“Dietro Ahmadinejad, i Grandi Vecchi è lo scontro per il futuro della rivoluzione”, di Bill Keller e Michael Slackman
Fra i detrattori di Mahmoud Ahmadinejad proliferano le barzellette. In una c’è lui che si guarda nello specchio e dice: «Pidocchio maschio a destra, pidocchio femmina a sinistra». In Occidente, un tabloid americano quasi immancabilmente lo definisce il «Pazzo spietato», e nei giorni prima della sua rielezione veniva sbeffeggiato con gli appellativi di «scimmia» e «nanetto». Ma il Mahmoud Ahmadinejad che è appena stato proclamato presidente per un secondo mandato quadriennale non è un personaggio dei cartoni animati. Il 65 per cento con cui ha vinto le elezioni, sia che rispecchi realmente la volontà popolare sia che si tratti del prodotto di una frode, ha dimostrato che Ahmadinejad è il portabandiera, abile e senza scrupoli, di un’élite clericale, militare e politica unita e aggressiva come mai prima d’ora dai tempi della rivoluzione del 1979. In quanto presidente, Ahmadinejad è sottomesso alla vera autorità del Paese, la Guida suprema ayatollah Ali Khamenei, che ha l’ultima parola su tutte le questioni di Stato e di fede. Con queste elezioni, Khamenei e il suo protetto, secondo gli analisti, …