniranno per discutere le candidature a segretario e le connesse mozioni. Votando per una o l’altra mozione, gli iscritti nomineranno anche i loro delegati alla Convenzione nazionale che si terrà l’ 11 ottobre e i delegati per le Convenzioni regionali che si terranno qualche giorno prima.

Questa prima fase ha tre funzioni: a) verificare che le potenziali candidature a segretario (nazionale e regionali) siano dotate di un minimo consenso tra gli iscritti, scremando le candidature credibili da quelle fittizie, giudicate inutili o inopportune; b) consentire ai candidati a segretario e ai sostenitori delle diverse mozioni di presentare le loro proposte e confrontarle di fronte a una platea qualificata di delegati (la “convention” nazionale dell’11 ottobre e quelle regionali); c) dare modo ai sostenitori delle diverse mozioni di coordinarsi e formare le liste per le assemblee nazionale e regionali in maniera meno verticistica di quanto accadde, per forza di cose, in assenza di una base organizzativa comune, nel 2007.

Alla elezione vera e propria, quella che si svolge il 25 ottobre, saranno ammessi tutti i candidati che hanno ottenuto almeno il 15% dei voti tra gli iscritti e comunque i primi tre, purché abbiano ottenuto almeno il 5% nella consultazione preliminare interna. Esattamente come nel 2007, il 25 ottobre, su una prima scheda si vota per liste di candidati all’Assemblea nazionale collegate alle candidature a segretario nazionale. Su una scheda distinta, si vota per le liste di candidati all’Assemblea regionale collegate alle candidature a segretario regionale.

È davvero così complicato? Non mi pare. Anche se, certo, è stato più semplice lo svolgimento del congresso fondativo del PdL! C’è tutttavia un aspetto che può legittimamente generare qualche dubbio. Siccome potranno accedere alle “primarie” più di due candidati alla segreteria, è possibile che nessuno di loro ottenga la maggioranza assoluta dei delegati nell’Assemblea (il discorso vale ovviamente sia per il livello regionale che per quello nazionale). In teoria, potrebbe succedere che tre candidati ottengano ciascuno circa un terzo dei seggi. Che si fa a quel punto? Non sarebbe meglio allora limitare l’accesso all’elezione finale solo ai primi due più votati dagli iscritti?

Sono dubbi che ci si è posti in fase di redazione dello Statuto. Limitando l’accesso alle “primarie” solo ai due più votati tra gli iscritti sarebbe stato escluso dalla competizione qualsiasi outsider, comprese personalità molto popolari. In ogni caso, in fase di elaborazione dello statuto i “bindiani” posero come condizione per loro irrinunciabile che fosse lasciata una chance di partecipare anche ad una terza candidatura di nicchia. Avendo accolto questa richiesta, c’erano tre alternative per chiudere il cerchio, ciascuna con un suo difetto. Una prima, apparentemente semplice, sarebbe stata quella di considerare in ogni caso eletto il candidato più votato, con il rischio di avere un segretario sostenuto da poco più di un terzo dell’Assemblea o addirittura portatore di una linea invisa ad una larga maggioranza del “parlamento” del PD. Una seconda alternativa poteva consistere nel chiamare di nuovo a votare tutti i simpatizzanti per un secondo turno di ballottaggio, ma era troppo costosa organizzativamente. Si è previsto quindi che, in caso non emerga un chiaro vincitore, ci sia un ballottaggio tra i primi due in Assemblea. Naturalmente l’Assemblea chiamata eventualmente a scegliere tra i primi due non è la “convention” eletta dagli iscritti, ma quella eletta dai simpatizzanti il 25 ottobre, in collegamento con i candidati a segretario e alle relative mozioni. Anche in caso di ballottaggio, quindi, il voto del 25 ottobre non verrà vanificato, soprattutto se i rappresentanti eletti in collegamento con il candidato arrivato terzo voteranno per quello tra i primi due con la “piattaforma” più simile alla loro.

La pratica ci dirà cosa può essere migliorato nel percorso. Sperando che nel frattempo non vinca chi vuole tornare al partito introverso … liberandosi degli “invasori”.

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