Lo scudo fiscale è pronto. Secondo fonti della maggioranza, il testo della misura sarà presentato oggi come emendamento al decreto anticrisi in discussione alla Camera. Il governo non ha chiarito le sue intenzioni su questa ennesima sanatoria salva-evasori all’incontro con le parti sociali («Cosa inammissibile», ha commentato Guglielmo Epifani). Ma i tecnici del Tesoro hanno lasciato filtrare parecchie ipotesi, rimbalzate da giorni sulla stampa.
Al momento una cosa è certa: l’Economia punta a rastrellare tra i 3 e i 5 miliardi. Per arrivare a un risultato di questo tipo, l’occasione dev’essere «ghiotta»: è necessario assicurare parecchi salvacondotti per ottenere che capitali «nascosti» si sottopongano ai vincoli fiscali. È probabile che dopo le ultime rivelazioni di stampa, dal testo finale saltino le sanatorie più «scandalose», come il «perdono» per i bancarottieri. Ma è altrettanto probabile che resti in piedi il perdono sul falso in bilancio, visto che per esportare capitali bisogna in qualche modo manomettere i libri contabili.
Stando alle ultime indiscrezioni, riportate ieri dal Sole24Ore, lo scudo in arrivo presenta parecchie novità rispetto a quello varato nel 2003. Prima di tutto è obbligatorio il rimpatrio dei capitali (all’epoca bastava dichiarare il capitale, mantenendolo ben protetto nei paradisi). Quanto al prelievo previsto per «liberarsi» della morsa fiscale, si pensa a una aliquota del 5% (sei anni fa fu del 2,5% la prima volta, e del 4% per la proroga). Stavolta però il prelievo non dovrebbe applicarsi al capitale, ma al rendimento finanziario prodotto dai capitali nell’ultimo quinquennio (fino a prima della crisi, cioè tra il 2003 e il 2007). Una formulazione molto complicata per gli uffici del nostro paese: molto probabilmente servirà una autocertificazione sull’effettiva portata dei rendimenti.
Come dire: non solo lo sconto sull’aliquota, ma anche l’assoluta arbitrarietà sulla base del prelievo. In questo modo l’Amministrazione è totalmente depotenziata. Serve a poco rassicurare sostenendo – come fanno certe fonti della maggioranza – che lo scudo (anonimo) coprirà soltanto la somma effettivamente rimpatriata e non eventuali altri capitali detenuti nei paradisi.
Fonti vicine all’esecutivo sottolineano anche il fatto che grazie ai nuovo accordi bilaterali con i paesi off shore, gli evasori saranno spinti a regolarizzarsi. Per la verità la storia dei paradisi fiscali è lastricata di accordi bilaterali, che non hanno mai fermato il flusso di capitali illegalmente esportati. Si valuta che quelli italiani «rifugiati» all’estero siano circa 500 miliardi. Una montagna, nonostante la sanatoria di sei anni fa.
Per quest’ultima sanatoria i tecnici valutano un rimpatrio tra i 60 e i 100 miliardi di euro. Stime che però non verrebbero messe nero su bianco dal governo, che sarebbe orientato a indicare cifre più prudenziali. Nel testo non vi sarebbe inoltre nessuna finalizzazione ad hoc e dunque nemmeno legata agli aiuti per la ricostruzione dell’Abruzzo, perché ciò non sarebbe consentito dall’Europa.
Quello dello scudo sarà solo uno dei fronti di battaglia con l’opposizione. Dario Franceschini ha già chiarito che per il Pd questa misura «è l’ennesimo condono, che avalla l’illegalità». Per i parlamentari si potrebbe discutere solo all’interno di un contesto europeo, e solo a condizione che vengano reintrodotte le misure anti-evasione del governo prodi che sono state cancellate. Le altre battaglie da affrontare nel decreto fiscale, in aula già lunedì, riguardano le pensioni, il patto della salute con le Regioni e la sanatoria per colf e badanti.
Gli ultimi emendamenti sono attesi per oggi alle 16, poi inizierà l’esame in commissione. Sul tavolo finora ci sono circa 900 proposte di modifica, Ma ormai nessuno nega che alla fine arriverà la richiesta di fiducia. «A proposito di dialogo» commenta Bruno Tabacci (Udc).
L’Unità, 15 luglio 2009
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