Il Presidente della Camera Fini ha manifestato il suo dissenso rispetto al pacchetto sicurezza ponendo l’accento sulle norme che riguardano i medici-spia e i presidi-spia e mettendo in guardia il governo da probabili profili d’incostituzionalità. Il governo e la maggioranza, Lega compresa, sembrano aver accolto queste obiezioni e si appresterebbero a modificare queste specifiche norme: se così fosse ci si dovrebbe tuttavia spiegare perché le stesse obiezioni non riguardano i funzionari dello “stato civile spia” che sono ancora contenuti nel Ddl sicurezza e che impediranno il matrimonio (diritto umano sancito dalla carta dell’Onu, art. 16), la registrazione delle nascite e delle morti e il riconoscimento dei figli naturali.
È evidente che anche per questa fattispecie valgono i motivi d’incostituzionalità di cui sopra. Il paradosso è che per sanare la piaga della clandestinità si fa di tutto tranne l’unica cosa realmente efficace: denunciare dove gli immigrati irregolari lavorano in nero e offrire loro un’opportunità di regolarizzazione. In questo modo la stragrande maggioranza degli immigrati irregolari diventerebbero legali e la clandestinità criminale sarebbe isolata e più facilmente perseguibile.
La verità è che, con il pretesto della sicurezza, si vogliono colpire gli immigrati per dare sfogo propagandistico ed elettorale a una ondata di razzismo pericolosamente dilagante. In questo impianto legislativo s’incontrano come ulteriore materiale esplosivo le norme sulle ronde e sulla detenzione prolungata nei Cie che sembrava fossero cancellate e invece sono state di nuovo inserite. L’ispirazione razziale è confermata anche da altre norme che nulla hanno a che vedere con l’immigrazione illegale e la sicurezza. Mi riferisco alla tassa di 200 euro per rinnovare il permesso di soggiorno o chi fa richiesta della cittadinanza, o la restrizione dei ricongiungimenti familiari, l’istituzione del permesso a punti, l’innalzamento della idoneità alloggiativa, tutte restrizioni e vessazioni persecutorie che riguardano lavoratori e cittadini immigrati regolari che pagano le tasse e rispettano le leggi di questo Stato.
Questo Ddl, se approvato, rappresenta un vulnus gravissimo della nostra civiltà giuridica e dei valori di uguaglianza sanciti dalla nostra Costituzione.
Che il governo abbia posto la fiducia su questo provvedimento è un atto di arroganza nei confronti del Parlamento e di tutti quei deputati, compresi molti della maggioranza, che avevano rivendicato giustamente un voto di responsabilità e coscienza.
Se questa legge sarà approvata senza significativi cambiamenti dovremo valutare tutte le possibili impugnazioni davanti alla Corte Costituzionale e quella di Giustizia Europea non escludendo il ricorso al referendum abrogativo.
L’Unità, 8 maggio 2009