“I trucchi del ‘decreto abracadabra’: ricostruzione diluita in 23 anni”, di Massimo Giannini
Era la notte del 6 aprile, quando il Mostro ha squassato l’Abruzzo, inghiottito 298 vite umane, distrutto L’Aquila, Onna, San Gregorio, Poggio Picenze… Dalle 3 e 32 di quel lunedì nero è passato un mese esatto. E tra le tende e le macerie, tra il dolore dignitoso dei sopravvissuti e il lavoro prezioso dei volontari, si spegne lentamente la speranza di normalità di un popolo. Nei primi giorni dopo il sisma la gente d’Abruzzo ha apprezzato la tangibile «presenza dello Stato». Ma ora si interroga sull’assenza di un futuro. Il «Pacchetto Ricostruzione» varato dal governo il 28 aprile è affidato a 19 articoli. Dagli «Interventi immediati per il superamento dell’emergenza» alle «Misure urgenti per la ricostruzione», dagli «Interventi per lo sviluppo socio-economico per le zone terremotate» alle «Misure per la prevenzione del rischio sismico». Impegni solenni, progetti altisonanti. Garantiti dalle solide certezze del presidente del Consiglio. Ma se scorri il testo del provvedimento, ti accorgi che lì dentro di veramente solido c’è poco e niente. Tutto balla, in quello che è già stato ribattezzato il …