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“L’opposizione si rivolge al Colle: «Troppi strappi alla Costituzione»”, di Claudia Fusani

Il sindacato dei magistrati recita il requiem per la giustizia e «la fine della possibilità di fare indagini». Il procuratore antimafia Piero Grasso lo dice chiaro e tondo: «Si ridurranno le investigazioni». La Federazione nazionale della stampa è pronta allo sciopero contro «il bavaglio all’informazione» che in Italia, secondo osservatori internazionali, è già tra le più asservite. Ma l’allarme più drammatico arriva da Pd, Idv e Udc, le tre opposizioni unite e compatte contro il disegno di legge sulle intercettazioni. Di fronte a quella che definiscono «una minaccia per la Costituzione» si mettono tutte insieme intorno a un tavolo e scrivono una lettera al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano come «supremo garante della nostra Carta». La lettera porta le firme di Antonello Soro, capogruppo del Pd, Michele Vietti, responsabile giustizia dell’Udc, e Massimo Donadi, capogruppo Idv. Mai i tre partiti erano stati così vicini dopo le politiche del 2008. Prove generali di alleanze dopo il voto europeo e in funzione dei ballottaggi? Ci sono volute quasi due ore di trattative per convincere Pierferdinando Casini a scrivere insieme l’appello al Colle. E Soro provvede a precisare: «Non stiamo qui, adesso, proponendo una coalizione di governo. Siamo però tutti molto preoccupati e denunciamo al Presidente un grosso rischio per la democrazia». Nella lettera si parla di «grave abuso dello strumento della fiducia» tanto da «compromettere pericolosamente gli equilibri tra poteri disegnati dalla Costituzione». Donadi parla di «sicurezza che esce a brandelli da tutto ciò visto che sarà intercettabile solo chi è già colpevole». Vietti parla di «strappi» e «bugie»: «Ma quale urgenza se il testo è uscito dalla Commissione a febbraio».

Fiducia n. 15
L’aula di Montecitorio consegna il sì alla fiducia, la numero 15 in poco più di un anno, un record, alla fine di un’altra giornata molto tesa tra maggioranza e opposizione. Oggi non andrà meglio. Anzi, il fronte potrebbe allargarsi arrivando a comprendere la Presidenza della Camera. Esiste infatti la possibilità che Fini decida di far votare oggi con il voto segreto, previsto quando sono in discussione leggi di interesse costituzionale. E nel voto segreto la cronaca racconta che il Pdl è andato sotto due volte su tre (ronde, centri immigrati, trattato di prum). I mal di pancia, sul fronte leghista ma anche su quello delle colombe di Forza Italia, sono tanti e tali per cui non sono escluse sorprese. D’altra parte Fini non ha fatto mistero di essere contrario al patto “scellerato” di Arcore dove è stato barattato il no al referendum (come voleva la Lega) con il via libera alle intercettazioni così come le vuole Ghedini. Alla faccia delle sicurezza, tema tanto caro al Carroccio.
I malumori ieri tra i banchi leghisti sono aumentati quando Lanfranco Tenaglia (Pd) ha denunciato che dal testo del maxiemendamento era sparito l’articolo sulla utilizzazione come mezzo di prova delle immagini delle telecamere fisse. «Accecate gli occhi elettronici, la sicurezza nelle città dove sono stati investiti milioni per avere telecamere». Nega tutto il capogruppo leghista Roberto Cota, «solite falsità della sinistra». Di certo sarà molto limitato per gli investigatori l’utilizzo delle immagini a circuito chiuso.

L’Unità, 11 giugno 2009