La crisi mondiale ha drammaticamente aumentato il popolo degli affamati. Secondo la Fao sono oltre un miliardo. Ma nelle dichiarazioni dei G8 non c’è traccia del fondo speciale di 15 miliardi per il pronto intervento. «La buona notizia è che Obama ha messo sul tavolo quattro miliardi di dollari per i prossimi quattro anni, la cattiva è che non si capisce se gli altri faranno altrettanto ». È il portavoce della Coalizione italiana contro la povertà Tiziano Marelli a sintetizzare qual è l’aspettativa di chi ogni giorno si batte contro fame e miseria. Il G8, oggi allargato ad alcuni dei paesi più poveri della terra (Angola, Etiopia, Nigeria e Senegal) e ad alcuni dei più influenti paesi africani (Algeria, Egitto, Libia, Sud Africa), discute di come far fronte alla valanga di nuovi affamati creati dalla recessione mondiale.
La proposta più coraggiosa – e forse più realistica – è appunto sul tavolo: la creazione di un fondo da 15 miliardi di euro per buttare una ciambella al popolo dei sommersi del pianeta. La Fao ha appena finito di calcolare che la crisi mondiale ha creato un surplus di affamati che rischia di trasformarsi in un’impennata dei morti da malnutrizione. Secondo i calcoli dell’agenzia delle Nazioni Unite, oggi il numero di chi è ad alto rischio cresce di 100 milioni di persone l’anno a livello globale: dagli 850 milioni di affamati del 2007 ai 1.020 del 2009.
I sindacati mondiali avvertono che a causa della crisi 150 milioni di persone hanno perso il lavoro negli ultimi mesi. E nei paesi in via di sviluppo questo significa un drammatico avvicinamento alla soglia della miseria totale, soprattutto nelle campagne. La scommessa, al G8, è quella di fare un balzo di consapevolezza: «Sembra di stare al summit del 2008, a quello di Greeneagles – commenta Marelli – nella dichiarazione del G8 nulla sembra essere mutato, come se la crisi non esistesse».
Invece, a diventare urgente è proprio la creazione di un fondo speciale per rispondere alla crisi alimentare, 15 miliardi di dollari di pronto intervento per fare fronte al crescere della minaccia globale. Soldi di cui non c’è traccia, per ora, nelle dichiarazioni uscite dall’Aquila e che potrebbero diventare il punto di svolta dell’azione politica del G8. Non è solo questione di dichiarazioni. Già un anno fa, i paesi sviluppati avevano deciso di dedicare 50 miliardi di dollari agli aiuti ai paesi in via di sviluppo, di cui la metà all’Africa.
Di questi soldi quasi nulla è stato investito, anzi, si è registrata una vera e propria contrazione degli aiuti ai paesi in via di sviluppo da tutti i più ricchi, con le uniche lodevoli eccezioni di Usa e Spagna. L’Italia si è guadagnata un primato negativo, tagliando del 56 per cento i fondi destinati alla povertà nella Finanziaria del 2009 (il premier ha spiegato ma in maniera poco convincente che il taglio è stato fatto per far fronte al terremoto in Abruzzo, avvenuto per altro mesi dopo che la riduzione era stata votata dal Parlamento).
Il risultato è che il nostro paese dedica a questo lo 0,1% % del Pil. E la promessa di riallinearci al livello minimo dello 0,6 per cento nei prossimi tre anni, fatta dal trio Berlusconi – Frattini – Tremonti in questi giorni, odora molto di recupero in extremis per non perdere la faccia di fronte ai partner del club del G8. Oggi si tratta di vedere se i ricchi del mondo sono disponibili non solo a rispettare gli impegni già presi, ma anche ad aggiungere i 15 miliardi di ‘pronto intervento’.
Obiettivo non scontato: «Ancora una volta il G8 sta pensando di falsificare i suoi libri contabili. Un miliardo di persone sono affamate e il G8 dà loro da mangiare parole poco convincenti: 15 miliardi di dollari per rispondere alla crisi alimentare possono sembrare tanti, ma se non si tratta di fondi addizionali è come incartare lo stesso regalo per darlo una seconda volta», ammonisce Farida Bena, portavoce di Oxfam International.
E – conclude Marelli – «a essere importante è anche chi e come gestirà questi fondi: la Banca Mondiale che è uno dei principali imputati della crisi mondiale? Per aiutare i contadini o dare una mano alle coltivazioni ogm?».
Terra 10.07.09