«L’imparzialità ora è a rischio», di Carlo Rognoni
Quello delle nomine Rai è un vecchio film, visto e rivisto, noioso e soprattutto indecente. Ogni volta che dal settimo piano di viale Mazzini scorrono i titoli di testa, un sentimento di rabbia, di frustrazione e di vergogna ti assale. Ma possibile che ancora oggi la Rai debba essere gestita come una dependance della peggiore partitocrazia? Il premier ha tante grane a cui prestare attenzione. Da quelli più personali – il divorzio – a quelli più amicali – la bella Noemi – a quelli giudiziari – la condanna del suo ex avvocato Mills, sentenza che lo chiama in causa come corruttore – senza contare quelli pubblici rilevantissimi legati al ruolo – dal terremoto del’Aquila all’organizzazione del G8, alla crisi mondiale che sta mettendo in ginocchio – checché ne dica lui – la nostra economia. Per cui trovo sinceramente smodato e insopportabile che trovi il tempo anche di occuparsi di chi dovrà dirigere il Tg 1 o Raiuno, di chi dovrà diventare un vice al fianco del nuovo direttore generale Mauro Masi (ma davvero ha bisogno …