“Auschwitz cade a pezzi. Il mondo salvi la memoria” di Andrea Tarquini
La drammatica lettera aperta del premier liberal ed europeista polacco, Donald Tusk, ha scosso il mondo: Auschwitz cade a pezzi, servono soldi per salvare il più grande tra i campi di sterminio dell’Olocausto, costruiti e gestiti nell’Europa occupata con spietata precisione industriale dal regime nazista per attuare la “Soluzione finale”, il genocidio del popolo ebraico. Il governo tedesco è stato il primo a reagire: offre subito un mlione di euro. Ma se non si riuscirà a trovare al più presto una somma di almeno 120 milioni di euro, più poi tra i 6 e i 7 milioni di euro l’anno, non sarà possibile restaurare e tenere in piedi le famigerate baracche della morte, i forni crematori, la tristemente famosa rampa da cui migliaia di deportati, giunti su treni merci trasportati come bestie da ogni angolo dell’Europa occupata, arrivavano spintonati e percossi dalle Ss e spesso subito prescelti, tra chi era più forte e poteva essere un utile schiavo dell’industria militare, e i deboli, come donne vecchi e bambini, che non di rado finivano subito nelle …