“Il contratto spezzato”, di Massimo Giannini
Un filo sottile, ma visibile, unisce il ritorno della Cgil al Circo Massimo previsto oggi e le dichiarazioni dei redditi degli italiani diffuse ieri. Sette anni dopo l’oceanica manifestazione che vide in piazza 3 milioni e mezzo di persone a difesa dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, e al culmine di un incendio globale che alimenta non solo la “rabbia populista” denunciata da Newsweek, ma anche la “rivolta popolare” avvistata da Fitoussi, c’è qualcosa che si incrina nel tessuto connettivo dell’individuo e nel vissuto collettivo dei cittadini. C’è qualcosa che minaccia di rompersi. Di rompere, o quanto meno interrompere, il circuito delle relazioni e delle istituzioni di cui vive una democrazia. Quel qualcosa è il contratto sociale. Il patto tacito, ma condiviso, che lega gli uomini, le generazioni, i ceti, le categorie, in un destino comune che ci vede (o ci dovrebbe vedere) diversi nelle condizioni, ma uguali nelle opportunità. Cos’altro rappresentano i dati sui redditi del 2007, se non un monumento all’ingiustizia fiscale? Cos’altro gridano, quell’italiano su tre che denuncia meno di 10mila euro …