Mese: Maggio 2009

“Stragi, vergogna «bis»”, di Giulia Gentile

C’è un elenco della vergogna tutto bolognese, rimasto ignoto per sessant’anni e che racconta due anni di stragi e crimini nazifascisti sulla linea gotica. A compilarlo, durante la guerra, erano stati i Reali Carabinieri, su richiesta del colonnello Romano Dalla Chiesa il 12 agosto 1944: un lavoro imponente e preziosissimo, svolto in condizioni difficili, ma che è stato rinvenuto solo nel 2005 negli archivi del Comando regionale dell’Arma. Nelle sue pagine ci sono riferimenti a 163 episodi che portarono a 422 vittime, circostanziati con date, descrizioni, testimonianze, nomi dei morti e persino l’indicazione dei presunti colpevoli. Alcuni sono celebri, come l’eccidio di Casteldebole o Molinaccio di Sotto, ma in gran parte si tratta di crimini di cui è rimasta memoria solo tra la gente del luogo. La scoperta, resa pubblica dal senatore Walter Vitali che è entrato in possesso dei documenti durante i lavori della Commissione parlamentare, costringe a aggiornare i dati delle vittime: 1400. Fascicoli che avrebbero dovuto riflettere l’agghiacciante verità dei crimini nazifascisti lungo la Linea gotica, dall’armistizio dell’8 settembre 1943 alla Liberazione. …

“Fabbriche e lavoro. Il governo è senza politica industriale”, di Oreste Pivetta

La Fiat avrebbe intenzione di chiudere Pomigliano e Termini Imerese? «Bene che ci sia stata una pronta smentita da parte della azienda». È il primo commento di Cesare Damiano, responsabile lavoro del Pd, che chiede però un incontro, finalmente, tra governo, sindacati e azienda «per definire nella sede più idonea le prospettive di politica industriale e occupazionale degli stabilimenti italiani». Damiano ricorda che cosa sta avvenendo in Germania: un negoziato molto duro che ha come protagonisti i sindacati, il governo, i governatori dei Land interessati e naturalmente la Fiat. Con un risultato: l’annuncio di Marchionne che in caso di accordo tutti gli impianti Opel resteranno in attività. Politica industriale del governo tedesco, come il governo italiano finora non è stato in grado di immaginare. «Bisogna appunto riscoprire – sottolinea Damiano – termini dimenticati: politica industriale… Per decidere come sarà questo paese dopo la crisi». La Fiat, certo. L’altra faccia dell’assenza di una politica industriale la vediamo leggendo le classifiche Ocse sui salari: siamo al ventitreesimo posto … «Sconcerta il modo sbrigativo e volgare con il …

“Dieci anni dopo penso che la morte di mio marito ha creato solo insicurezza”, di Marcella Ciarnelli

Dieci anni domani. Le Nuove Br il 20 maggio del 1999 uccisero a due passi da casa sua, di primo mattino, alle 8 e mezza, il professor Massimo D’Antona. Era un giovedì. Spirò in ospedale dopo poco. Via Salaria era stretta nel traffico, come al solito. Sembrava una giornata qualunque scandita dai tempi del lavoro, dell’impegno, del ritorno a casa. Come sempre. Il commando entrò in azione e stroncò la vita ad un uomo che aveva dedicato la sua tutta intera a studiare il difficile e affascinante meccanismo che regola il mondo del lavoro. Di chi ce l’ha e di chi spera di averlo. La drammatica realtà di quella mattina di maggio cambiò radicalmente la vita di una famiglia colpita brutalmente da una sentenza eseguita senza appello. Olga D’Antona, la moglie, ora è deputata del Partito democratico, è alla terza legislatura. Per la prima volta fu eletta nel 2001. Membro della Commissione Affari costituzionali, rinnova il ricordo ma evita la rievocazione. C’è un libro in cui ha raccontato la sua vicenda, quella personale, quella dell’impegno …

“Un «centro europeo per la ricerca». Le idee per fermare la crisi degli atenei”, di Gabriela Jacomella e Alessandra Mangiarotti

«È ormai evidente che l’università francese non è più solo in crisi. È prossima all’agonia». Inizia così il manifesto firmato da oltre 550 professori d’Oltralpe: dai filosofi Gauchet e Karsenty al giurista Carcassonne, dal matematico Demailly al sociologo Dubet. «Personalità prestigiose — scriveva sabato, in prima pagina, Le Monde — che si dichiarano partigiane di un’autonomia degli istituti nel rispetto della collegialità e critiche verso la concorrenza dellegrandes ecolés (le élites dell’amministrazione, ndr) », proponendo l’istituzione di un «servizio propedeutico» per garantire a tutti i neodiplomati il diritto a proseguire gli studi ma anche una riforma del sistema di reclutamento dei docenti. Il manifesto «per la rifondazione dell’università » è l’ultimo atto del movimento di contestazione d’Oltralpe. Venticinque settimane di manifestazioni, professori e studenti a braccetto nelle piazze. In Francia, dunque. Ma anche in Spagna, contro il «processo di Bologna», cioè l’armonizzazione a livello europeo dei titoli di studio superiore. E in Italia, dalle proteste contro i tagli dello scorso autunno agli scontri di ieri mattina a Torino. Che sta succedendo, dunque, all’università — in …

“L’ottimismo un po’ eccessivo”, di Francesco Giavazzi

Sabato a Mosca il Presidente del Consiglio ha ostentato grande ottimismo: «C’è stato un diluvio ma tutto è tornato come prima, meglio di prima». Le previsioni per l’economia italiana pubblicate il 4 maggio da Bruxelles indicano una caduta dell’occupazione del 3,3% quest’anno e dello 0,6% nel 2010. Il tasso di disoccupazione, oggi poco sopra il 7%, sale all’8,8 alla fine di quest’anno, al 9,4 nel 2010. L’aumento della disoccupazione è più elevato che in Francia e Germania. Il governo ripete da mesi che la crisi è nata negli Stati Uniti e lì deve essere risolta. Non ne usciremo finché gli Stati Uniti non riprenderanno a crescere e le loro banche a funzionare: nel frattempo nulla si può fare. Questo è vero solo in parte. Dall’inizio della crisi, l’istituzione che ha svolto con maggior successo un ruolo fondamentale è stato il Fondo monetario internazionale. I prestiti che ha concesso ai Paesi emergenti hanno circoscritto la crisi. Se il Fondo si fosse limitato ad attendere le risoluzioni di Washington, le economie dei Paesi baltici, di Ungheria, Polonia …

“Classe dirigente e coalizioni pro donne”, di Maurizio Ferrera

L’occupazione femminile è ormai entrata nella hit parade dei temi più dibattuti ma l`Italia è ancora il Paese europeo con la più bassa percentuale di donne che lavorano: 47,2% rispetto a una media Ue del 59,1%. Solo l`Emilia Romagna ha raggiunto il cosiddetto obiettivo di Lisbona, superando di poco il 6o°%o. Magra consolazione: le regioni più prospere della Francia o della Germania registrano valori più alti di almeno dieci punti. Se tutta l`Italia si allineasse agli standard europei, le dimensioni del Pil aumenterebbero del sei per cento o più. L` esperienza di molti Paesi mostra che il lavoro delle donne costituisce poi un vero e proprio volano di sviluppo: la torta cresce più rapidamente per tutti. Perché non riusciamo a passare dalle parole ai fatti? Per una sfortunata coincidenza, la maggiore sensibilità pubblica nei confronti del «fattore D» ha coinciso con l`arrivo della crisi. L`attenzione politica si è così spostata verso obiettivi di natura difensiva: aiutare le imprese, sussidiare i disoccupati. È una reazione comprensibile, ma poco lungimirante. Vi sono molte misure che costano poco …

“Secondarie, Tremonti fa il conto. Per recuperare i tagli non fatti, riforma estesa alle II classi”, di Alessandra Ricciardi

La Gelmini riscrive i regolamenti di riforma degli istituti tecnici e professionali. Facendo partire nuovi programmi e quadri orari in un colpo solo per prime e seconde classi assieme. In alcuni casi, estendendo gli orari ridotti alle terze classi. Insomma, dall’anno scolastico 2010-11 circa 700 mila studenti delle superiori avranno nuovi piani di studio e articolazioni delle lezioni, migliaia di loro a percorso scolastico già scelto e avviato. Un passaggio brusco, che non ha precedenti nella storia delle riforme della scuola italiana. Un colpo inatteso, quello inferto dai regolamenti che debutteranno prossimamente al consiglio dei ministri (e intanto inviati già alla valutazione del Cnpi, il consiglio nazionale della pubblica istruzione), e che sarebbe stato dettato dal ministero guidato da Giulio Tremonti. I regolamenti (per i cui contenuti si rinvia ai servizi che seguono) non sono cambiati nelle linee portanti rispetto a quanto messo giù in un primo momento dal dicastero di viale Trastevere: la riduzione oraria a 32 ore e la semplificazione degli indirizzi erano attese. Quello che è invece cambiato è il calendario: dal …