Cresce la disoccupazione in Italia. In due anni i senza lavoro aumenteranno di un milione. Sono le previsioni del Centro studi della Confindustria, presentate ieri, alla vigilia dei dati dell´Istat sulla forza lavoro relative al primo trimestre del 2009. Dall´istituto di statistica ci si aspetta la registrazione di un crollo, il più marcato dal 1995, con un´accentuazione del dualismo nel mercato del lavoro: da una parte chi ha un contratto standard a tempo indeterminato protetto, parzialmente, dalla cassa integrazione; dall´altra chi (perlopiù le giovani generazioni) con i contratti in scadenza, non più rinnovati, e sostanzialmente senza tutele. Insomma con la recessione che dà solo timidi, e talvolta contraddittori, segnali di rallentamento, sta diventando l´occupazione la vera emergenza.
La Confindustria non ha dubbi: il tasso di disoccupazione raggiungerà quest´anno l´8,6 per cento per sfiorare il 10 per cento (il 9,3) nel 2010, «livello che non veniva più toccato dal 2000». Con una prospettiva assai cupa se l´economia non riprenderà a crescere davvero e a ritmi anche sostenuti. Perché – secondo gli economisti di Viale dell´Astronomia – «senza crescita più alta diventano insostenibili gli standard di welfare state e si incrina la tensione sociale». Le stime della Confindustria fermano la caduta del Pil a -4,9 per cento (in linea con le previsioni dei maggiori centri di ricerca e contro la precedente stima di -3,5 per cento fatta a marzo) e indicano una ripresina (+0,7 per cento) nel 2010. Con questi ritmi (sempre che siano rispettati) l´uscita dalla crisi («la peggiore dal dopoguerra») sarà lunghissima. Ci vorranno almeno cinque anni – secondo il presidente Emma Marcegaglia – perché si ritorni ai livelli del 2007. Dunque, «l´emergenza non è finita e la ripresa sarà ripida, faticosa e impegnativa».
L´industria è l´epicentro della crisi. Nelle aree industriali si soffre di più e gli effetti sociali sono più profondi. Anche qui, d´altra parte, basta guardare l´impennata della cassa integrazione ordinaria. Quest´anno – secondo il Centro studi – si saranno persi nell´industria 257 mila posti. Il pericolo è quello di una deindustrializzazione progressiva per il crollo della domanda globale. Da qui l´appello della Marcegaglia al governo a fare presto, a passare dalle promesse ai fatti, entro 100 giorni, come ha già detto al convegno di Santa Margherita Ligure. Tre le priorità: detassare gli utili reinvestiti (si attende la Tremonti ter), rilanciare il credito d´imposta per chi investe in innovazione (togliere i limiti attuali che premiano solo chi fa prima la richiesta), aprire subito i piccoli cantieri. Ma poi – secondo la Marcegaglia – vanno affrontate le riforme strutturali: sburocratizzare il paese, liberalizzare l´economia, rafforzare il sistema dell´istruzione. «Serva la volontà politica forte – ha detto – perché altrimenti quando la crisi si attenuerà prevarranno le barriere e le lobby». Proprio il Centro studi ha calcolato che facendo leva sulle riforme, il Pil italiano potrebbe crescere del 30% nei prossimi 20 anni.
La Repubblica, 19 giugno 2009