Al di là dell’arrivo della ripresa la mia prima preoccupazione è la disoccupazione che continuerà ad aumentare nel 2010 perché c’è un divario temporale tra l’inizio della ripresa ed il picco della disoccupazione». Così Strauss-Kahn, direttore del Fondo monetario, all’Aquila. Infatti anche nel periodo della «Grande depressione» la disoccupazione in America e in Europa toccò il picco un paio di anni dopo, nel 1932 quando una timida ripresa era già avviata. Nel I trimestre 2009 il Pil di Eurolandia è sceso del 2,5% rispetto all’ultimo trimestre 2008, lasciando presagire un calo del Pil superiore al 5% stimato sinora, mentre ad aprile la disoccupazione è aumentata di 560mila unità in un mese, portando a 21 milioni i disoccupati in Europa, disoccupazione 9,2%. Agli estremi della scala ci sono l’Olanda, col 3% di disoccupati e la Spagna col 18%, mentre Italia e Germania sono in media europea. Queste grandi differenze nei tassi di disoccupazione, in presenza di cali produttivi analoghi – il Pil nel I trimestre è sceso rispetto al IV del 2% in Spagna, del 2,4% in Italia e del 2,8% in l’Olanda – si spiegano con le diverse politiche nazionali di redistribuzione del lavoro. Oggi l’Olanda ha gli orari medi più bassi d’Europa, 38 ore per gli uomini e 26 per le donne, contro 41 e 33 ore per l’Italia. L’Olanda da anni incentiva la riduzione degli orari – ha il 40% di lavoratori part-time contro una media europea del 20% -, così come la Francia che ha confermato la legge delle 35 ore – Sarkozy ha solo ridotto leggermente il sovra costo degli straordinari – e la Germania che con i contratti di solidarietà tiene la disoccupazione sotto la media europea malgrado il più forte calo del Pil tedesco. All’opposto c’è l’Italia, che defiscalizzando gli straordinari è andata in direzione opposta e infatti il nostro è l’unico paese dove l’ora di straordinario costa meno dell’ora di lavoro ordinario, mentre in Europa costa mediamente il 20% in più. Che cosa succederà in autunno in Italia? Come prepararsi a ridurre la gravità del problema? Con una riduzione del Pil del 5% atteso nel 2009, i disoccupati aumenteranno almeno di 1 milione e senza politiche di redistribuzione del lavoro l’Italia vedrà un ulteriore calo dei consumi e del Pil. Un milione di disoccupati in più senza reddito per un anno equivalgono a 15 miliardi di minor consumi pari all’1% di Pil in meno. Perciò il governo dovrebbe combattere il picco della disoccupazione in tutti i modi, favorendo anche la redistribuzione del lavoro, estendendo la legge sui contratti di solidarietà esistente e scoraggiando, non favorendo, gli straordinari non necessari.
L’Unità 12.07.09
Pubblicato il 12 Luglio 2009