Il codice fiscale dei ragazzi entra nelle rilevazioni statistiche del ministero dell’Istruzione. Obiettivo: l’anagrafe degli studenti. L’opposizione però teme che quella sequenza di numeri e lettere possa essere usata per discriminare i figli degli immigrati irregolari che stanno per sostenere la maturità. Un passo indietro. A metà marzo, con una circolare, il ministero ha chiesto a ogni scuola i dati di tutti gli iscritti, compreso il codice fiscale. Pochi giorni fa, con un’altra circolare, sono stati richiesti i dati degli ammessi all’esame di Stato. D’ora in poi le statistiche riguardanti la prova, è scritto nella circolare, verranno eseguite con nuovi criteri. I dati salienti dell’esame — ammissione, scritti, orali, credito scolastico… — entreranno nella banca dati del Miur accanto al nome di ciascuno dei 497 mila candidati seguito dal codice fornito dall’Agenzia delle Entrate. Finora si è lavorato su grandi aggregati: tanti promossi, bocciati, ammessi, eccetera.
Una valanga di algoritmi e date è transitata a partire da marzo da migliaia di scuole al servizio statistico del ministero che in non pochi casi (codici fiscali soprattutto di studenti stranieri) ha rispedito al mittente i dati perché errati. Sono state effettuate delle scremature e ora, ma solo per gli ammessi alla maturità, il ministero sta facendo gli incroci dei codici fiscali con il database delle Finanze.
Nel caos della nascente anagrafe nazionale degli studenti Mariangela Bastico, responsabile scuola del Pd, avanza un’ipotesi: le novità potrebbero danneggiare alcune categorie di ragazzi. «Quella del ministero è una scelta interessante anche se non prioritaria, perché nel Paese manca una completa ed efficiente anagrafe degli studenti. Tuttavia questa pratica alimenta il sospetto che il codice serva per discriminare gli studenti stranieri appartenenti a famiglie non regolari. Un timore rafforzato dalle norme volte ad escludere dalla scuola i figli di immigrati irregolari, contenute nel ddl sicurezza in via di approvazione, e dall’applicazione anticipata delle stesse, impropria e illegittima, che alcuni dirigenti scolastici hanno recentemente compiuto a Genova e Padova».
L’ipotesi di usare l’anagrafe per discriminare i figli degli irregolari — chi non ha permesso di soggiorno difficilmente potrà fornire un codice fiscale valido — è smentita seccamente dal ministro. «Abbiamo dichiarato guerra senza quartiere all’evasione scolastica — dichiara Mariastella Gelmini —. Gli abbandoni sono in aumento e dobbiamo essere in grado di monitorare il fenomeno. Questo e nessun altro è lo scopo dell’anagrafe che stiamo realizzando, cominciando dalla maturità per ragioni tecniche». I presidi non sollevano obiezioni. «Non voglio pensare che le istituzioni del mio Stato — dice Mario Rusconi, dirigente del liceo Newton di Roma — possano usare quei dati in maniera surrettizia e non nei modi previsti dalla legge e dall’etica civile».
Il Corriere della Sera, 27 maggio 2009