“Raccogliere la storia di chi non c’è più. Adottare una vita…”. Con queste parole due studiosi, Alessandro Casellato e Gilda Zazzara, hanno espresso l’intenzione di costruire una specie di “Spoon River” dedicato alle vittime del lavoro. Un susseguirsi di tragedie sconvolgenti anche se l’Inail e il ministro Sacconi, proprio in occasione del primo maggio, proclamano ottimismo per un decremento dei morti (“solo” 1200, forse, nel 2008). E’ così nato un volume “Operai in croce, inchiesta sul lavoro malato” (Cierre edizioni), promosso da “Venetica”, la rivista degli Istituti per la storia della Resistenza veneta diretto da Mario Isnenghi. L’estesa indagine pone in primo piano soprattutto una certa componente del lavoro atipico: “quelli che lavorano in nero o in modo precario, e che comunque stanno fuori dall’ombrello sindacale. Oppure quelli che hanno barattato la propria sicurezza in cambio di maggior salario…”. E diventa non solo un’inchiesta sui morti ma anche sui vivi, quelli rimasti. Una mappa dell’insicurezza sociale nel ricco nord dove “gli operai sono in croce, il lavoro è malato”. L’emblema, in copertina del libro, è …