Insieme alla Grande Recessione globale, c’è la Grande Restaurazione italiana. Con emendamenti chirurgici, portati avanti da mesi, introdotti sottobanco, ma rivendicati ad alta voce nelle assemblee dei diretti interessati, il Governo Berlusconi smonta le principali riforme per la concorrenza realizzate nella scorsa legislatura su input di Bersani: dalla class action, resa impossibile per l’esclusione delle associazioni dei consumatori, alle para-farmacie costrette alla chiusura; dalle professioni riportate fuori da una primissima regolazione di mercato, alle Authority di controllo assoggettate ai poteri di nomina della maggioranza parlamentare; dalle assicurazioni ri-autorizzate all’utilizzo dell’agente monomandatario, alle banche “liberate” dall’onere della portabilità dei mutui (alla faccia di Robin Hood!). In sostanza, la destra “mette le mani nelle tasche degli italiani” e compromette le prospettive di crescita economica del Paese e di occupazione e mobilità sociale per i giovani: un recente studio Banca d’Italia quantifica, per l’Italia, l’effetto a regime delle riforme pro-concorrenza nei servizi in un salto del Pil di 11 punti percentuali, un aumento dei salari reali del 12% e un incremento dell’occupazione di oltre 2 milioni di unità.
Con l’ideologia mille-usi dell’anti-mercatismo, la destra copre gli interventi a favore dei più forti interessi corporativi, anzi, approfitta della crisi per realizzare il suo programma fondamentale di sempre: proteggere le rendite e scaricare sul lavoro, sui diritti e sulle retribuzioni, l’aggiustamento strutturale necessario a dare competitività alle imprese italiane. I lavoratori e le lavoratrici vengono colpiti due volte: come cittadini-lavoratori e come cittadini-consumatori. Perdono potere d’acquisto, diritti ed opportunità. Altro che PdL. È il PdR: Partito delle Rendite!
L’Unità, 13 maggio 2009
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