Ridurre i parlamentari? Certamente, basta votare le proposte del PD senza perdere tempo a raccogliere firme. I cittadini possono stare tranquilli, da parte del PD appena iniziata la legislatura lo scorso anno è stata presentata la proposta alla Camera da Sesa Amici (alleghiamo il testo). E a novembre ci ha riprovato Luigi Zanda al Senato, con un emendamento bocciato dal centrodestra che adesso ritira fuori la riforma taglia-parlamentari.
Fa un certo effetto vedere Ignazio la Russa provare a ingannare gli italiani dai microfoni del TG3 affermando che “nel 2006 il centrodestra aveva realizzato la riduzione dei parlamentari, ma la sinistra la bocciò con il referendum. Mi auguro che l’opposizione si convinca e si metta nell’ordine di idee di ridurre i parlamentari, così dicono, perché non devono farlo?”. Peccato che La Russa non si ricordi di come quel referendum bocciò tutta la devolution leghista e che su quel singolo provvedimento la scorsa legislatura era andata avanti con la “bozza Violante”. Un taglio che il Pd dopo le elezioni ha riprovato a far approvare alla maggioranza, con il testo di proposta di legge a firma della capogruppo in commissione Affari Costituzionali, Sesa Amici, che risale al 29 aprile 2008, che prevede sempre 500 deputati e circa 200 senatori (un numero variabile in base ai dati demografici) eletti dai consigli regionali.
La proposta fu assegnata nel mese di maggio alla Commissione Affari Costituzionali e da lì la maggioranza non l’ha mai fatta uscire. Qualche mese dopo l’occasione per ridurre i parlamentari si ripropone al Senato, dove Luigi Zanda presenta il 4 novembre del 2008 la proposta di riduzione del numero dei parlamentari proponendo 400 deputati (più 8 eletti all’estero) e 200 senatori (dei quali 4 all’estero). Il testo specifica anche che nessuna regione può avere un numero inferiore a 5 senatori, 1 la Valle D’Aosta e 2 il Molise. Assegnato in commissione Affari Costituzionali, il 25 novembre, su sollecitazione del gruppo del Pd, il 18 marzo scorso se ne è iniziato a discutere, ma è stato scelto un esame congiunto con altre proposte di legge in materia, una di riforma del Senato, una del Pd di riforma del bicameralismo e una più ampia del Pdl, tanto per insabbiarlo.
Insomma “Se il Presidente del Consiglio vuole veramente proporre la riduzione del numero dei parlamentari chieda al suo gruppo di far calendarizzare la proposta di legge del Pd e la voti in Parlamento. Non saremo certo noi ad opporci” ricorda il vicepresidente dei deputati del Pd, Gianclaudio Bressa, mentre Anna Finocchiaro chiede un impegno preciso: ““Il governo chieda alla prossima conferenza dei capigruppo del Senato, come faremo noi del Pd, di mettere immediatamente all’ordine del giorno dei lavori di Palazzo Madama la nostra proposta di riduzione del numero dei parlamentari. Le senatrici e i senatori del Pd la voteranno. Invece di invocare proposte di iniziativa popolare, il presidente del consiglio provveda, se può e se è in grado, a farla votare dai suoi senatori“.
Parole simili a quelle di Marina Sereni alla vigilia di Natale, il 22 dicembre 2008, quando il premier invocava un presidenzialismo spinto: “Sorge il dubbio che Berlusconi non sia interessato davvero alle riforme, ma che piuttosto voglia continuare lungo la via della propaganda e del populismo. Il premier dovrebbe infatti sapere che se si vogliono fare riforme condivise in Parlamento si deve ripartire dalla proposta approvata alla Camera nella scorsa legislatura: riduzione dei parlamentari, superamento del bicameralismo paritario e Senato federale, rafforzamento dei poteri del primo ministro. Una riforma praticabile, per un sistema parlamentare razionalizzato, che meglio corrisponderebbe alla storia e alle necessità del Paese”.
Ma tutto questo Ignazio e Silvio ancora non lo sanno.
Mar. Lau.
www.partitodemocratico.it, 25 maggio 2009