Le parlamentari del Pd Mariangela Bastico e Manuela Ghizzoni lanciano l’allarme per i tagli previsti dal Governo Berlusconi
“Il Governo intende riformare gli istituti tecnici, istituzioni scolastiche fondamentali per la realtà modenese, con l’unico obiettivo di tagliare: gli indirizzi; il monte ore; le ore di laboratorio; le cattedre, gli insegnanti e il personale ATA. È una pessima partenza, così come lo è il non aver coinvolto Regioni, autonomie locali e forze parlamentari.”
A dichiararlo sono le parlamentari del PD Mariangela Bastico e Manuela Ghizzoni nell’illustrare i contenuti di una loro interrogazione al Ministro Gelmini sulla riforma degli istituti tecnici.
Si tratta di una realtà scolastica assai diffusa nella provincia di Modena, dove si contano 17 istituti tecnici superiori; per l’anno scolastico 2008/2009 sono ben 8.057 gi alunni frequentanti le 330 classi di prima, seconda e terza superiore.
Per l’anno scolastico 2009/2010 (dati non definitivi) saranno 8.488 alunni distribuiti in 351 classi dei primi tre anni di scuola superiore. Sono questi i numeri relativi agli studenti, alle classi e agli insegnanti coinvolti nelle innovazioni previste nel regolamento che riforma l’istruzione tecnica.
“Il nuovo ordinamento, infatti – proseguono le parlamentari – non si applica solo alle prime classi ma anche alle seconde, disattendendo la doverosa continuità dei percorsi d’istruzione. Se possibile, ancora più grave è la scelta che riguarda le terze classi che, pur proseguendo secondo i piani di studio vigenti, sono obbligate alla riduzione dell’orario a 32 ore settimanali, con un taglio di 4-6-8 ore alla settimana in maniera disorganica. Forse le scuole saranno chiamate a decidere per sorteggio quali ore eliminare? Questo – aggiungono – anche considerando la riduzione minima di quattro ore settimanali, farà perdere il posto, a livello nazionale, a 5.770 docenti. Immaginiamo con grande soddisfazione del Ministro dell’economia!”.
Le parlamentari del Pd lanciano poi l’allarme sulle sperimentazioni: “Se è giusto diminuire gli attuali indirizzi – precisano – perché troppo frammentati e con duplicazioni, è invece negativo passare brutalmente dagli oltre 400 esistenti ai soli 11 previsti, suddivisi in due settori: economico e tecnologico. Così si metterà fine a molte positive sperimentazioni, tra cui il liceo tecnologico. È necessario che il Governo, partendo dalle migliori esperienze realizzate, definisca il processo di riforma in modo partecipato, senza vincoli insormontabili “a priori” – concludono – la riforma dell’istruzione tecnica è tema troppo rilevante per il Paese per essere classificata nella categoria ‘manovre per il risparmio’”.
stampa@pdmodena.it, 21 maggio 2009