Il ministro Renato Brunetta – si sa – non ama il linguaggio felpato del politicamente corretto. Da un anno parla di «fannulloni» a proposito dei dipendenti pubblici poco produttivi. Poi ha definito «guerriglieri» gli universitari dell´Onda che si erano scontrati con le forze dell´ordine. Ieri – e questa è la novità – se l´è presa anche con i poliziotti, quelli che non possono essere mandati “on the road”, perché sono «panzoni», non avendo fatto altro che «i passacarte» e che, per questo, finirebbero «mangiati» dai delinquenti. Proprio così ha affermato il ministro che, nella fluviale intervista alla web tv Klauscondicio, ha detto anche altre cose. Per esempio che non gli piace il look “casual” negli uffici pubblici e che vorrebbe vedere i dipendenti in cravatta pure il venerdì oltreché farli lavorare fino a tardi nel pomeriggio; che se fosse il capo delle Fs «taglierebbe la testa al direttore generale» per via delle zecche nelle carrozze ferroviarie; che abolirebbe la Commissione parlamentare anti-mafia («non amo gli anti, preferiscono le regole e far rispettare le regole»); che privatizzerebbe «totalmente» la Rai, che metterebbe on line gli stipendi dei manager, dei consulenti e degli artisti di Viale Mazzini; che Obama lo ha copiato nella battaglia sulla trasparenza delle retribuzioni pubbliche. E poi che sposterebbe il ministero delle Finanze a Milano e che il Cnr (il Centro nazionale delle ricerche) si è trasformato in «un baraccone burocratico».
Ma è sui «poliziotti panzoni» che è scoppiata la bufera con la rivolta di tutte le associazioni della categoria, con le critiche dell´opposizione ma anche dalla maggioranza, e che, alla fine, ha condotto il ministro Brunetta a una inevitabile precisazione: «Non c´era nessuna volontà di offendere nessuno. Era solo una constatazione scherzosa per dire che chi, per tanti anni, ha fatto il burocrate dietro la scrivania è difficile che faccia il poliziotto alla Starski e Hutch in strada. Chiedo scusa ai bravi poliziotti con la pancia. Non dovevo dire panzoni, ma dicendolo, tutti mi hanno capito tranne gli ipocriti».
E la lista degli “ipocriti”, per seguire la tesi di Brunetta, ieri si è fatta davvero lunga. Durissime le prese di posizione dei sindacati dei poliziotti. «La misura è colpa – ha detto il segretario del Siulp, Felice Romano – e dunque aspettiamo le scuse ufficiali del fantasioso ministro della Funzione pubblica. Ma allo stesso tempo attendiamo soprattutto che qualcuno arresti le uscite fuori luogo e fuori gusto di Renato Brunetta». E altre due associazioni sindacali, il Siap e l´Anfp: «Le affermazioni di Brunetta sono editti populisti di cattivo gusto che poco si addicono a un ministro della Repubblica». Il Silp-Cgil ha chiesto un chiarimento da parte dell´esecutivo: «Delle due l´una: o alcuni esponenti di governo, sulla sicurezza, pronunciano parole in libertà, oppure si vuole aprire una questione istituzionale con la polizia». Retorica la domanda di Marco Minniti, responsabile Sicurezza del Pd: «Che paese stiamo diventando? I poliziotti invece di essere ringraziati per lo straordinario lavoro che svolgono in condizioni difficilissime vengono sbeffeggiati da un ministro».
E anche sull´anti-mafia, Brunetta è stato subissato di critiche. «Se Falcone fosse vivo – ha detto il senatore pd Giuseppe Lumia – in questo momento inorridirebbe».
Infine l´idea della cravatta in ufficio. Il segretario generale della Fp-Cgil, Carlo Podda: «Mi chiedo se il ministro pensi a un´indennità cravatta oppure stia pensando a reintrodurre le divise per i dipendenti pubblici tanto in voga nel Ventennio».
La Repubblica, 29 maggio 2009