Neppure Clemente Mimun ci ha messo così poco tempo a creare il conflitto con l’opposizione. Augusto Minzolini, che da editorialista de La Stampa è passato alla direzione del Tg1 (come da richiesta del premier nella sua residenza romana), ad una settimana dal suo insediamento è diventato un caso con una raffica di richieste per la convocazione in commissione di Vigilanza. A Saxa Rubra aspettano il piano editoriale, ma si avvertono i primi disagi.
Da due giorni, in effetti, i telespettatori del Tg1 non hanno idea di cosa contenga l’inchiesta della procura di Bari. Non si sanno spiegare come mai Silvio Berlusconi parli di «spazzatura» dalla quale non si farà «intimidire». le famiglie non hanno sentito pronunciare l’accusa di «istigazione alla prostituzione» nata dalle rivelazioni di Patrizia D’Addario, che ha raccontato al Corriere della Sera, di essere stata pagata per partecipare a delle feste a Palazzo Grazioli. Elementi da verificare, certo, ma da mercoledì mattina, nelle edizioni del Tg ammiraglio del servizio pubblico, si collegano le parole «spazzatura» all’accusa che il Pdl in coro getta su Massimo D’Alema: di aver tramato con la procura di Bari per via della sua considerazione, per altro politica, sull’arrivo di una «scossa».
La notizia non c’è, e il «caso» diventa l’ex ministro degli Esteri. Nell’edizione delle 20 di ieri sera il tema non era neppure nei titoli; nel servizio interno, dopo la visione di un premier a Bruxelles, il Bari-gate passa come «scontro politico». È stato però aggiunto un tassello: i «presunti ingaggi di ragazze» per partecipare alle feste del premier.
Del Tg1 se ne è discusso anche nel Cda Rai, posto da un consigliere dell’opposizione. Se Minzolini fosse fedele al suo video-editoriale di insediamento il 9 giugno, nel quale ha promesso di «informare in modo obiettivo e imparziale» così da colmare «la distanza» dalla realtà che marcano i giornali, non avrebbe omesso la notizia presentando i commenti.
Invece lo ha fatto. Mercoledì alle 20, dopo le immagini di Silvio volante in elicottero sulle zone terremotate, il direttore ha lasciato mano libera al commento da parte di Gennaro Sangiuliano. Ex vicedirettore di Libero, già direttore de Il Roma, fu assunto dalla Rai berlusconiana nel 2004 come inviato al Tg campano, fra gli scioperi dei giornalisti dell’Usigrai.
Arrivato a Saxa Rubra
Minzolini l’ha subito chiamato e nominato caporedattore a disposizione del direttore. E lo vuole come vice. Così Sangiuliano ha impresso il suo marchio alla «Libero», dicono a Saxa, con i servizi sulla «lottizzazione» del Csm e sui rapporti italo-libici. E poi la chicca di mercoledì sera: ha legato l’inchiesta pugliese alla «scossa» paventata da Massimo D’Alema, facendo propria la linea del Pdl (cosa estranea allo «stile Tg1»); parla di feste, «millanterie» della donna, ma non dice che è stata pagata. Però da Sangiuliano sappiamo che il pm barese Scelsi, «è un esponente di Magistratura democratica», corrente di sinistra delle toghe.
Un servizio che provoca non pochi malumori in redazione. Non era nel sommario del Tg1 se non un quarto d’ora prima della messa in onda, è comparso a sé, come scelta del direttore al di fuori del servizio politico. Un errore di zelo per Minzolini? Già sembra «il tg delle Libertà», ironizza qualcuno. Le telefonate di Paolo Bonaiuti sono scontate. Per ora Minzo ha ridotto lo spazio alla politica ed eliminato la «nota» che Riotta aveva rinnovato (con un redattore politico che leggeva i commenti, dosati, dei partiti). Se non il «panino» di Mimun, sono tornate le facce in sequenza con la chiusura finale spesso lasciata all’indigesto Gasparri. Ieri il rapporto era quattro «facce» e parole del Pdl contro una dichiarazione di Gentiloni, Pd, a pranzo e a cena.
In redazione aspettano che il direttore esponga il piano editorale (al quale seguirà il gradimento) e la squadra. A Susanna Petruni (ancora in corsa a RaiDue) è stata affidata la conduzione delle 20, Giorgino dovrebbe essere il caporedattore politico; si parla di Bechis (direttore di Italia oggi) come altro vicedirettore.
«Basta gossip» ha detto subito Minzo, il re del retroscena, alla redazione: nel suo editoriale così chiama le polemiche della campagna elettorale su Noemi. Speriamo non impari la lezione di Mimun di minimizzare i problemi reali (e non ha fatto vedere le proteste dei terremotati a Montecitorio nel giorno del voto sul decreto). Qualche traccia c’è già, nei servizi sonnifero sulle strade del mondo.
L’Unità, 19 giugno 2009