Il presidente del comitato referendario, Giovanni Guzzetta: svolgere la consultazione il 21 giugno costerebbe 313 milioni. Cifra contestata da Maroni. Bossi martedì decide con i big del partito.
ROMA – Adesso la temperatura nella maggioranza sale per davvero sul referendum elettorale e sul suo accorpamento con europee e amministrative. E si rasenta lo scontro aperto tra il Pdl e la Lega. Al Carroccio, il berlusconiani lanciano un avvertimento: nessuno pensi di imporre le sue posizioni agli alleati. E così, a pochi giorni dal consiglio dei ministri che dovrebbe fissare la data della consultazione, la Lega convoca il suo stato maggiore per martedì, per decidere se cedere o almeno all’accorpamento con i ballottaggi del 21 giugno.
Berlusconi, dopo la tragedia-Abruzzo, non ha escluso l’election day. Non è un mistero che il Pdl – e non solo l’area finiana di An – sia assai tentata dall’accorpamento che spianerebbe la strada al raggiungimento del quorum. E vanno letti in questa chiave i moniti rivolti ieri alla Lega dai big del Pdl. “Nessuna componente della maggioranza può imporre alle altre le proposte estreme della sua impostazione originaria” scandisce Fabrizio Cicchitto. Ancora più chiaro il suo vice, Osvaldo Napoli: “Non è più tempo di aut-aut. Il referendum abbinato al primo turno delle amministrative non è un capriccio di Berlusconi né un escamotage per smarcarsi dalla Lega. Bossi saprà comprendere le ragioni degli abruzzesi e dell’Italia”.
Mentre il portavoce Pdl Daniele Capezzone si rivolge al Carroccio per invitare i dirigenti a riflettere sul “dovere di non sciupare denaro pubblico” e sull'”assurdità di mandare gli elettori al voto per tre domeniche di giugno, il 7, 14 e 21″.
E a proposito di soldi, il presidente del comitato referendario, Giovanni Guzzetta, citando “autorevoli economisti” sostiene che accorpare il referendum ai ballottaggi del 21 giugno “comporterebbe comunque un costo aggiuntivo di 313 milioni, di poco inferiore ai 400 milioni qualora la consultazione si tenesse la domenica post-europee, il 14 giugno”. Cifre che il ministro Maroni ha contestato, parlando di un esborso per il referendum di “soli” 173 milioni. “Non ha spiegato perché e in ogni caso sarebbe uno spreco – insiste Guzzetta – tanto più grave perché avallato proprio da lui che ha promosso l’election day europee-amministrative per risparmiare 150 milioni”.
Dal 15 aprile la legge consente di fissare la data del referendum (entro il 22 aprile se si vuole realizzare l’election day il 7 giugno). E da mercoledì Guzzetta e Segni avvieranno “un presidio permanente” davanti Palazzo Chigi.
di CARMELO LOPAPA, Repubblica del 12 aprile 2009