Soldi per far ripartire l’Abruzzo. Subito. E tanti, qualcosa come un miliardo e mezzo di euro. Il Pd è pronto ad appoggiare le misure del governo, ma mette un solo paletto: che non si mascherino da aiuti ai terremotati nuove sanatorie per evasori, che hanno tenuto i soldi all’estero nei paradisi fiscali. Insomma no alla riproposizione dello scudo fiscale, di cui si inizia a parlare dalle parti di Tremonti. Bersani, a quanto pare, lo ha già detto proprio al ministro dell’economia. Ma su tutto il resto i democratici sono disponibili.
Bene, anzi benissimo, se parte dei soldi verranno dal risparmio ottenuto con l’accorpamento del referendum all’election day, come ha proposto a suo tempo il Pd, e come chiede l’Unità che sul punto ha avviato una campagna e una raccolta di firme. Ieri dopo la parziale apertura di Berlusconi, Franceschini ha rilanciato: «Sono settimane che chiediamo l’election day, sono settimane che spieghiamo come sia assurdo buttare dalla finestra più di 400 milioni di euro per il rifiuto di far votare lo stesso giorno per europee, amministrative e referendum, ancora più assurdo oggi, in piena emergenza per il terremoto in Abruzzo, con l’urgenza di disporre subito di risorse».
«La maggioranza – dice Franceschini – ci ha sempre detto di no e ha votato contro la nostra proposta in parlamento, se adesso il governo ci ha ripensato, bene, ma vorremmo capire se si tratta solo di parole, di tattica per risolvere i contrasti interni alla maggioranza, o se seguiranno fatti concreti».
Che alla fine Berlusconi dica sì all’accorpamento referendum-election day, nel Pd non ci credono troppo. La pressione della Lega, dicono al Nazareno, è troppo forte. Però aumenta anche la pressione dell’opposizione e la battaglia contro uno spreco inammissibile: «Assurdo – diceva ieri la capogruppo del Pd alla commissione affari costituzionali, Cesa Amici – che in un momento di crisi economica ed unicamente per rispondere ai capricci della Lega, il Governo imporrà agli italiani una vera e propria Bossi-Tax da 400 milioni di euro che gli italiani dovranno pagare per tranquillizzare il Carroccio dall’esito del referendum».
Il sì all’accorpamento, dicono al Pd, sarebbe anche una prima risposta positiva del governo al clima di unità nazionale sull’emergenza terremoto che Franceschini ha voluto marcare da subito. «Non è una nuova stagione politica tra maggioranza e opposizione – ha precisato ieri il segretario del Pd – semmai una stagione normale, ci si scontra duramente sui temi su cui non si è d’accordo, ad esempio la sicurezza e le ronde, ci si unisce contro le tragedie che colpiscono il paese».
Sui soldi per l’Abruzzo quindi non ci saranno scontri, a meno che Tremonti voglia riproporre condoni mascherati. Di questo il Pd ha parlato ieri in una riunione Bersani, Marini, D’Antoni, Stefano Fassina, Giovanni Legnini, senatore chietino, altri parlamentari abruzzesi, Pier Paolo Baretta. Mercoledì prossimo il gruppo, insieme a Franceschini, andrà in Abruzzo per ascoltare istituzioni, sindaci, imprenditori, sindacati e definire un quadro. Il succo è che i soldi per far ripartire l’Abruzzo devono arrivare da varie fonti: tagli e risparmi, come l’election day, appositi fondi europei (pratica già avviata dal governo), eventualmente, come estrema ratio, una tassa ad hoc.
L’Unità, 10 aprile 2009