“Piano casa? Meglio un piano terremoto”, di Vittorio Emiliani
Domenica ho scritto su l’Unità del proposito governativo di abolire le autorizzazioni preventive per le nuove case nelle zone a bassa sismicità e di allentarle in quelle a medio e alto rischio. «Da rabbrividire», commentavo, in un Paese per due terzi mediamente o altamente sismico. Cosa dovremmo dire oggi, dopo la tragedia aquilana? Che non si può incentivare una ripresa edilizia “comunque” e dovunque, sfidando i vincoli paesaggistici, idrogeologici e sismici. La filosofia del piano famiglia e del piano casa (attendiamo testi definitivi) poggia sull’abbassamento dei controlli tecnico-scientifici pubblici, a cominciare dai pareri delle Soprintendenze “non più vincolanti”. Nel caso i Beni culturali riuscissero a darli in tempo, l’amministrazione locale «può procedere ugualmente al rilascio motivando specificamente sul dissenso». Incredibile. Dunque, meno controlli preventivi, tecnici e mirati, dello Stato, e più mano libera ai privati, grandi e piccoli. Una “filosofia” che il terremoto aquilano boccia inesorabilmente. Il nostro (esclusa la Sardegna e parte delle Alpi) è un Paese a rischio sismico. Ha subito almeno 30.000 fenomeni di rilievo dal 461 a.C. ad oggi e 560 …