Decine di migliaia di badanti irregolari che da anni vivono e lavorano nel nostro paese rischiano adesso di ritrovarsi disoccupate e di precipitare nella clandestinità. Una situazione drammatica, che inevitabilmente finirà per ripercuotersi – anche dal punto di vista penale – sulle famiglie che le ospitano e che proprio alle loro mani hanno affidato la cura e l’assistenza di anziani, familiari malati e bambini.
E’ quanto accadrà tra pochi giorni, quando il Senato avrà definitivamente approvato il disegno di legge sicurezza che, tra le altre cose, introduce anche il reato di clandestinità. Per scongiurare questa possibilità, che da settimane angoscia migliaia di famiglie e di lavoratrici, nei giorni scorsi il Pd aveva presentato un emendamento in cui si chiedeva una sanatoria per le circa 600 mila persone, tra badanti, colf e baby sitter che già oggi lavorano in Italia. Emendamento bocciato ieri dalle commissione Giustizia e Affari costituzionali al cui esame si trova il testo di legge, e dove sull’esigenza di mettere fine a una situazione paradossale, visto che riguarda persone fondamentali per l’assistenza familiare, ha prevalso quella di procedere il più velocemente possibile all’approvazione del ddl tanto caro alla Lega. Un voto favorevole alla sanatoria avrebbe infatti comportato un nuovo passaggio alla Camera (il quarto) ritardando così ulteriormente l’approvazione del provvedimento. «Oggi si poteva compiere un primo passo verso la legalità – commenta la senatrice Emanuela Baio, presentatrice dell’emendamento bocciato -, ma nonostante l’evidenza dei dati e l’importanza anche economica che la regolarizzazione delle badanti avrebbe comportato, la maggioranza preferisce il lavoro nero».
Le conseguenze, drammatiche per le lavoratrici straniere, non saranno leggere neanche per le famiglie che le ospitano. Sempre secondo quanto previsto dal ddl, infatti, chi ospita un immigrato irregolare rischia l’arresto da 6 mesi e 3 anni e una multa fino a 5 mila euro. «Ironia della sorte vuole che molte famiglie hanno chiesto ormai, una o due volte, di regolarizzare la posizione di queste collaboratrici – conclude Baio – ma il governo preferisce che siano clandestine».
Da settimane ormai ai centralini di associazioni come le Acli arrivano telefonate di persone preoccupate per quanto potrebbe accadere. Sono 600 mila le lavoratrici domestiche iscritte all’Inps, e si calcola che almeno altrettante siano in una situazione di irregolarità, pur lavorando stabilmente presso una famiglia. «Le conseguenze di questa situazione potrebbero essere drammatiche», spiega Raffaella Maioni, responsabile nazionale delle Acli-Colf. «Stando alla nostra esperienza le famiglie non rinunceranno comunque all’aiuto offerto da queste persone, ma è chiaro che il clima di terrore che si è creato intorno agli stranieri potrebbe creare reazioni difficili da prevedere. Stiamo pagando una gestione non coscienziosa dei decreti di ingresso – prosegue Maioni – mentre servirebbe la programmazione di un nuovo decreto flussi».
E dire che solo poche settimane fa era stata il ministro delle Pari opportunità Mara Carfagna a chiedere di non criminalizzare le badanti. Richiesta accolta da Roberto Maroni, che aveva promesso un suo impegno in tal senso. «Terremo conto – aveva detto alla festa della polizia il titolare del Viminale – delle situazioni che hanno un forte impatto sociale come quella delle badanti». Ma si trattava solo di promesse elettorali.
Il Manifesto, 25 giugno 2009