Ottanta minuti al giorno, 560 minuti in una settimana. Insomma nove ore e venti, buone per giocare a calcetto, andare in giro a farsi chiamare «papi», prendere aperitivi, guardare lo sport in tv, stare online, o altro. Gli uomini italiani, dice l’Ocse, hanno tutto questo tempo libero più di noi. Anzi, di voi, forse. Perché c’è una forbice, e si sta allargando: c’è una minoranza di donne italiane (chi scrive ne fa parte) che gli ottanta minuti li ha. Per fare i lavori di casa paga un’altra persona, generalmente straniera (ci sono femministe anglosassoni che hanno teorizzato la liberazione delle donne cioè la loro attraverso la fatica domestica di altre donne; ma la maggioranza di noi femministe di ogni etnia si sente, onestamente, in colpa).
La paga col suo stipendio, o con quello del marito. Anche se, nella maggior parte dei casi,
i minuti li butta. Perché ci sono le pazze delle lavatrici, le devono fare personalmente e spesso restano a guardare l’elettrodomestico mentre gira. Le masochiste della stiratura, anche con dieci colf sono loro a stirare la camicia del marito; in genere è lui che lo pretende (il «fammi abbracciare una donna che stira cantando» di Umberto Tozzi resta un sentimento diffuso). E poi tutte, insomma quasi tutte, quelle che cucinano. Sempre loro, anche se gli adulti in casa sono due. Fare a turno in casa, in Italia, è raramente previsto. Il lavoro maschile «fuori» conta sempre più di quello delle compagne (nei rari casi in cui è più importante la donna, lei cerca di farsi perdonare tramite sottomissione gastronomica, spesso).
Poi, ovvio: da noi si mangia meglio che in Norvegia, Paese modello dei compiti divisi. Le nostre case sono più pulite di quelle delle inglesi (sai che novità); lì però a furia di non passare
l’aspirapolvere molte più donne hanno trovato il tempo di fare le ministre, e son ministre competenti. Le italiane stirano cantando, alla pari con messicane e polacche. E forse dovrebbero stirare meno; farsi un favore, farlo alle loro figlie. Le nostre ragazzine crescono tra immagini femminili vilipese, belle fanciulle mercificate, scarse icone positive e assertive. Dovrebbero almeno poter guardare alle loro madri, sentirle dire al papà «oggi è il tuo turno di spolverare» oppure «stasera cucini tu». Verrebbero su più libere e autonome (e magari più ordinate). Il problema ora però è che tante donne stanno perdendo il lavoro; e minuti vuoti ne hanno più di ottanta, e non fanno che pulire la casa, e non ne hanno tanta voglia, probabilmente. Colf e lavatrici Un po’ ce la cerchiamo: ci sono le pazze della lavatrice, anche se hanno la colf Madri e figlie Le nostre figlie dovrebbero guardare alle madri e sentirle dire: tocca a te spolverare.
Corriere della Sera, 6 maggio 2009