“Cosa nasconde il piano B del Governo”, di Salvatore Settis
La tragedia dell´Abruzzo martoriato dal terremoto spazza via la farsa del cosiddetto “piano casa”. Frutto di cinica improvvisazione in caccia di voti, esso prevedeva persino «procedure semplificate per le costruzioni in zone sismiche», fra cui l´abolizione di ogni autorizzazione preventiva, sostituita dal «controllo successivo alla costruzione, anche con metodi a campione». Ci sono voluti centinaia di morti perché un residuo di decenza cancellasse (sembra) queste parole sinistre, preludio a nuovi disastri, a nuovi lutti. Conflitti di competenza Stato-Regioni, furberie e tatticismi procedurali hanno ormai consegnato il “piano casa” a una sorta di percorso carsico, da cui esso riemerge ogni giorno in vesti mutate. Ma è vero che il “piano casa”, «a furia di passare di mano in mano e dal setaccio delle Regioni, è diventato un pianerottolo» (così Feltri su Libero)? O ha ragione invece Bartezzaghi quando scrive che, accantonato il Piano A, il governo è passato a un Piano B («l´opzione alternativa, la via di fuga, la riserva mentale, la scappatoia»)? E il Piano B, scritto con la voglia del Piano A, non ne …