Medici cattolici, ma fuori dal coro sull’obbligo di nutrire e idratare artificialmente — sempre e comunque — i pazienti in stato vegetativo: «Questi interventi, a volte, non ottengono il fine per cui sono instaurati o sono troppo gravosi per il paziente ». Il sondino, insomma, non deve essere un obbligo. È la presa di posizione dell’Associazione medici cattolici di Milano (Amci), che l’ha messa nero su bianco in un documento presentato ieri all’ospedale Policlinico alla presenza del teologo don Antonio Lattuada, uomo di fiducia del cardinale Dionigi Tettamanzi.
Una voce controcorrente, soprattutto nella Lombardia del diktat del governatore Roberto Formigoni sul caso di Eluana Englaro: «Il personale che procedesse alla sospensione dell’alimentazione e idratazione artificiale verrebbe meno ai propri obblighi professionali », aveva avvisato lo scorso settembre il direttore generale della Sanità, Carlo Lucchina, quando il padre della donna in stato vegetativo da 17 anni cercava un luogo per staccare la spina.
Mentre è al vaglio del Parlamento il pluricontestato disegno di legge Calabrò sul testamento biologico (con il divieto di sospensione della nutrizione assistita), l’invito dei Medici cattolici di Milano è di non perdere mai di vista le condizioni psico-fisiche dei malati: «Bisogna valutare caso per caso», dice il presidente Giorgio Lambertenghi Deliliers. Carlo Vergani, geriatra conosciuto a livello internazionale e vicepresidente dell’associazione milanese, riassume: «Cibo e acqua somministrati artificialmente possono diventare accanimento terapeutico. Il prolungamento della vita non deve essere un principio assoluto. Al di sopra di esso prevale la dignità del malato». L’Amci di Milano, tra le più importanti d’Italia, non è nuova a tesi destinate a fare discutere. Già due anni fa Lambertenghi si era espresso a favore del testamento biologico: «È giusto affermare il diritto del paziente a respingere le terapie che prolungano la vita artificiale — aveva detto —. La libertà di scegliere il proprio destino in condizioni terminali non è in contrasto con la difesa della sacralità della vita». Di ieri il richiamo alla necessità di «cure proporzionate» all’interno di un’alleanza tra medico e assistito: «Perché il paziente possa continuare a vivere con dignità o con dignità sia accompagnato nel processo del morire — si legge nel documento che sarà presentato anche alla Cei —. Il tutto fuggendo ogni idea di eutanasia ». A Milano anche Alfredo Anzani, vicepresidente della Federazione europea delle Associazioni medici cattolici, che cita un passaggio della Congregazione per la dottrina della Fede dell’agosto 2007: «L’obbligo di somministrare cibo e acqua per vie artificiali c’è nella misura in cui e fino a quando dimostra di raggiungere la sua finalità propria».
Sul fronte opposto Medicina e Persona, l’associazione vicina a Comunione e Liberazione: «L’idratazione e l’alimentazione fanno parte del prendersi cura del paziente — sostiene il neopresidente Marco Bregni —. Di qui la necessità di proseguirle. Soprattutto in caso di pazienti in stato vegetativo ».
Nutrizione artificiale
Consiste nella somministrazione di proteine, carboidrati, lipidi, vitamine e oligoelementi per coprire in parte o del tutto i fabbisogni nutrizionali del paziente Accanimento terapeutico Viene definito, in assenza del consenso informato, dall’impiego di macchinari e farmaci per sostenere artificialmente le funzioni vitali di pazienti affetti da patologie inguaribili. Senza, il malato morirebbe
Eutanasia
È la morte provocata con un un mix di medicinali per porre fine alle sofferenze di un malato inguaribile. In Italia è vietata, in Europa è permessa in Belgio, Olanda e Lussemburgo
Corriere della Sera, 16 aprile 2009
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«Eluana, morte senza sofferenza»
Nessun dubbio sulla condotta di Amato De Monte e dello staff che ha assistito Eluana Englaro nell’ultima fase di vita. Lo hanno messo nero su bianco i due consulenti della procura di Udine, Gastone Zanette e Enrico Facco, chiamati ad approfondire la conformità dell’operato dei volontari rispetto al protocollo di attuazione del decreto che autorizzava Beppino Englaro ad interrompere la nutrizione forzata alla figlia. La relazione sottolinea inoltre come «lo stato vegetativo di Eluana non le permettesse di deglutire cibi solidi e liquidi» e che tale incapacità «non fosse dovuta alla somministrazione di sedativi». «Eluana si è spenta in silenzio e senza apparenti segni di sofferenza» ha scritto poi Enrico Facco. Ma a scagionare definitivamente Amato De Monte e la sua equipe, oltre a papà Beppino, indagati per omicidio volontario, dovranno essere i risultati completi dell’autopsia attesi tra un mese.
Gra. Mot.
Corriere della Sera, 16 aprile 2009